Passato e futuro corrono lungo la Valdastico Nord
Martedi 17 Giugno 2014 alle 14:10 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto, e pubblichiamo - Già lo Statuto di Vicenza  del 1264 prevedeva con preveggenza “la costruzione fra il territorio trentino e quello vicentino di tre distinte strade ‘que possint carrezari’ (attraverso la valle dell’Agno e il passo di Campogrosso verso la Vallarsa; attraverso la val Leogra e il Pian delle Fugazze ancora verso la Vallarsa; attraverso la valle di Posina e il passo della Borcola  verso la valle di Terragnolo).
Una delle quali ‘ad equitandum et carrezandum congruencius et levius’ da costruirsi a spese del comune, mentre le altre ‘fiant per consortes si volent’†come leggiamo in un saggio di Gian Maria Varanini sulla montagna veneta alla fine del Medioevo. La citazione sembra quasi volerci suggerire una singolare analogia con il presente, vuoi per la direttrice Vicenza-Schio-Thiene-Rovereto, vuoi per l’idea del coinvolgimento della realtà locale, chiamata a investire del proprio, vuoi infine  per l’arteria principale, veloce e adatta a sopportare il traffico merci, diremmo oggi,  da realizzarsi con fondi pubblici.
Storia antica, quella dei collegamenti tra il Vicentino, il cuore del Veneto, e Rovereto, la più  cosmopolita delle città trentine. Storia ricca di eventi e contraddizioni, di sospetti e veti incrociati:  dagli statuti medioevali vicentini bisognerà attendere il 1812 con l’autorizzazione di Napoleone Bonaparte che da Mosca decreterà il completamento della strada del Pian delle Fugazze, portata a termine in breve ma sotto l’egida austroungarica.
Forse non tutti i 45 sindaci che hanno sottoscritto l’appello da presentare al primo ministro per l’inserimento della Valdastico tra le iniziative del progetto “Sblocca Italia†avevano a mente questa nota storica, che non è solo curiosità singolare. Certo è che i 45 sindaci con la loro richiesta entrano nella storia di un collegamento che è vitale per il Veneto centrale e per l’asse Adriatico-Jonico: innestandosi nel Corridoio V (Progetto Ten-T n. 6) che unisce sviluppando connessioni intermodali la penisola iberica all’Ucraina, la Valdastico non solo sgrava l’asse del Brennero, ma diventa un elemento chiave di un progetto che può modernizzare non solo la rete infrastrutturale ma l’intero tessuto socio-economico del Nordest.
La partita che si gioca attorno alla Valdastico a Nord non è solo quella della fluidificazione del traffico o la vita di una concessionaria autostradale:  la macro-regione Adriatico-Jonica è l’unica spalla di collegamento indicata dall’Unione Europea tra l’Europa centro-orientale e il Mediterraneo riconoscendo così un ruolo di cerniera e interconnesione al nostro territorio nelle rotte di traffico commerciale con il Sud e l’Oriente: solo se sapremo dotarci i infrastrutture moderne potremo sfruttare la felice collocazione geografica.
Storia e futuro, dunque. In questa partita la Regione del Veneto ha già fatto una scelta chiara, battendosi per l’inserimento del prolungamento della Valdastico tra le opere strategiche riconosciute dal Governo. anche dal Governo Renzi: io stesso ho partecipato alle riunioni della Conferenza Unificata stato-Regioni e province autonome che ha sancito nell’aprile scorso questa scelta. Comuni e Regione non hanno dubbi. Cosa manca? La svolta potrebbe venire dai nostri parlamentari: i trentini e i sudtirolesi hanno portato a casa una totale autonomia fiscale e finanziaria facendo pesare al governo Letta, prima, e a quello Renzi poi il loro voto decisivo in Senato.  Come numero i parlamentari veneti in un gioco bipartisan potrebbero pesare molto. Molto più di quanto non si pensi: è ora che anche i Parlamentari veneti scendano in campo sotto la bandiera del Veneto.
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