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Ripensare Vicenza. Perché Piazza dei Signori non nasconde Via Roma

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 30 Giugno 2013 alle 16:12 | 0 commenti

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Una città è costituita da tanti elementi: le strade, le piazze, i parchi, i giardini, gli edifici pubblici, gli edifici privati, ciò che è la polis, sulla quale le civiltà antiche (delle quali oggi stiamo cancellando ogni traccia, per lasciar spazio al cemento) concentravano l'attività politica e sociale.

Tutto ciò, però, necessità di vitalità e chi crea questa vitalità sono gli abitanti della città, coloro che creano dinamismo e costruiscono spazi di relazione e di dialogo: la città dei cittadini.
Vicenza è una città millenaria, che ha visto passare epoche storiche che le hanno conferito momenti di splendore e di decadenza, alla pari di molte altre città italiane, in un paese frammentato in stati e staterelli fino ai primi albori dell'unità nel 1861. Città e Stato, sui quali ha sempre pesato il dominio, militare e sociale, di un altro Paese, ed oggi la storia continua con gli americani a Vicenza ... Assaporare la bellezza, quella artistica e paesaggistica che dovremmo sentire dentro di noi, significa ammirare la città dall'alto della terrazza della Basilica Palladiana, guardando verso la piazza, i palazzi, le chiese, i tetti rossi (purtroppo qualcuno storpiato dalle antenne satellitari), e sul retro, dall'altro lato della terrazza, la città a sud abbracciata dai colli Berici Ma lì in mezzo a questo panorama domina l'incubo degli incubi: la mole imponente del nuovo tribunale e dei nuovi mega-edifici, ciò che "Qualcuno" temerariamente ha inteso come riqualificazione dell'ex Cotorossi.
Alla luce di questi aspetti esteriori, ci siamo mai chiesti come oggi la gente, gli abitanti di Vicenza, vivono la città, in particolare la città storica?
Ora che la campagna elettorale è terminata e il reame è stato riconfermato (ma non acclamato), ritorna in auge un tema molto dibattuto fra le tante questioni che riguardano la città, cioè come rianimare la città storica che presenta, in particolare dalle ore serali, degli irreali momenti di vuoto, suggestivi, ma inquietanti: dove sono finiti gli abitanti?
Il 10 aprile di questo bollente 2013 (intendo politicamente) c'è stata la presentazione del masterplan del centro storico. Un libro di intenti che pone, alla neo squadra del sindaco-bis che amministrerà Vicenza nei prossimi cinque anni, idee e proposte. Brand, smart city, smart point, la scena urbana, ipotesi di trasformazione, quante terminologie e tematismi, interessanti e d'effetto, ma complessi per il cittadino comune, già soffocato da un regime economico-sociale nel quale non trova spazi di respiro. Questo cittadino vorrebbe, almeno, trovare una città più semplice, a misura: ma come è possibile in questo masterplan che recita le magnificenze della città del Palladio e si dimentica della sua gente e non trova spazio per loro? La partecipazione della città farebbe sì che siano i cittadini stessi a fare il masterplan, con l'ausilio, e il coordinamento dell'Amministrazione (la famosa urbanistica partecipata, che resta una chimera). Così non si spenderebbero soldi pubblici per dare incarichi esterni a studi professionali, per poi risolvere tutto con una conferenza pubblica. Ecco come il cittadino è informato: fine del masterplan - atto primo.
Eh sì, si parla di molti aspetti, indubbiamente giusti, quali il trasporto pubblico, la pedonalizzazione di alcune strade del centro, l'allargamento della ZTL, il rilancio turistico..., ma ci si rende conto che, oggi, la città storica è una grande area commerciale - direzionale all'aperto, e le periferie sono diventate dei quartieri dormitorio, le cui piccole attività commerciali di vicinato stanno scomparendo sotto l'espansione della GDO (grande distribuzione organizzata), quei non luoghi che consumano ettari di terreno agricolo?
Dobbiamo restituire la Vicenza storica (e non solo) alla gente comune per essere abitata da chiunque, e riconquistare quel sapore di città popolare, e non borghese altolocata come appare oggi. Rimettere in gioco le piccole botteghe, le piccole attività artigianali, e non esclusivamente boutique e negozi di lusso vari (compreso l'alimentare), ma luoghi che incentivano il cittadino a sentirsi tale per vivere la città, quali, ad esempio, il mercato di piazza. La città nella città deve essere di tutti e non un luogo elitario, che si trascina le paure di chi vive di espedienti e trova una realtà inospitale, che non è in grado di fronteggiare la emergenze sociali. Una città che reprime, ma non sa, e non vuole, prevenire, poiché non bisogna disturbare la bellezza. Non sarebbe meglio vedere gente serena e sorridente, piuttosto che individui cupi e grigi?
C'è molto da fare per rivitalizzare Vicenza, ma il percorso non è impegnativo. Basta cambiare il paradigma: accantonare il mercato, il business plan, per lasciare spazio alla gente, ai comuni cittadini, ai bambini e ai ragazzi, non solo quelli della movida, ma coloro che sono la polis.
Il voto di primavera (non quello alla Madonna) è, quindi, passato. La pianificazione del territorio e della città riveste un ruolo fondamentale. Non servono piani urbanistici puntuali per dare immagine, e piani sovra-ordinati alla legge del mercato. È la gente che pianifica la città e vive nella sua storia.
Al turista che viene a Vicenza non basta vedere una città vetrina, ma vuole una città dinamica e di comunità. E perché lo sia il suo cittadino comune deve vivere Piazza dei Signori e la Basilica del Palladio ma non può scappare da via Roma e dalla zona ex Enel.

Leggi tutti gli articoli su: Piazza dei Signori, VicenzaPiù n. 257, Via Roma

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