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Sblocca Italia, Zaia a Renzi: un'elemosina per il Veneto, serve più autonomia e indipendenza

Di Emma Grande Sabato 30 Agosto 2014 alle 17:59 | 0 commenti

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"Si scrive Sblocca - Italia, si legge Sblocca-Sud, alla Tav Milano-Venezia, asse dell'economia italiana, si privilegia la Napoli-Bari, mentre il governo si vanta di aver avviato investimenti che sono invece interamente privati". Parte così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che poi trae questa conclusione sul provvedimento varato ieri dal Consiglio dei ministri: "Ora che anche chi aveva perplessità si convinca che le tasse dei veneti devono restare in Veneto".

Più che una dura presa di posizione quella del del Presidente della Regione Veneto è un'arringa contro il decreto sblocca-cantieri varato ieri sera dal Consiglio dei Ministri: "Volevo constatare, senza cedere all'impulso del momento, se il decreto slocca-cantieri di Renzi fosse soltanto fumo o contenesse anche un po' di arrosto per il Veneto. Ho verificato coi miei tecnici e ora posso confermarlo con certezza: lo sblocca Italia è fumo, fumo nero e irritante".

Ed ecco per esteso le prime motivazioni di tanta irritazione: "Per il Veneto è arrivata una elemosina, volendo nobilitarla una mancia. Soltanto un primo lotto dell'alta velocità, per giunta condizionato a vincoli che probabilmente ne renderanno impossibile l'avvio, qualche spicciolo per la terza corsia dell'A4, sbloccati con una patetica enfasi mediatica gli investimenti (vedi aeroporto di Venezia) che vengono effettuati esclusivamente dai privati: lo Stato, il Governo, Roma, non ci mettono neppure una lira. Non è questa la risposta a una regione ogni giorno più in difficoltà perché non riceve dallo Stato il giusto corrispettivo al gettito fiscale che ogni anno inietta nelle casse dello Stato. Anche chi si mostrava perplesso o alzava snobisticamente il sopracciglio di fronte a giuste rivendicazioni autonomistiche, più volte da me riaffermate, ora dovrà davvero ricredersi. Soltanto consentendo ai veneti di gestire direttamente i soldi delle proprie tasse, quindi riportando sul territorio quei 21 miliardi di residuo fiscale attivo che ogni anno regaliamo a Roma per colmare i buchi degli sprechi d'ogni ordine, grado e colore (e contro i quali nessuna spending rewiew ha mai il coraggio di intervenire a fondo), potremo garantire ai nostri territori interventi concreti a favore di imprese, lavoro, occupazione, ricerca, università, scuola, dissesto idrogeologico, sociale".

Ma non finisce qui anzi Zaia affonda la lama delle critiche quando esamina i provvedimenti presi per le diverse aree geografiche: "Si scrive sblocca-Italia, si legge sblocca-Sud. Ci vuole in bel coraggio a definire, come fanno gli esponenti locali del partito del premier, un successo per il Veneto i provvedimenti varati ieri sera dal Governo. All'Alta Velocità ferroviaria Milano - Venezia si preferisce la Napoli - Bari; dell'ammodernamento delle reti regionali delle Fs del Nord-Est (che portano ogni giorno milioni di pendolari nelle fabbriche che reggono il Pil nel Paese) non si trova traccia però si aprono i cantieri della Palermo-Catania-Messina, mentre i tanto decantati investimenti per l'aeroporto Marco Polo altro non sono che soldi dei privati che il Governo si rivende come suoi. Nel settore stradale la defiscalizzazione della Orte - Mestre pareva essere un fatto già acquisito, non si capisce quali strumenti si intendono attuare per il completamento della terza corsia della Mestre - Trieste, la Valdastico è desaparecida perché - si dice - è già interamente finanziata. Sempre dai privati, ci permettiamo di obiettare. Carbone per i veneti, un ricco Babbo Natale invece per regioni dove bisognerebbe arrivare con le forbici di Cottarelli invece che con il sacco dei regali. Questo ci rende sempre più convinti a procedere con forza sulla strada tracciata dalle due leggi regionali sull'autonomia e l'indipendenza...".
"Se c'è qualcuno che non è d'accordo con questa lettura del provvedimento si faccia avanti e ci dica dove sbagliamo - riprende Zaia - perché onestamente noi troviamo soltanto deludenti risposte alle esigenze di un territorio che resta la locomotiva d'Italia, una delle poche zone che anche grazie all'export e al valore dei suoi imprenditori non è ancora in deflazione. Un provvedimento deludente, povero, incapace di aggiungere qualcosa al quadro programmatorio relativo alle grandi infrastrutture, a smuovere interventi che da anni sono sul tavolo degli enti competenti o, spesso, nel dimenticatoio degli infiniti iter autorizzativi. Interventi bloccati dalla mancata unanimità dei consensi di tutte le numerose "autorità" che devono esprimersi; affidati a soggetti attuatori non motivati o - anche - non adeguati. Nel Sud, invece, arrivano interventi faraonici del valore di alcuni miliardi di euro che scontano invece - non da oggi - una cronica rarefazione delle professionalità di manager pubblici e privati".

E poi ancora, come un fiume alluvionale in piena, e il paragone non è improprio visti i disastri idrogeologici locali, il Governatore definisce il decreto come "un tanto decantato scossone che rischia, al contrario, di produrre gli effetti nulli dei precedenti scossoni dei governi Monti e Letta, si basa sugli stessi temi, adotta le stesse soluzioni, propone le stesse opere. Dimenticando che la ripresa serve ora, subito, con interventi pronti, definiti, condivisi, realizzabili davvero a partire da fine anno, appaltati entro il 2014. Lo sblocca-Italia rischia di farci assistere al ripetersi di infinite discussioni su chi gestisce, controlla, approva; allo schierarsi di contrapposte fazioni; all'inceppamento continuo di procedure vulnerabili e piene di trabocchetti. In una delicata fase di riavvio economico, le grandi opere dovrebbero certo superare una dimensione minima, ma anche rispettare un valore massimo: quello della sicura, veloce ed efficace realizzabilità: ciò che, da anni, non riesce nel nostro Paese. E non per colpa del Veneto, che le cose le fa davvero e porta risultati".
E il messaggio finale è tutto politico e rivolto al destinatario Matteo Renzi: "In Veneto le riforme istituzionali si sono fatte davvero, le spese della Pubblica amministrazione sono le più virtuose e davvero sotto controllo, quanto è stato nel nostro potere e nelle nostre competenze è stato fatto. Il resto si scontra quotidianamente contro l'ufficio complicazioni affari semplici e un neocentralismo che non vuole mollare neppure una fettina di privilegio: avevo chiesto pubblicamente a Renzi di aiutarci a vendere tutto il superfluo che ancora grava sui conti delle casse regionali: stiamo ancora aspettando, mentre leggo che il relativo provvedimento è stato rinviato. Perché qui si governa alla giornata e, come cantava Ornella Vanoni, domani è un altro giorno, si vedrà... Intanto, il Paese muore".
E col Paese la locomotiva del Veneto, in primis verrebbe da concludere.

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