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Parco Querini visto da una... "foresta"

Di Sara Girombelli Domenica 7 Dicembre 2014 alle 10:44 | 0 commenti

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Spesso accade che chi ha qualcosa non sa apprezzarne il vero valore finché non la perde. Ciò avviene anche con le città in cui si vive. Quando parlo con le persone di Vicenza e mi chiedono un'opinione sul loro centro ai miei apprezzamenti essi contrappongono lamentele sulla scarsa vitalità del centro cittadino e sulla qualità dei parchi e di quartieri specifici un po' abbandonati dalle amministrazioni comunali.

Come è vero che la maggior parte di queste e altre critiche sono fondate (anche se sarebbe sempre meglio che le critiche siano costruttive e non semplici commenti lanciati da dietro uno schermo), è anche vero che c'è sempre una realtà peggiore della propria e ciò viene dimenticato con troppa facilità.
Io sono nata e ho vissuto in un'altra città.

Parco Querini, uno scorcioVengo da Ancona, capoluogo delle Marche, una cittadina che per dimensioni non è molto diversa da Vicenza. Ancona, città dalle grandi potenzialità, distrutta letteralmente da anni di cattive gestioni, cementificazione, totale assenza di attrattive per i giovani (nonostante sia un centro universitario) e scarsa partecipazione della cittadinanza (forse perché ormai disillusa dalle tante problematiche).

Anche se non nascondo che anche qui sto sentendo e leggendo di offese al territorio, Vicenza, al confronto di Ancona, mi appare a prima vista davvero diversa. Per tale motivo vorrei spezzare una lancia a favore di ciò di positivo che mi ha colpito fin dalla prima volta che l'ho visitata, senza, però, chiudere gli occhi in futuro su ciò che colliderebbe con le mie prime impressioni ed emozioni.
Vorrei parlare di Parco Querini e nel farlo vorrei parlarne da forestiera, da persona comune che ha vissuto realtà urbane decisamente diverse da quella che respiro in questa città. A mio parere Parco Querini è una perla rara che andrebbe custodita nel migliore dei modi. Un vero e proprio polmone verde nel cuore della città. Fortunatamente non è l'unico, anzi una delle cose più belle di Vicenza è il poter constatare che tuttora sopravvive un elevato numero di aree verdi aperte al pubblico, alcune enormi, come Campo Marzo, la prima cosa che ho visto quando ho messo piede fuori dalla stazione. Ne sono rimasta incantata. Ditemi tutto quello che volete, che c'è delinquenza, che il parco è ghettizzato, ma chi ha sempre vissuto in mezzo al cemento la percepisce la differenza.

Parco Querini, dalla parte della naturaVi invito a metter piede fuori della stazione di Ancona, o quella di Roma Termini (città in cui ho passato quattro anni): la prima cosa che vedreste sarebbero palazzi dalle strutture infelici e tanto traffico. Forse, allora, vi rendereste conto davvero di ciò che ancora Vicenza non ha perso (a meno che non si voglia cancellare ora la sua stazione pro Tav..., ndr).
Al di là del verde, comunque, delle architetture presenti all'interno di Parco Querini (come ad esempio Il tempietto monoptero, costruito in stile classico da Antonio Piovene nel 1820), quello che prima di tutto mi ha colpito è la presenza di tantissimi animali che hanno stabilito i loro nidi e le loro tane all'interno del verde cittadino. Passeggiando lungo i percorsi del parco ho incontrato e fotografato, galli e galline, fagiani, nutrie, tartarughe, anatre e un numero imprecisato di conigli. Non potevo crederci, dovevo portare una prova tangibile a casa per dimostrare che un posto simile esiste davvero ed è un'oasi comunale. L'impressione è quella di immergersi in un mondo parallelo, lontano dal traffico e dal via vai della città, dove la coesistenza pacifica tra esseri umani e regno animale non sembra poi così utopica. In una società dove persino il collare del migliore amico dell'uomo, il cane, è realizzato in cuoio animale (due pesi, due misure, non è un po' una contraddizione?), il solo fatto che esista un'area del genere dentro una città turistica è qualcosa di stupefacente. La maggior parte dei bambini italiani vede questo tipo di animali soltanto sui libri o nei cartoni e difficilmente hanno un contatto con loro e con la natura diverso da quello che si vive grazie alle immagini artificiali o mediate da chi le realizza. Poter osservare da vicino conigli, nutrie e volatili è un'occasione molto speciale per imparare lezioni come quella del rispetto e della tolleranza nei confronti di altri esseri viventi (e quindi, indirettamente, anche verso uomini e donne diversi da se stessi). Osservare, ma non toccare (a meno che il contatto non sia voluto da entrambe le parti). Non maltrattare, ma rispettare gli spazi e le esigenze altrui. Parco Querini, in questo senso, è una vera scuola di tolleranza e un tesoro da coltivare e proteggere. Molti mi faranno notare alcuni problemi che affliggono il parco attualmente, privo di controlli approfonditi sulle nascite della fauna o teatro di episodi come quello del ritrovamento di siringhe, ma io ribatterò dicendo che il degrado è conseguenza diretta dell'indifferenza. Bisogna difendere insieme ciò che ha un valore comune, ma se i cittadini non si rendono conto di questo chi dovrebbe portare avanti le iniziative a tutela della vivibilità cittadina? Prima bisogna imparare ad apprezzare ciò che si ha, poi si attiveranno gli strumenti per valorizzare quel qualcosa. Prima che sia troppo tardi.

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