Province, la riflessione di Ciambetti: lo Stato va rifondato dalle radici
Giovedi 4 Luglio 2013 alle 21:34 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, assessore regionale Lega Nord - Niente scorciatoie, niente passi precipitosi ma neanche inerzia e immobilismo: lo stato italiano ha bisogno di una riforma radicale che abbatta  e sostituisca una struttura obsoleta, elefantiaca ed eccessivamente dispendiosa. Le Province sono uno dei temi di questa riforma necessaria, ma che dire delle Prefetture o dei micro-comuni, delle mille e mille agenzie che si sovrappongono tra loro, di un Parlamento e un apparato centrale ridondante?
Non servono commissioni bicamerali, né comitati di saggi, niente fretta, ma scienza e coscienza: cambiare si può e bisogna vedere se realmente si vuole il cambiamento, con tutti i costi, anche sociali, che esso comporta.
Come  assessore regionale agli Enti Locali, assieme ai Comuni e alle loro rappresentanze, lavorando con il supporto di centri di ricerca e Università , abbiamo avviato in Veneto una profonda riorganizzazione  della macchina istituzionale,  varando norme condivise per l'accorpamento e accentramento di uffici in un un unico Comune al servizio di un territorio ampio, agevolando al massimo unioni o fusioni di amministrazioni comunali. Abbiamo individuato i bacini ottimali per l'operatività economicamente sostenibile di un Comune : non è stato un lavoro facile anche perché si è tentato di razionalizzare la macchina pubblica tenendo conto delle specificità del territorio, delle sue problematiche, sistemi economici, flussi di traffico e spostamento, distanza dai grandi attrattori formativi, di cura, di intermodalità   e via dicendo.
Il tutto tenendo a mente le esperienze di eccellenza come quella del Camposanpierese nel Padovano dove otto comuni, lavorando assieme, abbattendo costi, facendo sinergie, sono arrivati ad avere una spesa comunale pro capite del 38% in meno rispetto alla media dei Comuni veneti, i quali sono già tra i più virtuosi a livello nazionale.
L'esempio del Camposanpierese dimostra  che è possibile porsi obiettivi ambiziosi: si può giungere all'abbattimento dei costi a carico di cittadini e imprese con la  migliore efficienza dei servizi offerti.  Questo è l'obiettivo che ci siamo posti avviando una riforma che forse non ha fatto clamore ma che  rappresenterà   una svolta nel Veneto.
Non sono mancate resistenze, che non giungono solo da una parte della politica e dalla burocrazia pubblica;  c'è tutto un mondo di interessi che rema contro:  basti vedere cosa accade quando si cerca di mettere ordine nella rete ospedaliera riorganizzando posti letto e specialità in ospedali distanti tra loro una  ventina di chilometri di strade scorrevoli. Quando si prospettò l'abolizione della Provincia di Belluno per prime arrivarono le lettere di protesta di categorie economiche, organizzazioni sindacali e associazioni professionali. Se chiude un ufficio dell'Agenzia delle entrate ecco sindaci a prendere posizione contro e persino Ordini del giorno votati da Consigli comunali; se poi a chiudere è l'Ufficio postale apriti cielo.
La riforma è proprio questa, diminuire al massimo e al meglio agenzie, strutture ed enti, sfruttare le possibilità offerte dalle tecnologie,  abbattendo certamente il peso dei partiti e della politica, ma incidendo anche in altri apparati con tutto quello che ciò potrebbe significare ad iniziare da  licenziamenti di quella vasta parte di pubblico e parapubblico impiego che in  altre  regioni è la principale, se non unica,  fonte di reddito, ma che io definisco anche spesa pubblica improduttiva. Forse da solo quest'ultimo passaggio spiega perché la riforma, quella vera, non viene neanche lontanamente affrontata.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.