Parco della pace a Vicenza: i nascituri ringrazieranno?
Mercoledi 4 Ottobre 2017 alle 10:27 | 1 commenti
Il futuro apparterrà a coloro che verranno. E' compito dei genitori e degli amministratori preparare per loro un buon futuro. All'insegna di questa prospettiva aprirà il cantiere dell'erigendo Parco della pace (ndr per Antonio Dalla Pozza: questo articolo sì, è scritto da Italo Francesco Baldo) nella primavera del 2018, giusto in tempo per le elezioni amministrative, dove ancora una volta il parco sarà la bandiera dei futuri amministratori. Purtroppo mai è stato chiarito da parte di chi, cavalcando il parco senza cavallo, ovviamente, tranne quello dei pantaloni, ha dato tutto se stesso per la città quanto costerà oggi e domani, per i nascituri, il parco stesso, per predisporlo prima e soprattutto poi per gestirlo.
Quattro conti sarebbero cosa opportuna, in modo che i cittadini sappiano da subito quanto sborseranno. Certo il verde, amore per la natura, lo diceva giù Dario Paccino negli anni settanta del secolo scorso in L'imbroglio ecologico, Torino,Einaudi, 1972 denunciava la falsa coscienza dell'ideologia ecologica (p.51), quella che crede che basti costruire un parco, ad esempio, per risolvere il problema della qualità della vita. Le Corbusier lo avvertiva, perchè non è con il solo verde pro capite che l'uomo non sarà tormentato. Bisogna agire anche nel contesto più vasto, quello urbano: "la città , osservava il grande architetto, non corrisponde più alla sua funzione che è quella di difendere l'uomo e di difenderlo bene" .
A ciò concorrono tantissimi elementi, anche la semplice pulizia dei servizi, la sicurezza del passeggiare, la cura dei marciapiedi dove non s'inciampi, dei parcheggi liberi da tangenti e tangentine: in una parola al progetto del Parco della pace manca una vera e precisa visione sia politica sia amministrativa della città di Vicenza.
Per anni si è provveduto "a taconi" qua è là aggiustando, mai progettando. Se chiedete ai sostenitori del parco, vi risponderanno con la classica ideologia ecologica, quella capitalista per intenderci, ovvero: il verde è un bene, la costruzione del verde arreca vantaggi. E' un falsa coscienza quella che risponde, perchè dietro a queste parole non vi è un progetto per Vicenza. Temo che il problema del verde sia impostato, parafrasando Dario Paccino, in modo da far pagare lo scotto ai danneggiati, e guadagnarci, magari solo, come è accaduto, la poltrona di sindaco.
Dietro a tutto questo amore per la natura, pardon per i parchi, vi sta un'ideologia che crede che con il verde si riuscirà a evitare il cataclisma finale della natura stessa. Accanto ci sono coloro che ritengono che migliori condizioni naturali possano consentirci di affrontare i mali sociali della città e, infine, coloro che sperano nella restituzione del paesaggio vicentino, anche se, in questo caso, non basta un parco ma ci vorrebbe ben altro.
Certo, si dirà che alcuni non comprendono l'enorme portata per il futuro del parco della pace e che essi sono nemici del verde, dei parchi, del benessere naturale, ecologico, ecosostenibile, ecc. ecc. secondo il ben noto vocabolario degli slogan. Ma quando mai a Vicenza si è progettato negli ultimi dieci anni per la città nel suo complesso, senza illusioni futuribili? Mai, se non una visione lontana nel tempo, il 2030. Ma chi è oggi in grado di prevedere che accadrà in quella data? Il parco della pace come luogo da visitare, dove fare pic nic, dove correre e magari trovare le panchine dove i pensionati vedranno i nascituri correre felici, evitando di andare in campagna, troppo inquinata e quasi un mare cancerogeno. La verità è che le stesse aree cittadine stanno dando fondo alle riserve non rinnovabili, e costruiscono illusioni ecologiche, spesso più atte alla politica che non ai cittadini e alla natura.
E tu cittadino che urti le propagande politicanti delle illusioni ecologiche "non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote/ ciò che si vuole, e più non dimandare" (Divina Commedia, Dante Alighieri).
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