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Per Langella nelle affermazioni di Alessandra Moretti c'è "qualche confusione"

Di Citizen Writers Venerdi 25 Aprile 2014 alle 20:51 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo - Leggo (qui le sue parole) che la capolista del PD alle europee per la circoscrizione Nord Orientale, la vicentina on. Alessandra Moretti, dichiara (tra le altre cose): "Il Pd ha messo in piedi un percorso di riforme mai visto prima in Italia ma che ogni giorno viene osteggiato dal fronte conservatore capeggiato da Grillo e dai 5 stelle che si propone come il cambiamento ma che poi, al dunque, ostacola in ogni modo".

Premetto che Grillo non mi piace e che ritengo il suo movimento troppo “attento”, nella forma e nella sostanza, a un populismo che ho sempre cercato di combattere, ma, nelle affermazioni dell'on. Moretti, ci sono alcune cose che devono essere chiarite. Perché nelle sue frasi (e quella riportata è solo un esempio) si trova sempre una grande dose di conformismo e di adeguamento al pensiero dominante. Cosa che appiattisce la sostanza di quanto affermato alla semplice propaganda. Mi sembra chiaro che, visto come Renzi ha patteggiato un accordo con Berlusconi (storico la “grande sintonia” esistente tra i due … come dichiarò Renzi stesso), il nemico da combattere, per la solerte Moretti, sia adesso il M5S di Grillo. E, allora, si semplifica, si polemizza e si mistifica in una maniera del tutto analoga a quella spesso utilizzata dalla controparte. Si resta, comunque in superficie, ripetendo sempre le consuete frasi fatte. È il trionfo dell'apparenza, la politica ridotta alla vendita di un prodotto.

All'on. Alessandra Moretti che parla di “riforme”, anzi di un “percorso di riforme mai visto prima in Italia”, vorrei porre qualche domanda. Quali sarebbero queste “riforme”? Una legge elettorale che prevede premi di maggioranza e sbarramenti che consentiranno a una minoranza di avere un potere assoluto e il mantenimento di liste bloccate che impediscono agli elettori di esprimere una preferenza? È, forse, “riforma” una legge che serve a rafforzare il potere a chi già lo ha confermando, di fatto, quelle norme e quei principi dichiarati incostituzionali che erano la principale caratteristica della legge elettorale precedente nota con il nome di “porcellum”? È, forse, “buona riforma” una legge elettorale peggiore (da ogni punto di vista) della  famigerata “legge truffa” del 1953? La legge elettorale denominata “italicum”, frutto del patto tra Renzi e Berlusconi, mi sembra, più che altro, un tentativo di consolidare privilegi insostenibili  e dichiaratamente anticostituzionali quali sono premio di maggioranza e liste bloccate. Ma già, secondo il presidente Napolitano e le maggiori forze politiche che occupano il parlamento, anche la Costituzione è da “riformare”. E allora si vuole la cancellazione del Senato elettivo e la sua trasformazione in qualcosa d'altro, un organismo asservito unicamente a scopi di parte e a garantire “stabilità” al sistema e agli equilibri attuali. Il combinato tra “riforme” costituzionali e legge elettorale, infatti,  consegnerà un potere enorme e quasi assoluto al governo che potrà fare e disfare qualsiasi cosa a suo piacimento senza che organi di controllo possano impedire scelte che vadano in contrasto con i principi democratici garantiti dalla Costituzione del 1948. È, di fatto, la fine dell'equilibrio tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sul quale si fonda la nostra democrazia. Il pericolo di una deriva autoritaria è reale, ma l'on. Moretti è troppo impegnata a fare propaganda contro il “fronte conservatore capeggiato da Grillo” per vederlo. O, forse, non riesce a capire quanto realmente sta succedendo nel nostro paese grazie all'azione del governo presieduto dal segretario del suo partito. Molta propaganda, promesse, annunci, slogan … L'unica sostanza è in proposte di legge, decreti e “riforme” che sono coerenti con l'obiettivo di cancellare e limitare i diritti costituzionali conquistati con l'opposizione al fascismo, con la Resistenza armata e, successivamente, con le grandi lotte dei lavoratori. Le cosiddette “riforme” alle quali si riferisce l'on. Moretti, sono, infatti, quelle che rendono sempre più precario il lavoro (si veda il “jobs act”), che smantellano il contratto nazionale di lavoro, che permettono maggiore “flessibilità in uscita” (un modo elegante e truffaldino di dire “facilità di licenziamento”). E, sempre per l'on. Moretti e il governo Renzi, è “riforma” lo sconto una tantum dell'IRPEF (l'ormai famoso bonus di 80 euro al mese nelle buste paga di chi ha un reddito compreso tra gli 8.000 e i 24.000 euro lordi annuali) con fondi reperiti qua e là (sono risibili i 300 milioni ottenuti dalla “lotta” all'evasione fiscale valutata in ben oltre 100 miliardi di euro ogni anno). Non c'è nulla di strutturale, per carità. Nessuna revisione delle aliquote IRPEF (diminuzione di quelle sui redditi bassi e innalzamento di quelle per i redditi più alti) o una seria patrimoniale sulle grandi ricchezze. Solo un'elargizione “a tempo”. Il fatto che gli 80 euro saranno dati anche i prossimi anni è null'altro che un annuncio del presidente del consiglio. Uno slogan propagandistico, una promessa di chiaro stampo elettorale. Ma l'on. Moretti pensa sinceramente che sia un “percorso di riforme” quello che ha portato grandi esponenti di Confindustria e del capitalismo italiano a dirigere ministeri e alla presidenza di Enti statali di importanza strategica per il nostro paese? E, crede veramente, che siano “riforme” utili allo Stato e ai cittadini le privatizzazioni che verranno fatte di pezzi (quelli buoni) di Finmeccanica, Poste ecc.?

L'unica cosa certa è che, nelle dichiarazioni dell'on. Moretti, c'è molta confusione. Anche nei termini usati e nella concezione di democrazia. Perché, quando la candidata on. Alessandra Moretti afferma che si ostacola il cambiamento (e lo dice quasi fosse una cosa estremamente negativa) bisogna intendersi innanzitutto sul termine “cambiamento”. Anche Mussolini e il partito fascista vollero cambiare l'Italia a partire dalla legge elettorale del 1923 (legge Acerbo) per arrivare ai tribunali speciali e alle leggi razziali. Ci riuscirono perché erano in pochi che capirono cosa stava succedendo e che fecero reale opposizione. Specialmente all'inizio del regime. 

Il cambiamento può essere progressista o reazionario e, non solo può, ma deve essere ostacolato da chi la pensa in maniera diversa e contraria. È una semplice regola democratica e ci devono essere regole che permettano il dissenso e il controllo su chi sta governando del paese. Su queste semplici regole di pesi e contrappesi si fonda la Costituzione nata dalla Resistenza. La stessa che il governo Renzi e i partiti che lo sostengono vogliono svuotare e stravolgere con quel “percorso di riforme” al quale l'on. Moretti si riferisce nelle sue affermazioni.

Ostacolare il cambiamento voluto dal governo Renzi (cambiamento che è, a mio parere, reazionario) è, quindi, non solo un diritto, ma un dovere. 

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