Opinioni | Quotidiano | Categorie: Politica

Napolitano e Berlusconi: senza freni, senza vergogna

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 21 Settembre 2013 alle 20:28 | 1 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo - Il presidente Napolitano continua in quella che vuol farci credere un'opera di "pacificazione" nazionale. Lo fa con dichiarazioni che, di fatto, tendono a salvaguardare il "suo governo" di larghe intese e, poco a poco, sgretolano i principi della Costituzione. Napolitano, rileva un “perdurante conflitto tra giustizia e politica“ e chiede ai magistrati “equilibrio, sobrietà, riserbo, assoluta imparzialità e senso della misura e del limite”.

Ritiene, anche, necessaria una riforma della giustizia che non deve essere ostacolata dai magistrati. Una "riforma" che è, poi, quella proposta dai "saggi" da lui stesso nominati. Una riforma che mette vincoli e paletti alle indagini. Quelle di Napolitano possono sembrare dichiarazioni frutto della saggezza dovuta all'esperienza e all'anzianità (non solo politica) del presidente.

Non è così.

Quelle di Napolitano sono, senza ombra di dubbio, affermazioni ambigue e pericolose specialmente perché pronunciate dopo il video messaggio del pregiudicato Berlusconi. Frasi che evidenziano una sorta di equidistanza presidenziale tra chi delinque e viene condannato in forma definitiva per frode fiscale (come Berlusconi) e chi fa il proprio lavoro di indagine nei riguardi di chi è sospettato di reato. Sono dichiarazioni gravissime, per nulla consone a chi presiede il consiglio  superiore della magistratura e a chi dovrebbe difendere la Costituzione e farla applicare.

Napolitano sembra ossessionato dall'idea di far sopravvivere il governo delle "larghe intese". Per salvarlo è disponibile a qualsiasi cosa. Così Napolitano, di fatto, giustifica le posizioni eversive e inquietanti di Silvio Berlusconi, leader e “proprietario” di una forza politica determinante per la tenuta del governo.

Senza freni né vergogna, gli dà, di fatto, ragione.


Commenti

Inviato Sabato 21 Settembre 2013 alle 22:03

Certo che non si perdona ad un comunista che dice di non esserlo più!
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