Quotidiano | Categorie: Politica

Ripartito il patto verticale regionale: accolte le domande di 482 Comuni e delle 7 province

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 17 Marzo 2014 alle 20:58 | 0 commenti

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Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto - “Quasi tutti i Comuni e tutte le Province che hanno presentato la richiesta di accesso al Patto verticale incentivato  sono stati ammessi al riparto delle quote previste, 80 milioni in totale, dei quali 60 destinati ai Comuni e 20 alle Province”. L’assessore regionale al Bilancio e agli Enti locali, Roberto Ciambetti, ha formalizzato, dopo l'approvazione del decreto firmato dal Presidente Luca Zaia, la conclusione dell’iter relativo alla cessione di quota di spesa.

Dalla Regione alle amministrazioni decentrate secondo quanto previsto dalla delibera approvata dalla Giunta regionale ancora il 20 febbraio scorso: “Gli elenchi sono stati inviati entro il 15 marzo al Ministero dell’Economia e della Finanza come prevede la norma  – ha detto Ciambetti – e il controllo sull’effettivo utilizzo del plafond concesso verrà effettuato da Anci e Upi  con il coordinamento della Direzione Enti Locali della Regione. La Regione, dal conto suo, per mantenere inalterati i saldi complessivi veneti del Patto di stabilità, ridurrà di 80 milioni la propria capacità di spesa”  Come è noto, infatti, il patto verticale incentivato non prevede trasferimento di fondi, ma amplia la possibilità di spesa da parte dei Comuni e delle Province. “Tutte e sette le Province hanno consegnato la documentazione nei termini  previsti,  chiedendo quota patto per  poco più di 127 milioni a fronte di un plafond di 20 milioni – ha continuato Ciambetti -  Solo 11 Comuni non sono  tati ammessi alle graduatorie finali, 10 perché hanno presentato domanda fuori termine e  uno perché la domanda  non rispondeva alle modalità previste. Inoltre sono stati assegnati un milione e 35 mila € a tre Comuni che si trovano in situazione di criticità”.  L’attenzione maggiore come era già stato annunciato è stata rivolta ai centri minori, fino a 5 mila abitanti “dove si concentrano le  problematiche più complesse – ha spiegato Ciambetti – A  questi 233 Comuni , che hanno un tetto obiettivo di 67 miliardi e 729 milioni,  la Regione ha trasferito quota Patto per 30 milioni; per i 195 Comuni da 5001 abitanti a 15 mila, con quota richiesta pari a 236 milioni 173 mila € abbiamo assegnato 20 milioni 276 mila €, per i 47 Comuni con popolazione tra 15.001 e 50 mila abitanti è stata assegnata quota patto per 7 milioni 241 mila € a fronte di documentazione presentata per 128 milioni e 203 mila € e infine ai quattro Comuni on oltre 50 mila abitanti, a fronte di richieste per 127 milioni sono state trasferite quote per un milione e 418 mila €. E’ evidente la sproporzione tra quanto potevamo trasferire, appunto una ottantina di milioni  complessivi tra province e comuni, e quanto è stato richiesto dagli enti locali: questa sproporzione mette in evidenza l’effettivo fabbisogno del territorio, perché le domande riguardano investimenti e spese necessari e per i nostri cittadini e per la stessa economia locale, spese che non possiamo appunto sostenere a causa dei meccanismi del patto di stabilità.  L’austerity rischia di lasciare in eredità un gap infrastrutturale e di servizi tremendo.  La Regione poteva fare di più?  Non credo: siamo già, assieme alla Lombardia, la Regione italiana che ha la quota obiettivo di Patto pro-capite più bassa in Italia, solo 312 € per cittadino e riuscire a trasferire una quota della spesa agli enti locali è già un grandissimo risultato a fronte di un meccanismo che discrimina decisamente i cittadini, visto che non solo siamo la Regione dove lo stato investe e spende meno in assoluto in Italia, con una differenza del 18 per cento in meno rispetto alla media della spesa statale regionalizzata,  ma anche quella dove alla Regione è permessa la spesa minore pro-capite, appunto 312 € contro una media nazionale di 384 €”. Infine una curiosità: in senso assoluto il Comune che si è vista assegnato la quota maggiore di patto è Padova, con 747 milioni, mentre San Pietro di Feletto e Lavagno, rispettivamente nel Trevigiano e Veronese,  hanno avuto la quota in valori assoluti più bassa, 4 mila €; la provincia a cui è stata assegnata la quota maggiore di Patto è stata Padova, con 4.487.000 mentre quella che si è vista assegnata la quota minore è Rovigo, con 1 milione e 28 mila €  “ma in valori proporzionali al numero degli abitanti – ha concluso Ciambetti – le cose cambiano: è stata posta molta attenzione ai centri minori, dove le possibilità di autofinanziamento e  le economie di scala non sono semplici”.

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