Muore Andreotti, ma sopravvive la sua fama. E il "compromesso storico", ora solo inciucio
Lunedi 6 Maggio 2013 alle 14:55 | 1 commenti
Scriveva poco fa Matteo Tonelli su La Repubblica.it  in uno dei mille commenti sulla morte appena annunciata di Giulio Andreotti: «Non è facile raccontare uno dei protagonisti dell'Assemblea costituente, sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli esteri, e delle Finanze e del bilancio, del Tesoro e degli interni. C'è la firma di Andreotti sul trattato di Maastricht, sulla legalizzazione dell'aborto, sulla nazionalizzazione del Totocalcio. La sua mano sulla decisione di adottare l'inno di Mameli come inno d'Italia...»
Io l'ho conosciuto a Roma  a cavallo tra gli anni 60 e 70 non certo perchè frequentassi il Pli di via Frattina come giovane liberale, amico, tramite mio padre, di Aldo Bozzi, ma fan personale di Zanone e Bonea, allora all'ala sinistra del partito.
Ma perché il figlio Stefano era mio collega alla facoltà di Ingegneria a S. Pietro in Vincoli vicino al Colosseo e soprattutto perché un mio cugino di secondo grado e più adulto di me mi aveva varie volte "esibito" la sua vicinanza al divo Giulio, a cui spesso prestava il suo ammirato servizio da poliziotto, non ricordo se di scorta o per altre mansioni.
E con mio cugino avevo anche avuto modo di entrare nell'appartamento di Via Vittorio Emanuele II, a due passi dal Vaticano.
Ero, e a modo mio ancora sono, liberale e perciò aborrivo i democristiani. Come Andreotti.
Ma oggi come non si possono rimpiangere i politici di allora e anche di pochi decenni fa, anche statisti nel caso del sia pur discusso Giulio, quando oggi siamo governati da chi non è lontanamente neanche la loro controfigura?
Per non parlare del gap politico interno alle coppie Bersani Berlinguer, Almirante Fini, Berlusconi Craxi non ce ne voglia Enrico Letta se gli ricordiamo che Andreotti fu uno dei costruttori con un certo Aldo Moro del "compromesso storico".
Se oggi l'accordo che lui, da sinistra (!), ha siglato con Angelino Alfano, a destra )?), al confronto è solo un piccolo "inciucio" un motivo ci sarà .
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Era un concerto di aspirazioni e speranze quello che suonava allora il "genio" italiano. Oggi noi, modesti strumentali, suoniamo per tenere acceso il ricordo di una musica che attende il risveglio del suo "genio", del popolo.