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Pietro Nonis: una filosofia e una fede al servizio dell'umanità

Di Citizen Writers Mercoledi 16 Luglio 2014 alle 13:52 | 0 commenti

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Di Italo Francesco Baldo
"Don Piero" così l'antiquario di Stanghella (PD) chiamava Pietro Giacomo Nonis, anche quando era diventato vescovo. Era un segno d'amicizia che gli era permesso per la grand'affabilità con cui il professore dell'Università di Padova era in relazione con un uomo buono: Mario Dardengo. Infatti, il professor Nonis aveva la capacità di saper essere vicino a tutti e considerare anche il valore delle persone e ciò non per la carica o l'importanza sociale, ma per la finezza del ragionamento con cui entrava in rapporto.

Consapevole fin dalla gioventù nei suoi studi filosofici all'Università Cattolica di Milano che ogni uomo è espressione di quella "filosofia perenne" che si esprime in ogni essere umano e che ha nei filosofi un'evidenza che deve essere tenuta presente. La sua prima pubblicazione fu dedicata al veronese Giuseppe Rensi (Villafranca di Verona, 31 maggio 1871 - Genova, 14 febbraio 1941) Il saggio di P. Nonis La scepsi etica di G. Rensi, Roma, Studium, 1957, fu anche il frutto, l'autore stesso dichiara nella Prefazione, frutto anche della sua grande passione nella raccolta di testi rari e originali. Il filosofo veronese, socialista e polemista d'eccezione fu antifascista e sottoscrisse il documento con cui B. Croce si oppose al fascismo e proprio il fascismo nel 1934 lo allontanò dalla cattedra universitaria che aveva ottenuto. La filosofia di Rensi aveva venature scettiche ed era approdata ad un materialismo critico e sosteneva che la filosofia nello scorrere della sua storia finisce anche con il negare se stessa. Una posizione originale, spesso contraddittoria, ma tesa ad individuare in ogni epoca l'elemento filosofico più significativo. Non fu, come molti pensatori contemporanei, viziato dalla poca considerazione e spesso dall'opposizione aprioristica della filosofia classica e neoscolastica, ma contemporaneamente giudicava il pensiero cristiana più in base a pregiudizi che non con quella disponibilità critica che mostrava. Una delle incoerenze del suo pensiero, dichiarava nel saggio Nonis, ma ciò non toglieva l'importanza del filosofo. Nell'impegno universitario assunto a Padova dapprima nella cattedra di Filosofia della religione e poi in quella di filosofia il prof. Nonis mostrò sempre attenzione agli studenti, che voleva preparati anche nella stesura degli apparati bibliografici e non solo nella riflessione. Condusse corsi importanti sempre ben attenti a rispettare l'Autore e senza pregiudizi di sorta trattava con eguale rigore sia i pensatori cristiani d'ogni epoca anche i contemporanei, come Cornelio Fabro, filosofo di Maniaco (Pordenone) suo conterraneo e grande pensatore intorno all'ateismo marxiano sia coloro che si opponevano alla fede cristiana, in particolare gli illuministi francesi, maggiori o minori che fossero. Sempre con attenzione alle opere e riservando la critica come riflessione finale, non aprioristica, quella che giudica un autore in base al testo di riflessione sull'autore. L'opera dell'autore è il fondamento della ricerca, come soleva dire anche la sua maestra Sofia Vanni Rovighi, una delle prime donne ad occupare in Italia una cattedra di filosofia, precisamente all'Università Cattolica di Milano. Questa sua impostazione la condusse con attenzione soprattutto nei confronti di Galileo Galilei, il punto decisivo di svolta della rivoluzione scientifica, che egli considerava uno dei massimi pensatori e che non riduceva, come lo ha ridotto Bertoldt Brecht, ad una questione quasi esclusivamente sociologica. Attento al rapporto fede-scienza, lo considerò anche in Antonio Fogazzaro e si rammaricò della condanna, quando nel 2000 Giovanni Paolo II chiese "perdono" per molti errori della istituzione ecclesiale. Attento ad ogni aspetto culturale sia filosofico, privilegiato, ma anche letterario, ben conosceva gli autori vicentini tra cui Giacomo Zanella, per il quale dichiarava si doveva fare di più per la sua importanza. Fu attento lettore delle opere d'arte, e proprio in una trattativa con l'antiquario si aggiudicò un importante quadro di un pittore friulano per il museo diocesano di Pordenone di cui si occupò, come di quello della diocesi di Vicenza.
Fu uomo e sacerdote e sappiamo che non venne certo meno al suo servizio ecclesiale, che puntava sempre alla concordia, che era il nome anche della sua diocesi di nascita (Concordia Sagittaria) e cercava sempre la conciliazione, consapevole che le lotte nuocciono agli uomini. Ciò portò negli incarichi universitari e anche lo propose alla città di Padova insieme a compianto vescovo mons. Filippo Franceschi, perché era consapevole che la politica deve essere sempre attenta al bene civile e non ai vantaggi personali.
Lo ebbi, mi sia consentito un ricordo personale, docente di filosofia della religione alla Facoltà di magistero dell'Università di Padova e la sua prima preoccupazione fu quella di insegnarci ad utilizzare gli strumenti della ricerca e l'attenzione alle opere. Nella analisi dell'ateismo di K. Marx mostrava un atteggiamento genuinamente filosofico, attento a considerare gli scritti del pensatore di Treviri, senza indulgere , come allora, siamo nel 1970/71, era d'uso a facili sintesi o a strumentali interpretazioni.
La sua bibliografia è ricca di studi ed interventi, molti non sono stati pubblicati, come quello in occasione del Premio Giacomo Zanella al Comune di Monticello Conte Otto, dove espresse la sua prospettiva dialogando con il poeta.
Di Pietro G. Nonis rimarrà il suo atteggiamento filosofico, teso alla precisa conoscenza dei filosofi, anche nelle sfumature, il suo impegno nel servizio alla chiesa e all'umanità con attenzione e rigore.

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