Morto Andrea Rocchelli: l'amarezza di una giornata che dovrebbe essere il trionfo della democrazia
Domenica 25 Maggio 2014 alle 22:44 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo
Oggi si è votato dopo una campagna elettorale che, almeno in Italia, è stata indecente. Si è votato anche in Ucraina, nel pieno di una guerra che i nostri "potenti" e "deocratici" mezzi di informazione tentano di nascondere e minimizzare. Oggi, si è votato, e dovrebbe essere stata espressione di democrazia. Dovrebbe.Intanto arriva la notizia della morte di un fotoreporter italiano, ucciso da un colpo di mortaio con tutta probabilità sparato da truppe militari o paramilitari "fedeli" all'attuale regime di Kiev.
Quel regime frutto di una "rivolta" che ha visto protagoniste organizzazioni neo-naziste appoggiate e, con ogni probabilità , finanziate da USA, Nato e paesi della UE. È morto Andrea Rocchelli, un nostro giovane connazionale che stava documentando la brutalità di una guerra. Con lui è morto anche il suo amico e interprete russo Andrej Mironov. I nostri giornali non possono tacere ancora. Devono dire qualcosa. Lo fanno con la solita ambiguità con la quale trattano le notizie provenienti dall'Ucraina. Non si capisce, non si sa di chi sia la responsabilità , forse un "incidente" avvenuto in una zona pericolosa. Del resto hanno usato il sostantivo di "incidente" descrivendo la strage di Odessa del 2 maggio quando decine di cittadini inermi sono stati uccisi dai nazisti di Pravyi Sektor. Di questa carneficina molto simile a un pogrom ha scritto recentemente Nikolai Lilin° che ha pubblicato su Facebook impressionanti fotografie a documentazione dell'orrore avvenuto. Adesso, nella giornata delle elezioni europee, i giornali sono costretti a dire qualcosa sull'Ucraina. Giorgio Napolitano esprime "cordoglio". Il ministro degli esteri Federica Mogherini chiede lumi a Kiev e si dice addolorata per l'accaduto. Sarebbe da chiedere a "lorsignori" dove erano quando venivano barbaramente uccisi i cittadini inermi di Odessa. E a cosa hanno pensato quando chiusero gli occhi di fronte alle violenze e alle quotidiane uccisioni che avvenivano (e avvengono) nell'est dell'Ucraina. Forse erano (e sono) troppo presi dalla voglia di dimostrarsi fedeli vassalli di USA e Nato e a promuovere sanzioni contro la Russia. Una politica estera, quella italiana, assolutamente insufficiente, succube della volontà di altri e esemplare della mediocrità dei personaggi coinvolti. Ben diversa dalla tradizione di una politica estera italiana autonoma e che ci vedeva protagonisti nello scacchiere internazionale con posizioni anche scomode nei confronti dei nostri alleati.
Oggi è una giornata elettorale nella quale splende un sole meraviglioso. Dopo una campagna elettorale infame è già qualcosa. Ma a scorrere le notizie messe in secondo piano nei giornali on-line se ne trova una che evidenzia la situazione che stiamo vivendo: "Napoli, operaia Fiat in cassa integrazione si uccide. Denunciò i suicidi dei colleghi". Maria B. si è uccisa perché non aveva più un lavoro. Viveva, da sei anni, grazie alla cassa integrazione che sarebbe scaduta il prossimo luglio. Un paio di anni fa scrisse: "Non si può vivere sul ciglio del burrone dei licenziamenti". Maria B. non ha retto a una situazione per lei insostenibile. Si è uccisa perché non poteva più sopportare una vita precaria. Oggi la precarietà nel mondo del lavoro non è più l'eccezione. È diventata una normalità imposta e aggravata dal ddl sul lavoro presentato dal governo Renzi e recentemente approvato dalla stragrande maggioranza del parlamento. Nel suo scritto, Maria B. accusava Fiat e Sergio Marchionne di "fare profitti letteralmente sulla pelle dei lavoratori che sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine ed a un futuro di disoccupazione". Maria B. è morta nella battaglia per la sopravvivenza e la dignità in una paese, il nostro, che è sempre più spietato soprattutto nei confronti di chi vive del proprio lavoro. La sua morte è frutto anche dell'indifferenza, della solitudine e della mancanza di quella solidarietà di classe che è ormai solo un remoto ricordo.
Oggi si è votato, ma da domani, qualunque sia il risultato bisogna ricominciare a lottare perché le cose cambino realmente. Bisogna lottare perché tutti abbiano un lavoro, perché tutti hanno diritto alla pace, perché nessuno possa essere discriminato. Bisogna lottare per attuare la Costituzione con la convinzione che, con le forze politiche che oggi siedono in parlamento, con questi parlamentari eletti con una legge elettorale dichiarata incostituzionale nei punti fondamentali, non si può andare da nessuna parte. La guerra in Ucraina (e in tante altre parti del mondo a partire da Libia e Siria) e le morti per mancanza di lavoro (o perché si lavora in luoghi insicuri) non sono episodi che non ci toccano perché avvengono in luoghi lontani o accadono a persone che non conosciamo personalmente. Dobbiamo tornare ad essere protagonisti di una rivoluzione culturale che metta la solidarietà al centro della politica. Il "cordoglio" ufficiale e le dimostrazioni di "dolore ministeriale" non risolvono nulla.
