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Repressione dei lavoratori a Pomigliano dopo Terni, Langella e PdCI Vicenza: cosa succede?

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 16 Giugno 2013 alle 13:17 | 0 commenti

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Giorgio Langella, Segretario regionale Partito dei Comunisti Italiani Vicenza  -  Una decina di giorni fa a Terni una manifestazione pacifica di lavoratori della ex-Thyssen veniva caricata dalla polizia in assetto antisommossa. Il sindaco di Terni veniva colpito alla testa. Dichiarazioni successive davano la colpa dell'aggressione al sindaco a un manifestante che lo avrebbe colpito con un ombrello.

La cosa appariva subito alquanto stravagante per vari motivi, non ultimo il fatto che il sindaco stesso (che aveva subito il colpo) affermava che l'aggressione era partita dalle forze dell'ordine in maniera imprevedibile. Il presidente del consiglio Letta, affermava prontamente che quanto successo a Terni "non deve accadere mai più".

Infatti a Pomigliano, davanti ai cancelli della Fiat, ieri all'alba durante un presidio che contestava l'accordo sui sabati di "recupero produttivo", un manifestante è andato all'ospedale (foto IlCorriere.it) a causa di quelli che vengono chiamati dalla stampa "tafferugli" tra lavoratori e forze dell'ordine. La protesta di oggi a Pomigliano voleva evidenziare come, in situazione di grave crisi occupazionale, sia perlomeno anacronistico lavorare di sabato e lasciare a casa i lavoratori in "esubero".

Due episodi, quello di Terni e quello di Pomigliano, tra i tanti che vengono nascosti o mascherati da notizie che parlano con equidistanza di "scontri" tra operai (che "pretendono" il diritto al lavoro) e polizia (che "deve" garantire l‘ordine). Forse non ce ne stiamo rendendo conto ma la situazione sta degenerando e la repressione verso chi lotta per i propri diritti non è indice di "ordine mantenuto" ma è sintomo della volontà di soffocare qualsiasi protesta.

Noi siamo dalla parte dei lavoratori e di chiunque lotti per i diritti che sono sanciti dalla Costituzione. Riteniamo che il dibattito che si sta sviluppando sulle "riforme" costituzionali in senso presidenzialista sia di grande gravità e sia pericoloso e fuorviante. Con il presidenzialismo non si creano posti di lavoro né si risolvono i problemi sempre più gravi che vivono lavoratori e pensionati. La Costituzione non può essere cambiata, deve essere difesa e va attuata. Il diritto al lavoro è il primo diritto costituzionale. La Repubblica (quindi tutte le istituzioni da quelle nazionali a quelle locali) "promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto" (art. 4 della Costituzione). Chi comanda o permette violenze verso chi chiede di vedere riconosciuto il diritto al lavoro umilia e sconfessa la Costituzione sulla quale ha giurato. 

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