Opinioni | Quotidiano | Categorie: disabilità

Quando diciamo disabili di cosa parliamo?

Di Citizen Writers Martedi 3 Settembre 2013 alle 16:48 | 2 commenti

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Riceviamo da Vanni Poli e pubblichiamo - Ho letto interessato su Vicenzapiu.com le opinioni del prof. Baldo e le condivido quasi in toto. In toto per quando riguarda il bilancio Ulss, la sua difficile lettura, la sua fredda e meramente ragionieristica esposizione, nonché l'assenza di chiarezza per quanti sono avvezzi più ai fatti concretamente rappresentati  che agli artifizi contabili.

In toto laddove ci si riferisce alla conseguente incapacità della conferenza dei Sindaci (che a volte sembra - il "sembra" è eufemistico - sconfinare con l'assenza di volontà) di rendersi conto di come i fondi stanziati dai Comuni siano spesi.

Il "quasi", al contrario è dovuto alla difesa d'ufficio che il prof. Baldo fa dell'assessore regionale Sernagiotto, difesa che mi fa tornare alla mente una locuzione latina  medioevale "excusatio non petita, accusatio manifesta" (le scuse non richieste sono di per sé un'accusa); infatti tale assessore è colui  che ha trasformato i CEOD (centri educativi occupazionali diurni) in CD (centri diurni), declassandoli di fatto e togliendo ad essi la loro funzione originaria (educativa ed occupazionale), quasi a negare l'evidenza dell'impegno delle istituzione pubbliche e,  specialmente, private che li gestiscono;  egli è lo stesso assessore che ha trattato, a Vicenza alla presenza del Prefetto e dei rappresentanti della maggioranza delle Associazioni, i disabili  come entità numeriche (uso questo eufemismo per non offendere le  persone con disabilità); è lo stesso assessore che ha istituito un gruppo di lavoro (o un tavolo o come cavolo si chiama) formato da  Associazioni a lui gradite con lo scopo di modificare le leggi regionali 30 e 22 al solo fine di risparmiare “schei”. Questo è lo scenario attuale in cui l'assessore regionale  è sicuramente un protagonista, ma non certo positivo se non per i ragionieri (mi perdonino questi professionisti, ma li cito in quanto il loro target è diverso) o per alcune associazioni, o per taluni gestori di fattorie sociali, le quali appaiono come la panacea di tutti i mali che affliggono il  mondo della disabilità.

 È  lo scenario in cui i CEOD, anzi i CD secondo Sernagiotto, sembrano essere  diventati luoghi di morte sociale per inetti, anziché il “luogo di lavoro” di molte persone con disabilità.

In tale contesto, lasciando perdere l'assessore regionale che di queste cose non sa nulla, credo che i Sindaci per primi e senza indugio debbano capire di cosa si sta parlando. di chi si sta parlando.

Ho già detto di recente che alcuni disabili sono stati spostati come pacchi da una residenza di Vicenza ad un'altra a circa 40 km  di distanza, costringendo le famiglie a digerire il rospo: tutto ciò con il beneplacito dell'Ulss;  mi si dice anche che questa operazione si ripeterà tra non molto per altri 35 pacchi.

Se poi si viene a dire che le Associazioni difendono i CEOD, anzi i CD secondo Sernagiotto, significa che non si è capito nulla.

È  chiaro che  i CEOD, anzi i CD secondo Sernagiotto, sono una delle risposte e non la risposta, ma è altrettanto chiaro che quando alcuni parlano di  CEOD, anzi di CD secondo Sernagiotto, dimostrano un'assoluta ignoranza nella materia,  non sanno che lì  si opera per la persona, attraverso un  progetto individualizzato con obiettivi specifici e verificabili (e verificati) per dare a ciascuno la risposta alle proprie esigenze di miglioramento, di inclusione sociale o anche solo di mantenimento della abilità acquisite; non sanno che le risposte sono diversamente articolate e non uniformi in relazione alle necessità: perciò proprio nei  CEOD, anzi nei CD secondo Sernagiotto, si sperimentano progetti innovativi, che spaziano dalle attività di relazione con il mondo esterno (botteghe artigiane nel centro storico e "pausa pranzo" nei ristoranti self service della città, tanto per fare un paio di esempi), alle attività sportive (piscina, equitazione, atletica, ecc.), dalle attività di lavoro in house (legatoria, ceramica, ecc.) alle attività espressive (teatro, musicoterapia, disegno, ecc.), senza trascurare altre attività come la coltivazione di ortaggi e la floricoltura. 

Ho portato solo alcuni sintetici esempi di  attività, giusto per fare capire di cosa stiamo parlando e cosa faremmo mancare a queste persone lasciandole relegate nel  ghetto della comunità se dovessimo accettare l’incivile decisione contenuta nel bilancio Ulss.

Noi non siamo innamorati delle etichette, non ce ne importa nulla se si parla di CEOD o CD o di altro: ci interessa che venga offerta una vera e civile prospettiva di vita alla persona con disabilità, a prescindere dall’età e dal luogo in cui trascorre le sue notti.

È  per questo che sosteniamo che il problema di queste persone deve essere un problema della Comunità, così come avviene per i problemi delle persone cosiddette "normodotate" (virgolette d'obbligo, visto che non si conosce il "normo"), quali l'istruzione, lo sport, il tempo libero, il lavoro, ecc.

È per ciò che a noi sembra evidente quanto sia macroscopico l'errore sinora commesso dai nostri Sindaci (ed anche da noi familiari che non ci siamo battuti a sufficienza per evitarlo) nel delegare la presa in carico della persona con disabilità all'Ulss, la quale, essendo un'azienda regionale, non ha responsabilità politiche ed esegue pedissequamente gli ordini (si chiamano disposizioni, ma poco cambia) che arrivano dalla Regione, dando risposte parziali e non globali.

Credo che sia giunto il tempo che i Sindaci, anche singolarmente, prendano il coraggio a due mani e revochino la delega all'Ulss, in modo da essere più vicini alle necessità delle persone con disabilità.


Commenti

Inviato Mercoledi 4 Settembre 2013 alle 07:22

Non ho difeso d'ufficio l'assessore Sernagiotto, lo sa fare da solo, ma è l'unico che almeno a parole ha parlato di tentare dei cambiamenti nell'attuale situazione dei servizi social riferiti al CEOD,. Ricordo anche che l'unione fa la forza dei Comuni, Se Laghi agisse da solo che potrebbe fare. La solidarietà si fa insieme e non da soli. In Lombardia dove sono i Sindaci ad occuparsi direttamente le cose non sono proprio splendide.
Inviato Mercoledi 4 Settembre 2013 alle 08:52

certo l'assessore regionale sta tentando di sfasciare una delle risposte concrete a molte persone con disabilità con una reformatio in pejus, magari riducendo qualitativamente gli standard della legge regionale 22 del 2002 o elevando i costi per le famiglie emendando la legge 30; quanto ai comuni, ho detto che dovrebbero avere il coraggio di togliere la delega all'Ulss, non necessariamente di separarsi: visto che la disabilità non è una malattia, ma una condizione individuale, non si capisce perché non se ne debba fare carico il comune
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