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Rifiuti tossici basi Usa, un dipendente: noi non li sotterriamo, gli italiani al Dal Molin sì

Di Edoardo Andrein Domenica 24 Novembre 2013 alle 23:10 | 0 commenti

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L’articolo sui rifiuti tossici delle basi americane che abbiamo pubblicato qualche giorno fa ha creato un notevole interesse tra i vicentini, visto il cospicuo numero di persone che l’ha visualizzato. L’eco è arrivato sino al contingente statunitense di stanza a Vicenza, tanto che un dipendente (che ci ha chiesto di non citare il suo nome) ha voluto contattarci per puntualizzare alcune questioni.  

“Ovviamente, i miei capi non si sognano neppure di rispondere, ma a titolo personale, vorrei un suggerimento su come pensate che potremmo smaltire i nostri rifiuti pericolosi all'interno delle basi come auspicato nel vostro articolo?”.

L'intervento è incentrato sull’ultima frase del nostro pezzo che così recitava:

“Di certo nell’impatto ambientale delle due basi c’è anche da considerare la massiccia filiera di smaltimento delle scorie made in Usa, perché gli americani di smaltirli all'interno delle basi non ci pensano nemmeno”.

In effetti la frase da noi utilizzata è un po' esagerata, in quanto lo smaltimento di quella tipologia di rifiuti crea un indotto economico per le aziende italiane del settore che operano in modo corretto. Il nostro riferimento era legato alla vicenda, raccontata dal quotidiano “il manifesto” e che abbiamo riportato nell'articolo, dell'azienda bresciana Ecoservizi, la quale per smaltire le scorie pericolose delle basi Usa si avvaleva di una discarica chiusa nell'anno 2000 e che oggi è considerata ad alto rischio e in attesa di bonifica.

A creare i toni talvolta maliziosi del nostro articolo probabilmente ha contribuito anche la recente vicenda della “Terra dei fuochi”, una storiaccia esplosa dopo le parole del pentito di camorra Carmine Schiavone, risalenti al 1997 ma rese pubbliche solo poche settimane fa, attraverso le quali vengono spiegati i luoghi dove un ingente numero di camion avrebbe scaricato i rifiuti industriali tossici sotterrandoli nel suolo.

Un metodo che il dipendente della base Usa respinge con forza per quanto riguarda le caserme statunitensi di Vicenza, vista la domanda conclusiva che ci pone nel suo intervento:

“Avremmo dovuto fare un buco e seppellirli in piena città, come ha fatto per anni l'Aeronautica italiana al Dal Molin lasciando a noi gli oneri della bonifica ambientale, per poi tra qualche anno sentirci accusare di aver inquinato l'area?”.


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