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Renato Dulbecco lavorò a San Diego dal 62 e nel 75 ebbe il Nobel. Due giovani vicentini oggi qui sono PhD

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 14 Giugno 2015 alle 21:57 | 0 commenti

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San Diego, Ca. Sono di nuovo dopo un anno esatto nel palasport dell'UCSD (University of California San Diego) gremito di circa duecento giovani, statunitensi e di praticamente tutto il mondo, nazioni politicamente e militarmente "nemiche" incluse..., a cui oggi verranno conferiti i Master in varie discipline e di alcune decine che verranno proclamati PhD, Doctor of Philosophy, il massimo "titolo" previsto dall'istituzione universitaria americana. 

Mentre mi guardo intorno insieme a migliaia di altri genitori, parenti e amici qui convenuti per celebrare un grande giorno per le eccellenze oggi "graduate", colgo particolari aggiuntivi rispetto a quelli che mi avevano colpito lo scorso anno, il mio primo ad assistere a una tale cerimonia.

Le emozioni che  sento vibrare in me e intorno a me sono le stesse, anzi forse più intense perchè più consapevoli dopo la meraviglia abbagliante dello scorso giugno.

Ma oltre alle decine di stendardi che nel palasport celebrano le vittorie sportive, in Usa significative tanto quanto i successi accademici, al cui conseguimento spesso spingono i singoli grazie alle borse di studio che ricevono per affrontare studi altrimenti costosi, quest'anno i miei occhi, che ancora  conservano le immagini di vecchie passioni, si soffermano su un tabellone allineato insieme a loro e che "esibisce" 18 premi Nobel conferiti a ricercatori che qui hanno lavorato o qui hanno studiato.

Tra quei Nobel made in San Diego spicca per me, ancora pervaso da quel sano senso di appartenenza che qui si respira, anche per l'Università. in ogni momento della cerimonia a stelle e strisce, il nome che appare nell'ottava riga a sinistra: Renato Dulbecco lavorò qui dal 1962 per poi ricevere il Nobel per la medicina nel 1975 e concludere la sua esistenza a due passi dall'UCSD, a La Jolla, la sede della prestigiosa università californiana e del "suo" Salk Institute.

E ieri in questo palasport, la sede al chiuso delle celebrazioni top della UCSD, mentre fuori su un mega prato sono molti di più i neo laureati di base, i bachelor, una ragazza trentenne di Schio, laureatasi a Padova in Psicologia, ha conseguito il suo PhD in Management mentre oggi, il marito di quasi un anno più grande, nato a Roma ma formatosi a Vicenza dal 92 per poi laurearsi anche lui a Padova, è PhD in Electrical and Computer Engineering, ricevendo il simbolico hood (cappuccio) dal fratello gemello, anche lui PhD dallo scorso anno.

Se c'è un'Italia che continua a perdere i suoi figli migliori, ci sono anche degli italiani, in questo caso dei vicentini, che nel mondo portano l'Italia migliore.


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