Quotidiano | Categorie: Animali, Agricoltura

Orso "stermina" Altopiano di Asiago, Cerantola della Coldiretti: incomprensibili divergenze interne della Regione Veneto

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 24 Agosto 2014 alle 20:13 | 0 commenti

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Coldiretti Vicenza  -  Ventidue bovini, due asini ed una capra. Questa la strage compiuta in pochi mesi del 2014 dall'orso M4, che alle spalle vanta precedenti significativi di predatore. Nel 2013, infatti, ha sterminato 15 bovini sul Monte Baldo (otto sul versante trentino e sette su quello veneto) e l'anno precedente le vittime tra i bovini si attestano su cifre analoghe.

I forestali hanno tentato sia nel 2012 che nel 2013 di catturarlo, ma ogni tentativo è risultato vano. Ora l'orso in questione continua a vagare indisturbato e nella più assoluta sicurezza per la sua incolumità, e continuiamo a sentire lezioni impartite da famosi esperti di plantigradi, che arrivano anche da territori lontani ed indicano le norme di buon comportamento e convivenza con l'animale, considerato bizzarramente "innocuo e schivo". "È il caso della recente intervista ad un funzionario della Forestale, che ha maturato la propria esperienza in un territorio del tutto diverso dal nostro, quindi con problematiche non comparabili, inconsapevole di cosa sia la vita in malga - spiega il direttore provinciale di Coldiretti Vicenza, Giovanni Pasquali - che ignora, tra le altre cose, il fatto che di notte chi vive in malga è solo con sé stesso, senza alcun tipo di protezione per l'incolumità propria e degli animali allevati". Confondere le modalità di alimentarsi di un orso spietato, che lascia morire agonizzanti decine di bovini, asini e capre, con il fatto che anche l'uomo si alimenta degli stessi animali predati dal plantigrado è un'evidente grave distorsione, di fronte alla quale è opportuno che gli organi preposti riflettano adeguatamente prima di schierare funzionari o dirigenti che si lasciano andare a certe sconcertanti affermazioni. Gli unici suggerimenti dagli esperti che arrivano è di installare recinzioni per difendere gli animali che alla prova dei fatti vanno bene solo per tener sotto controllo degli animali domestici. Coldiretti non ha pregiudizi nei confronti dell'orso o di altri animali selvatici. Le decine di animali sterminati non rappresentano un pregiudizio, ma un dato di fatto, di fronte al quale occorre interrogarsi e fornire risposte concrete. Come bisogna interrogarsi sull'intero progetto life ursus, che prevedeva il ripopolamento dell'orso bruno per arrivare nell'arco di 40 anni ad una popolazione di circa 50 esemplari, mentre a soli 15 anni dall'avvio dell'iniziativa ci sono oltre 50 orsi nel solo Trentino. A dimostrazione di ciò la recente notizia che la provincia di Trento ha chiesto al Ministero dell'Ambiente che anche altri territori accolgano i loro orsi, in quanto sono troppi per il loro territorio ed il progetto, evidentemente, è sfuggito di mano ai suoi ideatori, con conseguenze a scapito degli abitanti dei territori interessati. "Sono trascorsi quasi due mesi da quando, il 4 luglio scorso, è stata autorizzata l'installazione del radiocollare sull'orso M4. Decine di uomini stanno lavorando per la sua localizzazione e cattura, senza alcun risultato concreto. D'altro canto, se sono due anni che personale specializzato rincorre quest'orso per acciuffarlo senza esito, si fa fatica a pensare che i risultati possano cambiare. Forse - sottolinea il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola - è il caso di chiedersi se sia il caso di cambiare strategia in considerazione del tipo di plantigrado che abbiamo di fronte ed abbandonare i protocolli standard per applicarne uno alternativo per questi soggetti molto problematici, come è stato definito M4 da tutti gli esperti di orsi". La confusione e l'inconcludenza regnano. Dalle lettere apparse nella stampa locale emerge chiaramente l'incapacità di comprendere ciò che sta accadendo, paragonando animali in libertà con altri che si trovano negli zoo o nei parchi naturali. C'è chi sostiene che i malghesi devono imparare a convivere con animali come lupi, linci ed orsi. "Una grave situazione - aggiunge il presidente Martino Cerantola - che pone l'accento sul fatto che non siamo educati a conoscere e rispettare questo tipo di animali selvaggi. Coldiretti Vicenza ha da sempre chiesto l'allontanamento di quest'orso da luoghi abitati da animali che possano essere predati e dall'uomo. La natura onnivora dell'orso gli permette di vivere cibandosi di molte altre cose, non solo di bovini ed animali che vengono allevati non per il piacere dei malghesi, ma per garantire l'alimentazione umana. È apprezzabile l'interessamento della gente che in malga trascorre qualche ora durante le calde estati cittadine, ma prima di scrivere lettere ai giornali o intervenire nei social network, occorre essere informati, conoscere il lavoro che viene svolto, con rischi e tutele". Di certo c'è che alcune malghe stanno per essere abbandonate, per mettere in sicurezza gli animali e consentire ai malghesi di condurre una vita più serena. A rimetterci, evidentemente, sarà la collettività tutta, in quanto le malghe sono di proprietà dei Comuni e se non vengono utilizzate questi non percepiranno gli affitti, quindi oltre al danno economico nel medio periodo si assisterà all'abbandono totale di un patrimonio unico in Europa. "Tutto ciò per non voler affrontare in modo efficace il problema. La Regione Veneto - conclude il presidente Martino Cerantola - ha approvato la modifica al piano di azione Pacobace, che prevede le modalità operative da applicare in questi casi, ma non viene attuato, mentre emergono nella stessa Regione posizioni divergenti". Da una parte chi sostiene che pur comprendendo il disagio causato dall'orso agli allevatori, bisogna andare avanti, dall'altra i sindaci dell'Altopiano che toccando con mano i problemi causati dal plantigrado ne chiedono l'abbattimento, come l'assessore Elena Donazzan, che sostiene che non è più accettabile questa situazione e l'orso va eliminato. Ed il consigliere Costantino Toniolo che a sua volta si sta interessando per trovare la soluzione definitiva a questa anacronistica situazione. In mezzo ci sono gli allevatori e gli operatori turistici, che assistono tra l'incredulo ed il rassegnato, questa farsa subendone i danni economici che non saranno mai ripagati per intero.


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