Schio, conferenza-spettacolo su Giovanni Calendoli il 24 novembre
Mercoledi 22 Novembre 2017 alle 23:12 | 0 commenti
L'Associazione artistica Schio Teatro Ottanta organizza per venerdì 24 Novembre 2017 alle ore 20.30 nella Sala Calendoli, ridotto del Teatro Civico di Schio, una conferenza-spettacolo dal titolo "Giovanni Calendoli, una vita per il teatro Tutto ciò che si fa per il teatro non può essere scritto sull'acqua." Parteciperanno in qualità di relatori il Prof. Antonio Cassuti, il Prof. Giovanni Luigi Fontana e la Dott.ssa Tiziana Cadaldini, i cui interventi si alterneranno a testi letti e recitati da attori di Schio Teatro Ottanta.
Uno dei personaggi fondamentali della scena teatrale italiana dell'ultimo secolo è sicuramente il professor Giovanni Calendoli, che ha dedicato tutta la vita allo studio, alla difesa e alla diffusione del teatro, in particolare tra le nuove generazioni.
La modalità di comunicazione scelta per parlare di Giovanni Calendoli è la "conferenza spettacolo" per poter unire l'approfondimento culturale con la potenza comunicativa della lettura-rappresentazione teatrale.
È un modo interessante e coinvolgente di portare il fenomeno teatrale a dimensioni comunque popolari e comprensibili a tutti.
La Conferenza-spettacolo si inserisce tra gli eventi ideati dall'Associazione Schio Teatro Ottanta nell'ambito del TEMA CULTURALE 2017 del Comune di Schio "R.R.R. Recupero, Rinnovo, Rinasco", dall'Associazione reinterpretato in forma di rinascita di dignità , di riscoperta di valore.
Favorire il bene di una comunità e far sgorgare nuovo spirito ed autentica passione. E' stato questo l'obiettivo portante del progetto 2017 di Schio Teatro Ottanta: coniugare i temi sociali e la loro rappresentazione sulla scena con la formazione e il coinvolgimento di un pubblico attento e sensibile al mondo del teatro.
Con la conferenza-spettacolo su Giovanni Calendoli, Schio Teatro Ottanta ha voluto far riemergere, tramite il teatro, un valore fondante della civiltà umana, la dignità della persona.
Dove per dignità si intende il valore: è perciò degno ciò che ha valore e quindi merita rispetto, con il duplice significato del rispetto di sé e del rispetto dell'altro.
Prima dal greco Ï€Ïόσωπον, prósÅpon e poi dal latino, il termine persona deriva da per-sonare (risuonare attraverso): così era chiamata nel teatro antico la maschera indossata dagli attori, che, oltre a funzionare da altoparlante (ut personaret) copriva gli occhi (pros-ops) e trasformava il volto proprio della persona in quello contraffatto di un personaggio.
La maschera rappresenta quindi il punto di rottura, il nuovo e il disordine generati dal travestimento, il disagio causato da un ostacolo fisico. E' il cambio di passo e di identità che permette di sperimentare, di azzardare, di recuperare verità . E' lo strumento attraverso cui scoprire luoghi remoti di noi che chiedono solo di essere svelati, accarezzati e riconosciuti come propri.
La trasposizione dal piano linguistico al piano reale non è simbolica.
Se la maschera è l'individuo rappresentato sulla scena, cioè il personaggio, e il personaggio consente quella autentica libertà espressiva che ci definisce come persone, ecco allora che il gioco si fa serio: si esce dalla scena e si entra nella vita.
Come se, volendo indagare sulla persona e sulla nostra dignità di esseri umani, il passaggio obbligato fosse quello del teatro, a significare il dono immenso che la persona si porta dietro uscendo da teatro, grazie a quest'arte, per quanto riguarda la ri-scoperta e la conoscenza del vero se stesso.
A cura di Elena Sessi e Paolo Balzani. Interventi di Giovanni Luigi Fontana - Antonio Cassuti - Tiziana Cadaldini. Testi letti e interpretati tratti da: Zona Grigia, Quando gli eroi giocano con le fanciulle in fiore, Il carro delle maschere. Serata a ingresso libero
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