Mozione parlamentare di Cappelletti sulla vicenda Mose
Mercoledi 30 Luglio 2014 alle 16:31 | 0 commenti
Enrico Cappelletti, M5S - Nei giorni scorsi il Sen.Cappelletti ha depositato, come primo firmatario, una Mozione parlamentare (di seguito ndr), sulla vicenda relativa alla progettazione e alla realizzazione del sistema Mo.s.e. L'inchiesta ha portato alla luce un sistema illecito molto più ampio di quello che avremmo mai potuto immaginare, fatto di corruzione, concussione, riciclaggio, conti all'estero, fondi neri, finanziamento illecito ai partiti, favoreggiamento personale, millantato credito.
Il M5S non accetta che venga messo un silenziatore a questa vicenda,ma vuole tenere i fari ben puntati sul malaffare che ha circondato il Mo.se., facendo luce sulle gravi carenze nel sistema di vigilanza e controllo esercitato dalle amministrazioni pubbliche sui grandi appalti, sulle responsabilità penali personali dei soggetti coinvolti, sull’effettiva funzionalità dell’opera,
 impegnando  il Governo a riferire sui seguenti punti, sotto esposti in sintesi:
1-provvedere alla cancellazione dell’originaria concessione con il Consorzio    Â
  VeneziaNuova
2-procedere all’immediata verifica tecnico-scientifica e contabile del progetto
  Mo.se.
3-adottare misure immediate di penalizzazione delle imprese coinvolte
4-riesaminare gli atti e le procedure seguite, valutando le eventuali
  responsabilità e recuperando le risorse sottratte alla collettivitÃ
5-riferire in Parlamento sullo stato delle commesse legate agli appalti per le
  Grandi Opere
6-procedere alla revisione del quadro normativo sull’affidamento dei lavori
  pubblici
7-ripristinare le procedure di valutazione d’impatto ambientale
8-rivedere la normativa in materia di affidamento di lavori e finanza di progetto
9-rafforzare la normativa in materia di conflitti di interesse
A tutt’oggi nessun Parlamentare Pd ha firmato:forse perché il Senatore Zanda ,PD, presidente per 9 anni del Consorzio Venezia Nuova, e poi dimissionario, ha avuto un ruolo fondamentale in questa storia di furto gigantesco?
Il Ministro Lupi dichiara che l’opera deve continuare: quali sono le garanzie che la corruzione non continui?
E’ necessaria una netta inversione di tendenza rispetto alla linea sin qui seguita dalle Istituzioni, restituendo credibilità e autorevolezza all’azione pubblica per arginare il dilagare del malaffare.
Siamo il paese più corrotto d’Europa e di combattere la corruzione ce lo
chiede l’Europa! Evidentemente non una priorità per PD e PDL-FI!
Mozione
Il Senato,
premesso che:
le risultanze delle recenti inchieste della magistratura hanno evidenziato diffuse, pluriennali e
capillari illegalità nel sistema degli appalti pubblici relativo al sistema delle dighe mobili del
modulo sperimentale elettromeccanico (Mose) di Venezia. La complessità tecnico-scientifica
dell'intervento, la valenza ambientale degli obiettivi asseritamente perseguiti dall'opera strategica di
interesse nazionale per la salvaguardia lagunare, l'ingentissima e crescente quantità di denaro
pubblico profusa nel corso dei decenni per i lavori connessi e il coinvolgimento degli stessi livelli di
controllo nelle illegalità riscontrate dalla magistratura rendono ancor più evidente la valenza
negativa del pervasivo sistema di corruzione che la Procura della Repubblica di Venezia ha portato
alla luce e tuttora in via di disvelamento, nell'ambito del quale sono risultate indagate o sottoposte a
misure cautelari personali decine di amministratori pubblici, funzionari, uomini politici ed
imprenditori, a marcare l'inusitata trasversalità e ampiezza del consolidato sistema corruttivo
formatosi intorno alle "grandi opere" come il Mose;
sin dall'istituzione, nel 1984, del comitato di indirizzo, coordinamento e controllo di questi
interventi (il «comitatone»), la progettazione e l'esecuzione delle opere venne affidata ad un unico
soggetto, il consorzio "Venezia nuova", ma soltanto nel 1992, in seguito all'approvazione del
progetto preliminare da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici, il Mose venne sottoposto a
procedura di valutazione di impatto ambientale che diede, peraltro, esito negativo, come si rileva
dallo specifico decreto del Ministero dell'ambiente del 24 dicembre 1988 con cui si esprimeva
"giudizio di compatibilità ambientale negativo". A questo non è mai seguito un altro decreto
conseguente ad una nuova e ulteriore valutazione favorevole dell'opera, come confermato
