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Sì lo voglio

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 22 Giugno 2013 alle 21:11 | 0 commenti

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Di Emilia Raro per la rubrica autogestita Vita gay vicentina da VicenzaPiù n. 256 in distribuzione e sfogliabili comodamente dagli abbonati online  

La scure della crisi si è abbattuta anche sulla mia famiglia ed in questi giorni mi risuona in testa una frase: "in salute ed in malattia, ricchezza e povertà"... E mi sono chiesta quale sarà mai la differenza tra noi e "loro", quella che impedisce a noi di formalizzare quello che siamo: una coppia di coniugi.

Quando il tuo posto di lavoro è a rischio e lo stipendio diminuisce e tutto il menage famigliare traballa, il mutuo, le rate, i sogni, tutto si ammanta di nubi.
Essere in due, sapere di poter contare l'una sull'altra aiuta a vedere un po' meno nero. Però sono anche momenti in cui pensi forse di più, e pensi al futuro, e pensi alla pensione, alla vecchiaia. E ti chiedi: se dovessi star male, se mi succedesse qualcosa... ti preoccupi per chi ti è accanto da una vita. Pensi a come tutelare i suoi diritti, a lasciare le cose a posto. Ti inventi mille artifici per fare quello che è giusto, perché la tua famiglia non esiste, e lo senti come una ferita: vedere riconosciuti i diritti basilari per la tua famiglia non è possibile, non è previsto dalla legge.
Tu non potrai lasciare nulla dei tuoi beni senza dover fare testamento, non potrai lasciare la tua pensione al tuo coniuge. Se dovessi aver bisogno di assistenza in ospedale potresti veder negato il tuo diritto ad avere accanto chi ami. Mi chiedo quale sia questa differenza tra noi e "loro", perché proviamo le stesse cose, sogniamo le stesse cose, speriamo le stesse cose.
Dare a tutti gli stessi diritti non li leva a chi ne ha già.
Tutti deprechiamo questo nuovo stato di precarietà del lavoro eppure ancora troppi non si indignano per chi vive il precariato della propria famiglia.
Dubito che chi si sposa lo faccio pensando alla definizione ufficiale di questo rito... Lo si fa per amore, per i sogni condivisi.
E allora dove sarà mai questa differenza tra noi e "loro"?
Penso al passato e immagino i primi matrimoni misti, quando non era consentito ai bianchi e ai neri di sposarsi e si gridava allo scandalo perché questo avrebbe generato la deriva ignobile dei costumi, avrebbe sfaldato lo stato sociale. E non era poi tanto tempo fa.
Eppure la società civile lottò per queste coppie, lottò e si vinse.
Ecco, a questo penso in questi giorni incerti, a questo sogno: che ancora una volta la società civile vinca sul pregiudizio, sulla grettezza, e che anch'io potrò un giorno dire "sì, lo voglio".
Perché è l'amore che crea una famiglia, tutte le famiglie.

Leggi tutti gli articoli su: VicenzaPiù n. 256, Emilia Raro

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