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Permessi fantasma

Di Marco Milioni Domenica 14 Aprile 2013 alle 11:14 | 0 commenti

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Dopo lo shock per i lavoratori e la cessata attività su Desio & Robé cala il macigno di una clamorosa sentenza del Tar: per 25 anni senza permessi per i parcheggi il centro acquisti mai avrebbe potuto aprire. Condannata la regione, aria tesissima anche al comune di Grumolo

Nello stillicidio di esuberi, licenziamenti, inizi di cassa integrazione che da almeno tre anni si abbattono sulla provincia berica anche l'Est Vicentino ha avuto, tra le altre la sua croce. È la fine di dicembre del 2012. I dipendenti del centro acquisti Desio & Robé di Grumolo delle Abbadesse stanno per perdere il lavoro, la ditta a causa della crisi sta per chiudere. E scrivono un comunicato di poche righe pieno di mestizia, molti sono impiegati in loco da più di trent'anni, che fa il giro dei media locali: «Ci sentiamo di salutare i clienti che in questi giorni stanno davvero dimostrando affetto e solidarietà... A tutte le persone che ci leggono auguriamo un buon Natale e un felice anno nuovo con la grande speranza che possa esserlo davvero per tutti». Passano poche ore e il circolo di Rifondazione dell'Est Vicentino, è il 21 dicembre dell'anno scorso, dirama una nota molto dura con la proprietà: «Per anni l'esercizio commerciale è riuscito a competere con gli altri magazzini grazie ai prezzi favorevoli a fronte di una qualità della merce di livello base. Per anni le coppie e le famiglie meno agiate si sono rivolte a questa "Ikea" italiana. E per anni i titolari sono riusciti a fare il bello e cattivo tempo nella zona di Vancimuglio e Grumolo, sfruttando i dipendenti, chiedendo flessibilità e disponibilità; sovvertendo alle regole commerciali e anche urbanistiche».

Ed è nel segno di questo ammonimento che oltre alla vicenda della perdita dei posti di lavoro si somma quella delle irregolarità urbanistiche che da poco meno di trent'anni aleggiano come uno spettro su quella porzione di territorio incastonata tra l'hinterland di Vicenza e quello di Padova. Spettri che alla metà degli anni Duemila si materializzano nella persona di Agostino Cogo, un imprenditore del settore abbigliamento che avvia un complesso contenzioso legale con il comune di Grumolo e con alcuni confinanti. L'uomo si ritiene danneggiato a causa di una interclusione che i confinanti, sotto lo sguardo dell'amministrazione locale, avrebbero causato ad un suo fondo. L'imprenditore avvia così una guerra di carte bollate con la giunte di centrodestra che dominano nella zona. Prima con quella azzurra capitanata da Maria Luisa Teso, poi con quella di area Pdl retta da Flavio Scaranto. la vita politica locale va in fibrillazione quando lo stesso Cogo invia una letteraccia ai capigruppo del consiglio comunale grumolese. Denuncia alcune anomalie in una delle zone produttive della municipalità. È il 26 giugno 2007 e nella missiva si legge testualmente: «... Non si comprende ad esempio come sia possibile che l'immobile intestato alla ditta Desio & Robè srl sia classata... come opificio e fabbricato costruito per speciali esigenze... quando per le specifiche caratteristiche di vendita al dettaglio... dovrebbe essere ricompreso... nella categoria... grande distribuzione...». Gli esposti si moltiplicano. Scaranto accusa Cogo di tempestare l'amministrazione di richieste di documenti, in procura si apre un fascicolo. Cogo da parte sua punta l'amministrazione comunale e sostiene che ci sia il rischio «che per almeno un ventennio Desio & Robé abbia tenuta aperta l'attività senza rispettare alcune prescrizioni in materia di parcheggi e che eventuali permessi rilasciati o dal comune o dalla regione siano carta straccia.

La svolta arriva l'anno passato quando sempre Cogo imbastisce un ricorso al Tar del Veneto contro comune ed ente regionale per «l'inerzia serbata dall'amministrazione regionale» e per l'emissione di un provvedimento da parte della Regione Veneto sulla base delle decisioni assunte in passato. Detto alla grossa Cogo sostiene che quel centro acquisti mai avrebbe potuto avere i permessi per aprire perché carente di parecchi adempimenti in materia di parcheggi. La pratica viene affidata all'avvocato Ivone Cacciavillani di Stra nel Veneziano, uno dei più noti amministrativisti del Veneto.

A metà marzo la sentenza arriva nelle mani di Cogo ed è clamorosa. Non solo perché dà ragione al ricorrente e torto agli enti pubblici. Ma soprattutto per quanto scrivono i giudici Alessandra Farina, Giovanni Ricchiuto e Nicola Fenicia: «... Il ricorso risulta fondato a fronte dell'illegittimità dell'inerzia serbata dalla Regione, la quale, nell'ambito delle proprie competenze ed in osservanza di quanto da essa stessa statuito in occasione del rilascio del nulla osta per l'apertura dell'esercizio commerciale, avrebbe dovuto provvedere a dichiarare la decadenza del nulla-osta nell'ipotesi in cui non fosse stata osservata la prescrizione in tema di parcheggi». E ancora: «L'intervento della Regione risultava doveroso a fronte del chiaro inadempimento da parte della controinteressata, protrattosi per molti anni dall'avvenuto rilascio del nulla-osta...». Poi c'è un altro passaggio chiave: Sempre la regione viene condannata quindi a «provvedere disponendo la decadenza del nulla-osta in precedenza rilasciato, con tutte le conseguenze da ciò derivanti, anche per quanto riguarda gli adempimenti conseguenti di competenza delle altre amministrazioni coinvolte. A tal fine si dispone, di conseguenza, che l'amministrazione regionale provveda... nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione della presente».

La sentenza, pur non definitiva giacché le parti possono sempre proporre appello, è epocale perché cala su una vicenda quasi trentennale un macigno dal peso amministrativo immane che mette in discussione la vigilanza non solo degli uffici lagunari ma anche di quelli di Grumolo. Il cui sindaco al momento non si pronuncia: «Al momento non abbiamo le carte in mano per cui ci parleremo dopo averle lette con cura». Dal canto suo Cogo non entra nel merito della sentenza (che porta la data del 14 marzo 2013 al protocollo 00385/2013): «Preferisco che parlino gli atti e le memorie prodotte. Posso solo ricordare lo scherno e le umiliazioni patiti in questi anni da chi non ha mai voluto prendere in seria considerazione le segnalazioni che a più riprese ho inviato agli enti preposti».

Ora l'affaire Grumolo però potrebbe avere risvolti penali. Il mattino del 21 marzo Cogo è andato dritto di filata alla Guardia di Finanza di Vicenza per presentare un esposto. Al quale è allegata una dettagliata memoria a firma Cacciavillani. A pagina 2 della stessa l'avvocato scrive che «... Non si può ritenere peregrina l'ipotesi... che alla base sia dei venticinque anni di abuso di parcheggio sia per il disinteresse per il processo ci siano affidamenti extra legem... che solo la Procura della Repubblica potrebbe appurare...». L'avvocato parla poi della possibilità della esistenza nei confronti di possibili eventuali situazioni di illiceità di «una protezione» portata avanti «contra legem» e che ha così «efficacemente funzionato per venticinque anni». Ora la palla passa alle fiamme gialle, ma a Grumolo già si parla di situazioni simili anche per altri comparti produttivi o commerciali.


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