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Pacifismo vicentino, Baldo: è strano

Di Citizen Writers Mercoledi 18 Settembre 2013 alle 08:44 | 0 commenti

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Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo.

Si riflette meglio quando non vi è l'urgenza degli avvenimenti e quando si è speso molto per essere in ogni modo d'attualità. Ogni accadimento, si spera, ha una sua logica e spesso essa è ben chiara ed evidente, ma talora capita che questa non sia così comprensibile oppure lo è solo se si sta molto attenti ai particolari. 

A Vicenza, forse memori di un modo di spoliticare che si svolgeva poco all'aperto e molto nelle sacrestie ovvero al riparo da occhi troppo indiscreti, accade che si manifesti uno strano pacifismo. Esso ha avuto inizio non come storicamente accertato con la fine dell'epoca napoleonica, dove si celebrava la fine della tirannia, dell'empietà, ma dalla costruzione di una base americana, secondo i trattati regolarmente stipulati dal governo italiano e ben ratificati dal Parlamento, che Mi, dicesi MAI ha detto alcunché in merito, perché lo considerava legittimo. A Vicenza contro gli americani si è scatenata un'ondata detta di pacifismo, ma in realtà molto chiaramente e solo antiamericana. Attori e perfino presbiteri tuonavano e tuonano contro la base americana. Tacevano allora come oggi su tutte le altre saituiazioni di guerra. Mai una protesta e da nessuna parte contro la Cina e Piazza Tien An Men, contro i gulag della Corea del Nord o del Vietnam, nessuna protesta contro i massacri di cristiani nel Sudan, nessuna protesta contro Putin a favore della Cecenia, nemmeno per il Kurdistan, nemmeno per l'Afghanistan o l'Iraq. Nessun moto pacifista, un menefreghismo pressoché totale e in ogni sede. Istituzioni deputate ad affermare la pace, nulla facevano, e così altre istituzioni. Quando si è trattato di andare contro gli Stati Uniti, tutti pronti come negli anni Cinquanta quando il Partito comunista utilizzava la colomba di Picasso per far mostra di pace. Il Sindaco attuale di Vicenza ci ha fatto pure campagna elettorale e sulla scia dell'antiamericanismo ha fatto carriera, salvo poi esibire sulla giacca la bandiera degli USA.Non si è mai compreso il perché di quest'amicizia che emerge talora solo l'11 settembre d'ogni anno, quando si commemorano le vittime delle due torri di New York. Il movimento pacifista vicentino è stato ed è il No Dal Molin, che negli anni ha mantenuto viva la sua opposizione agli USA, ma mai contro le altre situazioni di guerra, non si è certo impegnato contro Al Quaeda o contro i massacri di cristiani in Nigeria. Conta solo l'essere antiamericani e ciò mascherato da una prospettiva pacifista, che è solo in un direzione. E' bastato che soffiassero nuovamente venti di guerra di fronte ai massacri di Assad il tiranno siriano da parte degli USA, ed ecco ricomparire il pacifismo vicentino. Possibile che fino ad oggi non si sia trovata nemmeno un'oretta per manifestare contro Assad? Nulla, ma se vi è la possibilità di manifestare contro gli americani, allora subito pronti.
Ciò che mi ha sempre insospettito del pacifismo vicentino è proprio questo, se si tratta di essere contro gli americani considerati sempre, come fa certa destra estrema, negativi e magari guerrafondai, allora mobilitazione e solo in queste occasioni contro le guerre, ma poi, guarda caso, si manifesta solo contro gli USA, magari accennando in modo generico contro la guerra comunque. Vi è qualche cosa che non quadra.
La Pace non è una richiesta, che si fa quando vi è una minaccia, è uno stile di vita, e il grande sostenitore della pace Erasmo Da Rotterdam ha sempre sostenuto che essa è a priori in ogni momento e luogo, a partire dal cuore stesso di ogni persona. Alla pace sono invitati tutti e tutti dobbiamo condannare la guerra di offesa, non occasionalmente e contro qualcuno. I popoli hanno diritto a difendersi contro chi intende togliere loro il bene più prezioso, quello della vita. Dobbiamo, se possiamo, aiutare costoro, come fecero molti giusti per gli Ebrei e in ogni tempo. La pace non è una questione riducibile a sola politica, per la pace bisogna anche operare e talora pagarla anche a caro prezzo. Soprattutto l'atteggiamento deve tentare di essere coerente e non d'occasione e magari d'occasione antiamericana. Con ciò non s'intende promuovere certo la guerra, ma la pace che è un bene che va affermato quotidianamente e salvaguardato in ogni luogo di questo mondo. Ma temo che prevalga, come sempre, quella visione di parte che è un essere "contro" e ciò non è un vero stile pacifico, ma nuovamente una presa di posizione partitica e non una visione morale che ispira la politica, che si fa ogni giorno e non occasionalmente quando serve alla propria limitata visione.

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