recentemente dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in risposta all'atto di
sindacato ispettivo della Camera 3-00876 durante la seduta dell'11 giugno 2014. Nel 2002 venne
presentato il progetto definitivo, mentre solo nell'aprile 2003 se ne avviò la realizzazione. Sono
quindi stati registrati ritardi e aumenti considerevoli nelle spese, tanto che il Mose rientra tra le più
costose opere pubbliche mai commissionate in Italia, il cui onere viene sostenuto pressoché
interamente dallo Stato. Il progetto è stato puntualmente ed analiticamente criticato da associazioni
ambientaliste e comitati di cittadini, per l'impatto ambientale, l'inutilità ed inefficacia e per gli
eccessivi costi di realizzazione. Attualmente l'opera non risulta ultimata, dal momento che si
ipotizza di procedere all'installazione delle paratoie mobili nel 2016;
il consorzio Venezia nuova, concessionario per conto del Magistrato alle acque di Venezia dei
lavori per la progettazione e la realizzazione del sistema Mose rappresenta il soggetto attuatore che,
sulla base di un contratto di programma pluriennale, stipula gli atti necessari alla realizzazione dei
singoli interventi, tra i quali si inseriscono le destinazioni dei finanziamenti istruiti dalla struttura
tecnica di missione, istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ai sensi della legge
n. 443 del 2001 (la "legge obiettivo") approvati dal Comitato interministeriale per la
programmazione economica;
particolarmente inquietante è il lievitare dei costi dell'opera. Il totale delle assegnazioni finanziarie
destinate al complesso degli interventi riguardanti il sistema è di poco inferiore a 5 miliardi di euro,
gestiti in base al contratto stipulato nel 2005 tra il Magistrato alle acque di Venezia del Ministero
delle infrastrutture e l'ente attuatore consorzio Venezia nuova. Il valore complessivo del Mose
ammonta a quasi 5 miliardi e mezzo di euro, la gran parte dei quali riferita ai lavori, mentre mezzo
miliardo di euro è ascrivibile alle piattaforme informatiche per la gestione delle informazioni
connesse all'idrografia della laguna ed alla manutenzione fisica del sistema, nonché agli interventi
previsti nel piano delle misure di compensazione, conservazione, riqualificazione ambientale e
monitoraggi imposte dalla Commissione europea. Circa 560 milioni di euro risultano essere oggetto
di approfondimento ai fini dell'assegnazione. Tali risorse derivano solo in minima parte da
un'originaria assegnazione derivante dal complesso normativo che costituisce la legge speciale per
Venezia, essendo state integrate ripetutamente mediante il ricorso alle leggi finanziarie annuali e
con le relative deliberazioni del CIPE. Dei quasi 5 miliardi, 600 milioni di stanziamento sono stati
oggetto di revoca nell'ambito delle recenti misure di contenimento della spesa pubblica ma la legge
n. 147 del 2013 (legge di stabilità per il 2014) ha autorizzato la spesa complessiva di oltre 400
milioni di euro per il periodo 2014-2017 per la prosecuzione immediata dei lavori (comma 71
dell'art. 1);
gravemente carente si è dimostrato il sistema di vigilanza e controllo esercitato dalle
amministrazioni pubbliche, comprese le strutture ministeriali, tra le quali il Servizio per l'alta
sorveglianza delle grandi opere e il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi
opere (CCASGO) presso il Ministero dell'interno. Tale sistema, che pure prevede un'articolata
filiera di comunicazioni per il monitoraggio degli interventi, la prevenzione e la repressione dei
tentativi di infiltrazione mafiosa, un sistema informatico di vigilanza relativo ai dati di tutti i
contratti e subcontratti della filiera delle lavorazioni, un sistema di interconnessione dei dati da
parte delle amministrazioni interessate, nonché una banca dati delle informazioni interdittive
previste dal codice antimafia (di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011), unitamente alla
possibilità di effettuare sopralluoghi tecnico amministrativi presso i cantieri, non ha impedito il
verificarsi di irregolarità che, a parte le eventuali responsabilità penali personali dei soggetti
coinvolti, disvela in tutta la sua gravità le criticità della legislazione vigente in materia di grandi
opere strategiche, introdotta con l'esplicito fine di derogare alla normativa ordinaria e ai relativi
sistemi di controllo;
lo stesso atto contrattuale fra lo Stato (Magistrato alle acque) ed ente attuatore, che stabilisce costi e
tempi per la realizzazione delle opere, si è rivelato palesemente inidoneo a prevenire e svelare per