*Il post di Nicolai Lilin
"La stampa occidentale continua a tacere sulle origini dell'orrore che si è consumato ad Odessa. Ieri in tutti i notiziari ho sentito parlare del " tragico incidente", dei "38 manifestanti morti in circostanze ancora da chiarire". I giornalisti che comunicano dall'Ucraina puntano l'attenzione dell'opinione pubblica occidentale sull'operazione di antiterrorismo guidata dalle forze speciali di Kiev contro i separatisti russi. Nessuno ha dedicato un servizio su ciò che è successo a Odessa, nessuno ha detto con semplici parole come i nazisti hanno bruciato vive le persone che manifestavano per difendere i propri diritti di cittadini.
Tra i commenti al mio post di ieri qualcuno ha espresso diversi dubbi sulla veridicità e provenienza delle foto, sulla veridicità dell'intera storia, sulla coerenza politica, intellettuale e anche civile. Ricordo quando a dodici anni ho vissuto la mia prima esperienza di guerra e anche noi, mentre ci nascondevamo nei sotterranei dal fuoco dei sistemi missilistici, alla radio ascoltavamo i giornalisti che descrivevano la nostra situazione, minimizzandola. Così la brutale e sanguinosa guerra del 1992 che era scoppiata in Transnistria era stata riferita al resto del mondo come "i turbamenti in Moldova". Dei morti e dei motivi reali di quella guerra qui in Occidente non ha parlato nessuno, era più importante preparare nuovi piani finanziari per sfruttare la nostra terra al meglio, per muovere le basi NATO vicino alle frontiere con la Russia per agevolare le compagnie petrolifere americane nelle trattative con i vertici russi. La diffamazione e la disinformazione sono da sempre l'arma più amata dai dittatori e potenti di tutti paesi, e i russi la sanno lunga su questo argomento ancora oggi.
Quindi oggi vi pubblico le foto che ieri non ho pubblicato per non turbare la vostra immagine. Il mondo deve sapere cosa è successo, come sono state bruciate vive le persone che si sono rifugiate nel palazzo, scappando dalla milizia nazionalista che compie crimini sotto la protezione del governo di Kiev, con l'appoggio degli USA e UE. Non sono pro Putin, non lo sono mai stato, ho scritto su diverse testate nazionali articoli di critica nei confronti della sua politica, delle sue politiche anti gay, della sua smania di potere. Però qui, in questa situazione disastrosa, non parliamo di appartenenze politiche o razziali, qui si tratta di capire chi di noi ha perso la propria umanità e chi no. Ieri, con molto rammarico, ho letto i commenti di alcune persone che sostengono il governo attuale di Kiev, altri commenti per la loro brutalità , assenza di umanità e rispetto per i morti sono stati direttamente oscurati da FB perché segnalati come offensivi dalla comunità del social network. Spero che questo comportamento barbaro non si ripeta, le questioni politiche non si difendono nello stesso spazio in cui si parla della morte atroce di esseri umani. Per chi vede nel mio gesto di pubblicare queste foto un'operazione politica, sbaglia. Io non faccio politica ma non posso tacere quando vedo come la mia gente viene ingiustamente massacrata e diffamata. Ieri qualcuno giustamente mi ha ricordato che in Cecenia ho visto e forse fatto di peggio. Cari amici, scrivo questi post, cerco di informare più persone possibile proprio perché non voglio che in Ucraina accada quello che è accaduto in Cecenia. Gli uomini devono imparare sui loro sbagli. I politici e gli amministratori del nuovo governo di Kiev scapperanno nelle loro splendide villette in Florida quando l'esercito russo invaderà il paese, ma la gente semplice, inebriata dai loro discorsi, rimarrà faccia a faccia con quattrocentomila uomini incazzati dell'esercito federale, e non sarà niente di buono per nessuno. Sarà la vera guerra. Bombardamenti notturni, niente luce, niente gas, niente cibo, niente medicine. Per contrastare i russi arriveranno i mercenari e gli estremisti islamici sponsorizzati dalla CIA che tratteranno gli abitanti locali peggio delle bestie. Ci sarà un'altra Yugoslavia, solo che questa volta i russi non si ritireranno. Ci sarà una guerra vera fino in fondo, fino all'ultimo uomo, senza pietà per nessuno. Per questo noi qui non possiamo ingoiare le bugie e le diffamazioni della stampa pilotata, dobbiamo informarci, far girare le immagini dello scempio umano in cui si è trasformata l'Ucraina, per impedire ai nostri vertici corrotti di compiacere gli assassini e i guerrafondai dell'alta finanza, per non essere anche in questo caso artefici inconsapevoli di una guerra fratricida".
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