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Sempre più disperante la "lettura" dei dati sul lavoro in provincia di Vicenza

Di Giorgio Langella Martedi 5 Agosto 2014 alle 22:47 | 0 commenti

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Primi sei mesi del 2014, la crisi del lavoro nella provincia di Vicenza non dà segni di miglioramento. Tutt'altro. I dati ci dicono che lo scenario già drammatico sta peggiorando. Le aziende entrate in crisi sono 159 (nello stesso periodo del 2013 furono 155) con 2.538 lavoratori interessati (2.528 nel 2013).
Le ore di cassa integrazione, da gennaio a giugno di quest'anno, sono 6.751.715 (furono 5.779.822 nel 2013).

E, se le ore di CIG ordinaria calano da 2.194.291 del 2013 a 1.616.194 del 2014, quelle di CIG straordinaria (che è l'anticamera del licenziamento) aumentano di oltre il 43% passando da 3.585.531 a 5.135.521.
La mobilità (licenziamenti collettivi) da gennaio a maggio 2014 (i dati sono disponibili solo per i primi 5 mesi dell'anno) colpisce 943 lavoratori (nel 2013 furono 927). I lavoratori in lista di mobilità sono (maggio 2014) 4.318 con un aumento di 397 unità in un anno e di 76 unità rispetto ad aprile 2014.
Negli ultimi 5 anni, le assunzioni con il contratto di apprendistato, a livello regionale veneto, sono calate del 26,1% (-17,1 a Vicenza). Le assunzioni a tempo indeterminato calano, in Veneto, del 24%.
Un insieme di dati negativi che si accumulano a quelli dei mesi e degli anni scorsi, che non promette nulla di buono e dimostra una sofferenza ormai strutturale che smentisce le promesse del governo e le frasi ottimistiche che vengono periodicamente diramate dai palazzi del potere.
Intanto il governo e il parlamento sono impegnati ad approvare le riforme costituzionali. Discutono e si impegnano a promulgare una legge elettorale che limiterà i diritti dei cittadini elettori in breve tempo. Renzi e Berlusconi patteggiano tra loro e fanno accordi più o meno sotterranei. C'è la promessa fatta a "lorsignori" capitalisti di privatizzare quanto più possibile e svendere il patrimonio pubblico.
Nulla che realmente serva a contrastare il declino produttivo e industriale che il nostro paese, la nostra regione e la nostra provincia stanno vivendo da ormai troppi anni.
Ma crediamo veramente che questo governo abbia la volontà e la capacità di invertire la tendenza? Ci parlano di "crescita" ma questa si "assesta" intorno allo 0% (tra -0,1% e +0,1%). Ci parlano di "emergenza disoccupazione" e vogliono approvare leggi che rendono sempre più precario il lavoro. Ci parlano di rilancio del "made in Italy" e non fanno nulla per ostacolare le delocalizzazioni e la fuga all'estero di industrie che hanno usufruito di abbondanti benefici statali, né per contrastare la vendita di imprese italiane alle multinazionali estere.
Parlano, parlano, parlano ... promettono e non mantengono. Un flusso di parole e di battute più o meno "simpatiche" che fa tanto spettacolo ma è solo propaganda.

Manca qualsiasi politica industriale, è assente ogni prospettiva, non esiste nessun progetto realistico di ripresa produttiva e industriale nazionale.
Un governo che ha come unico scopo smantellare la costituzione e blindare le posizioni di potere acquisite con leggi fatte solo per questo è inutile e, dal punto di vista del mondo del lavoro, assolutamente dannoso.
Non ha ragione di esistere.

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