tempo, bloccandole alle origini, le sistematiche interposizioni corruttive che nel corso dei decenni
hanno accompagnato lo sviluppo del Mose, in spregio del superiore obiettivo di salvaguardia
dell'intera laguna di Venezia e con gravissimo danno per la stessa immagine internazionale
dell'Italia. Solo a seguito dell'inchiesta si è prospettata la necessità di un intervento straordinario di
controllo avente ad oggetto la coerenza fra spese e lavori eseguiti. Tale tardiva iniziativa è peraltro
ben lungi dall'essere concretamente e speditamente portata a termine, con l'adozione dei
provvedimenti necessari e conseguenti nei confronti dell'ampia rete di persone dedite alla
distrazione di risorse pubbliche mediante corruzione, concussione, riciclaggio, costituzione di fondi
neri e distorsioni del sistema di appalti relativi al Mose;
l'estrema gravità delle condotte emerse è sancita dai nomi delle persone a vario titolo coinvolte
nell'inchiesta, tra le quali spiccano, proprio per le funzioni ricoperte, il sindaco di Venezia, l'ex
presidente della Regione Veneto, l'ex segretario del CIPE nonché stretto collaboratore di un ex
Ministro dell'economia e delle finanze, 2 esponenti del Magistrato alle acque di Venezia, un
magistrato della Corte dei conti, un ex generale della Guardia di finanza, un assessore regionale ed
una parlamentare europea uscente. Nel 2009 fu ipotizzata, a carico di una delle aziende impegnate
nei lavori di costruzione delle barriere, l'accusa di avere emesso fatture false o gonfiate per
costituire fondi esteri da utilizzare a fini corruttivi, e già nel 2013 si verificarono diversi arresti che
coinvolsero, tra gli altri, il presidente del consorzio Venezia nuova e collaboratori di esponenti
politici locali e nazionali. Nonostante ciò ed a dispetto delle numerose denunce e degli allarmi
intervenuti nel corso degli anni, nonché degli atti di sindacato ispettivo depositati in Parlamento,
nessuna iniziativa di rilievo risulta essere stata assunta per bloccare l'operato del sistema corruttivo,
fino all'ultima ondata di arresti del giugno 2014. Il consolidamento del sistema criminoso sarebbe
testimoniato anche dal fatto che l'erogazione illecita di denaro per alcuni personaggi coinvolti
prescindesse dal singolo atto per configurarsi quale sorta di rendita di posizione connessa alla carica
ricoperta in funzione della realizzazione dell'opera strategica nel suo complesso. La vicenda
giudiziaria del Mose è arrivata a poche settimane di distanza da quella su Expo 2015, altra opera
strategica di rilevantissimo importo finanziario, che ha coinvolto funzionari, esponenti politici,
vertici di enti pubblici e aziende private;
sempre nel 2009 numerose associazioni avevano presentato alla Corte dei conti e al Ministero delle
infrastrutture una segnalazione-esposto che si riferiva ad uno studio eseguito da una società di
consulenza tra le più qualificate ed autorevoli a livello mondiale per la modulazione numerica di
sistemi marini complessi che interagiscono tra loro in modo ondoso la quale, su incarico ricevuto
dal Comune di Venezia nel 2008, dimostrava che le paratoie di sollevamento del Mose presentano
fenomeni di risonanza ovvero sono dinamicamente instabili. Conclusioni peraltro ribadite a seguito
di dubbi avanzati dal Comitato tecnico di magistratura dello stesso Magistrato alle acque di
Venezia. Le associazioni citate hanno evidenziato come sia costantemente prevalsa la volontà di
proseguire in un'opera la cui funzionalità è stata più volte messa in discussione da autorevoli
considerazioni tecnico-scientifiche in mancanza di adeguato dibattito sulle possibili alternative,
evidenziando i profili di responsabilità per danno erariale assumibili nei confronti dei responsabili
politici ed amministrativi dell'iter sin qui seguito;
se i soggetti preposti ai controlli e alla vigilanza dell'opera, gli organismi tecnici e gli apparati
amministrativi pubblici competenti avessero prestato attenzione alle petizioni e alle documentate
denunce venute dai cittadini e dalle associazioni nonché da numerosi esponenti indipendenti del
mondo scientifico e professionale, l'iter dell'opera sarebbe stato ben diverso e minore spazio
avrebbero trovato, conseguentemente, le consorterie politico-affaristiche che gravitano, in ragione
delle enorme risorse mobilitate, intorno al sistema derogatorio e alla legislazione speciale delle
"grandi opere". È pertanto necessaria una netta inversione di tendenza rispetto alla linea sin qui
