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Si inaugura al Galla Caffè la mostra "Sulle orme di Piero Querini"

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 7 Aprile 2016 alle 18:31 | 0 commenti

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Galla Caffè
"Venezia è una città che fiorisce tra aria e acqua. La città più città che esista al mondo. Non è una città topografica ma eliografica. Una città colore in cui le condizioni cromatiche, le tonalità sono tutt’uno con le condizioni spaziali, topologiche.” Questa della citazione di Attilio Marcolli, che del colore di Venezia fu il teorico più accreditato, è la Venezia di Leo Maria Scordo nei primi scatti della sua personale “Sulle orme di Piero Querini” che s’inaugura Galla Caffè venerdì 8 aprile alle 18 coll’autore e la presentazione di Marica Rossi curatrice della mostra aperta fino a tutto il mese.

Accomunato al protagonista del suo racconto per immagini dalla vocazione dei viaggi e della scoperta dell’ignoto, Leo Scordo classe 1972, nativo di Reggio Calabria, architetto e docente di liceo in questa Vicenza sua città d’adozione, venuto a conoscenza in terra berica delle avventure di Piero Querini e dei vantaggi che ne trassero i nostri lidi, ne è rimasto talmente affascinato da farne il punto focale della sua ricerca scegliendo di recarsi di persona nei luoghi dell’itinerario. Le opere sono in tutto 20 montate su forex da un cm: 12 nel formato 50x70 e 8 nel più piccolo formato 30x45 realizzate con fotocamere 35 mm, treppiedi e filtri a densità neutra mirando al controllo puntuale della luce.
La prima sezione è per la Serenissima, patria di Piero Querini; la seconda punta alle isole Lofoten. Qui il nobiluomo (la cui nave partita nel 1431 da Candia subì tempeste e disastrosamente naufragò nei mari del Nord) giunse col suo decimato equipaggio. Salvo per miracolo e creduto morto in patria, scoprì dopo innumerevoli traversie la generosa ospitalità degli abitanti e anche l’alimento straordinario dello stoccafisso. Una risorsa preziosa sia per la navigazione a lungo corso di allora essendo facile da conservare, sia quale specialità culinaria. Quel Baccalà noto a Venezia (il mantecato) ma rinomato grazie alla nostra città perché promosso a piatto vicentino per eccellenza. Tornando alla magistrale perizia di Leo Maria Scordo nel ritrarre quei “cieli”, va detto che gli esiti non sarebbero stati tali se l’autore avesse coltivato solo la fotografia. L’arte tutta gli fu trasmessa dal padre che nel suo studio gli fece realizzare le prime incisioni fin dall’infanzia. La passione di Scordo per la settima musa inizia a vent’anni dedicandosi specialmente alle foto di paesaggio e ai reportage di viaggio. Agostino Calandrino scrive di lui ”I suoi sono scenari dalla dimensione epica. Immagini che sanno restituirci non solo il senso di meraviglia ma anche la voce della vita e il respiro dei luoghi nel mormorio sommesso delle voci dei pescatori, nel rumoreggiare dei flutti, nel soffio del vento e nel grido solitario degli uccelli”.


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