Opinioni | Quotidiano | Categorie: disabilità

Mio figlio condannato, senza colpa alcuna, agli arresti domiciliari

Di Citizen Writers Giovedi 14 Novembre 2013 alle 12:21 | 0 commenti

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Riceviamo da Anna Malpeli Putti, madre e curatrice di Putti Federico, e pubblichiamo - Mi avete già dato modo, alla fine di agosto, di esprimere sul vostro giornale on line tutta l’indignazione che provavo allora e provo tuttora nei riguardi del sindaco del mio paese che al pari degli altri sindaci dell’Ulss 6  ha deliberato che le persone disabili  “senza famiglia” non dovessero avere neppure più un “lavoro-occupazione”.

Con questa decisione, prima sospesa e poi riconfermata il 22 ottobre scorso, il sindaco del mio paese, impedendo a mio figlio Federico, costretto a vivere in comunità-alloggio a seguito dei gravissimi problemi di salute del padre, di frequentare un Centro diurno e quindi di fatto condannandolo agli arresti domiciliari, non solo ha violato precisi diritti che la legge riconosce a mio figlio, non solo opera una grave discriminazione tra lui e il fratello più piccolo, pure lui disabile  e al quale tale diritto di frequenza per ora non è stato tolto, vivendo ancora con noi genitori, ma più o meno consapevolmente, tradisce il suo mandato di sindaco al quale la legge impone il dovere di garantire la salute dei propri cittadini assumendosi così di fatto la responsabilità di pregiudicare la salute psico-fisica di mio figlio e dell’intera sua famiglia.

All’indignazione verso i sindaci, si è aggiunta, o più precisamente, è accresciuta nel frattempo, anche la  rabbia verso l’Ulss, organizzazione che dovrebbe tutelare la salute (fisica e psichica) dei cittadini e quindi anche di mio figlio e della relativa famiglia.

Di fatto l’Ulss assorbe, soprattutto in alcuni settori, una quantità di risorse decisamente spropositata, non tanto magari forse rispetto ai posti di lavoro che crea ma  decisamente spropositata e sproporzionata rispetto ai servizi resi ai cittadini.

In effetti, la mia lunga e sofferta esperienza del mondo della disabilità mi ha insegnato che le persone con disabilità sono, loro malgrado, dei formidabili datori di lavoro: perché è per il loro “bene”  che sono “fioriti” i distretti, che si sono scritti, sulla carta, tanti bei progetti, che si indicono riunioni su riunioni, che  si moltiplicano i numeri di psicologi, assistenti sociali, educatori … tutte cose che certo incidono sulla vita delle persone con disabilità … soprattutto consumando risorse senza dare molto in cambio quando addirittura non togliendo!  

Così ad esempio ieri mattina 12 novembre, ho ricevuto una missiva, datata 4 novembre, da parte del mio distretto di appartenenza, in cui mi si comunicava che “il sig.Putti Federico sarà dimesso dal Centro Diurno…. Sarà convocata nei prossimi giorni un’UVMD..”

A titolo informativo questa UVMD (unità valutativa multidisciplinare) sarà una riunione al quale dovrebbero partecipare:

1. la persona interessata o chi la rappresenta,

2.  il responsabile del distretto per il settore disabilità,

3. il medico di base, 

4. l’assistente sociale del distretto,

5. l’educatrice del distretto,

6. l’assistente sociale del comune,

7. il rappresentante del Centro Diurno,

8. il rappresentante del Centro residenziale

E tutta questa gente (che evidentemente, all’infuori della persona direttamente interessata e/o di chi la rappresenta, non è lì a titolo gratuito ma ha un costo) cosa dovrebbe fare in questa UVMD? Dovrebbe, secondo quanto prescritto dalla legge, decidere il meglio per la persona con disabilità direttamente interessata ed elaborare per la stessa un progetto di vita condiviso tra tutti i partecipanti.

Ma  il progetto per Putti Federico è già stato elaborato e deciso!

E, per mio figlio e quindi per me che lo rappresento, non è il progetto che sindaco e Ulss (proprio le due istituzione espressamente delegate alla tutela della salute) hanno ora deciso per lui  negandogli il sacrosanto diritto di frequentare il Centro Diurno e sprecando tempo e danaro in un’UVMD di facciata, indetta solo per salvare la forma e magari anche con la pretesa di avere il consenso di coloro a cui viene negato il servizio ( per farli, come si dice dalle mie parti, “bechi e bastonà”)

Per mio figlio e quindi per me che lo rappresento rimane valido il progetto: inserimento in comunità residenziale - frequenza Centro diurno stilato pochi mesi fa ( il 30 maggio scorso) in un’analoga UVMD da quelle stesse persone che dovrebbero essere riconvocate a giorni (con evidente relativo spreco di tempo e danaro) per cambiare un progetto a tutt’oggi valido ma che si pretende cambiare per nessun altro motivo all’infuori di un generico “non ci sono  soldi”.

I soldi si possono trovare, se si vuole, magari eliminando un po’ di UVMD inutili, di posti inutili o di doppioni, con un po’ meno di sovvenzioni, di manifestazioni, di consulenze, di “grandi” opere.

Ma già, si sa … queste cose pagano in termini di consenso elettorale.

Il rispetto della legge e dei diritti invece paga solo in termini di giustizia e di onestà che mai hanno garantito la “poltrona”.


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