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Riflettere su Lepanto: oggi, come allora, la storia è a una svolta epocale

Di Citizen Writers Domenica 6 Ottobre 2013 alle 18:49 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore regionale Veneto e pubblichiamo - I fedeli della Madonna del Rosario forse oggi ben altri problemi a cui pensare che alla battaglia di Lepanto che dette origine alla festa della prima domenica d’ottobre, ricordata in Veneto se non altro  nella gastronomia per cui a tavola si servono bigoli co l’arna e anatra arrosto.

Eppure l’anniversario della battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571, è di estrema attualità: la ricorrenzacoincide quest’anno con la notizia della scelta del governo turco d’acquistare il sistema di difesa antimissile-antiaereo a lungo raggio FD 2000 prodotto dalla cinese Cpmiec, un modello che non può integrarsi nel sistema difensivo della Nato di cui la Turchia fa parte.

La scelta del premier Erdogan ha spiazzato le diplomazie occidentali e la stessa Russia. La Turchia si sta dotando di un armamento autonomo rispetto agli alleati della Nato e forse questo è un passo di una strategiad’uscita dall’alleanza con gli occidentali pianificata da tempo, come sembrano suggerire le esercitazioni militari congiunte sino-turche di un paio d’anni fa oltre al ruolo di partner dialogante della Turchia nella Organizzazione di Cooperazione di Shangai.  Il 2012 era stato proclamato “l’anno della Cina in Turchia” e il 2013 “l’anno della Turchia in Cina” e già erano intensi gli scambi tra i due paesi nel campo dell’energia nucleare, mentre Pechino, scalzando investitori Usa e Giapponesi,  sta valutando il finanziamento dell’autostrada di 414 chilometri, la Kuzey Marmara Otoyol, con tanto di ponte sul Bosforo.

Già oggi la Cina è il terzo Partner commerciale della Turchia ed entrambi le nazioni hanno interessi convergenti nella riorganizzazione degli equilibri geopolitici internazionali. Unica eventuale nuvola neranella relazioni tra le due potenze è la questione del popolo uiguro,  turcofono e di origine islamica, che vive nella regione dello Xinjiang, la cui identità culturale e religiosa contrasta duramente con quella cinese.

Sembra prender corpo per Ankara la tentazione di volersi affermare come potenza egemone riconquistando quella funzione che fu a suo tempo dell’Impero Ottomano, capace di far convivere e aggregare le diverse anime e popoli dell’Islam oggi frammentate, mentre la Cina dopo aver esteso la sua influenza sull’Africa s’accinge a giocare il ruolo di superpotenza anche militare oltre che finanziaria.

Tra l’indifferenza e lo spaesamento del mondo occidentale, con l’esclusione della Germania da sempre molto legata alla Turchia, vanno definendosi nuovi scenari che ci coinvolgono  e determineranno soprattutto per noi veneti nuovi-antichi scenari anche economici: la Turchia è il terminal di oleodotti e gasdotti ed è punto d’arrivo e partenza della versione moderna della via della seta,  tra Mediterraneo a Shangai. L’ultimo approdo di quella via, non dimentichiamolo, fu ed è Venezia.

Nella seconda metà del Cinquecento l’avanzata, all’apparenza inarrestabile, dell’impero Ottomano aveva seminato in Europa  un clima di tensione e speranza, paura e attesa dal sentore quasi millenaristico;   allora si avvertiva palpabile l’approssimarsi di una svolta epocale, di un momento cruciale dal quale sarebbero dipesi i destini delle nazioni cristiane: “già era da tutte le parti il Christianesimo pieno di terrore" scriveva il Contarini nel ricostruire i primi mesi del 1571.

Oggi, che la svolta ci sta passando sotto gli occhi, neanche ce ne accorgiamo.  Non è il caso di guardare all’evoluzione dello scenario Mediterraneo con terrore, ma nemmeno con apatia, disinteresse se non rassegnazione: la storia ci sta passando davanti e neanche ce ne accorgiamo, sta suonando il suo tamburo e non lo sentiamo presi come siamo nell’ascoltare i cicalecci e i balbettii della politica nostrana.

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