seguita dalle istituzioni, per restituire credibilità e autorevolezza all'azione pubblica ed arginare il
dilagare dei fenomeni corruttivi,
impegna il Governo:
1) a provvedere, con riferimento al Mose, alla cancellazione dell'originaria concessione e
risoluzione di ogni ulteriore contratto successivo stipulato con il consorzio Venezia nuova;
2) a procedere all'immediata verifica tecnico-scientifica e contabile del progetto Mose da parte di un
organismo indipendente e qualificato, con riferimento sia all'effettiva utilità ed efficacia dell'opera
che alla congruità dei costi della stessa, valutando altresì la possibilità di approntare le varianti in
corso d'opera ancora realizzabili al fine di ridurre l'impatto ambientale e i costi di realizzazione,
quali il rialzo dei fondali delle due bocche di porto di Malamocco e Chioggia, non ancora
interessate dalla collocazione dei cassoni;
3) ad adottare misure immediate di penalizzazione delle imprese coinvolte nel sistema corruttivo
intorno al progetto Mose e nelle analoghe situazioni che dovessero emergere in relazione ad altre
opere strategiche finanziate dallo Stato, valutando le opportune modalità di revoca di ogni
autorizzazione, concessione, contratto, affidamento di lavori e sospendendo conseguentemente le
procedure attualmente in corso ai fini del relativo approfondimento, tenuto conto del fatto che il
contenzioso derivante da tale iniziativa si configurerebbe meno oneroso di quanto sta emergendo in
relazione alle irregolarità , ai costi e alle criticità tecniche delle opere;
4) a riesaminare gli atti e le procedure seguite per la realizzazione delle opere strategiche deliberate
o in via di autorizzazione, con riferimento sia alle problematiche tecnico-scientifiche emerse che
alle risorse impiegate, valutando gli eventuali profili di responsabilità ed avviando celermente le
conseguenti procedure per il recupero delle risorse sottratte alla collettività attraverso l'anomalo
incremento dei costi di costruzione;
5) a riferire al Parlamento sullo stato delle commesse legate agli appalti per le grandi opere, sul
sistema dei controlli e sulla trasparenza degli affidamenti in corso, valutando l'adozione di tutte le
opportune iniziative, di carattere sia amministrativo che legislativo, volte a consentire la
sospensione, revoca e annullamento degli atti e delle procedure viziate da eventi corruttivi;
6) a procedere, per quanto di competenza, favorendo in particolare l'esame di proposte parlamentari
in tale direzione, alla revisione del quadro normativo sull'affidamento dei lavori pubblici, a tutela
dei principi di trasparenza e legalità nella gestione delle gare di appalto, con l'obiettivo prioritario
del superamento della legislazione speciale che, a partire dalla legge obiettivo del 2001, ha
"semplificato" le procedure in materia di grandi opere derogando la normativa ordinaria e
attribuendo poteri immensi ai "commissari straordinari";
7) a provvedere, nell'ambito del ripristino della legislazione ordinaria per le cosiddette opere
strategiche, al ripristino delle procedure di valutazione d'impatto ambientale nonché dell'efficacia
dei pareri delle istituzioni e delle comunità locali interessate dalle stesse opere, disponendo altresì il
divieto dell'affidamento di lavori senza gare e senza progetti definitivi, così come il divieto di
ricorso a subappalti;
8) ad avviare conseguentemente, con pari urgenza, un processo di revisione della normativa in
materia di affidamento di lavori e finanza di progetto, al fine di eliminare la concentrazione dei
poteri relativi a pianificazione, valutazione, attuazione e controllo, di ricostituire organismi di
valutazione e controllo ambientale pienamente indipendenti, di garantire la pubblicità e trasparenza
delle procedure quale elemento essenziale per la partecipazione pubblica ai processi decisionali e al
controllo dell'attività dell'amministrazione pubblica;
9) a rafforzare la normativa in materia di conflitti di interesse anche mediante divieti di
contribuzione a partiti, fondazioni ed esponenti politici da parte di imprese che operano in appalti
finanziati con fondi pubblici, a potenziare i requisiti soggettivi per la partecipazione alle gare, le
sanzioni pecuniarie ed interdittive in caso di violazione delle normative sugli affidamenti nonché a
potenziare, in termini di risorse umane specializzate e di mezzi tecnologici avanzati gli organismi di
vigilanza, monitoraggio e controllo.
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