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Matteo Renzi o Matteo Pinocchio?

Di Citizen Writers Sabato 7 Giugno 2014 alle 18:38 | 0 commenti

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Riceviamo da Luc Thibault, Delegato RSU/USB Greta Alto Vicentino, e pubblichiamo - Il nostro venditore di pentole nazionale che è Matteo Renzi, ultimamente si è trasformato in un "superman della legalità", nee "Rambo della giustizia". Purtroppo noi non crediamo alle storielle soprattutto, quando chi le racconta si chiama "Don Renzi".

Alcune frasi del premier (di cosa?) prima di iniziare il nostro articolo. «Un politico indagato per corruzione? Fosse per me lo indagherai per alto tradimento» «Quando c’è corruzione di solito si dice che sono le regole che non vanno bene. Non penso sia così. Il problema sono i ladri non le regole». «Non è possibile che chi viene condannato per corruzione dopo 20 anni possa tornare ad occuparsi della cosa pubblico. È per questo che io ho proposto il Daspo per i politici». «Di fronte alla vicenda Mose - ci sono i principi costituzionali che ciascuno ribadisce: piena fiducia nel lavoro della magistratura e presunzione di non colpevolezza fino a sentenza a cui speriamo si possa arrivare il più velocemente possibile, come da paese civile». «Nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione l’amarezza - annota il presidente del Consiglio - è enorme e profonda, perché ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia più grande quella dei cittadini, una ferita grande».

Come la Moretti che dice e si contradice, il Pd quando uno dei suoi viene preso con "la mano nella marmellata" dichiara "costui non lo conosciamo".

Beh, c'è poco da dire come difesa... è la Berezina!

Siccome durante le elezioni bisogna ritrovare una verginità si riscrive la storia, ma Don Matteo non è Balzac! Facciamo alcuni esempi? Dai!

Primo Greganti, il compagno G., è solo il volto più mediatico, Tre condanne definitive (due per finanziamento illecito, una per corruzione), faceva bella mostra di sè appena tre settimane fa a Torino, in occasione dell'apertura della campagna elettorale di Sergio Chiamparino, candidato del centrosinistra alla poltrona di governatore del Piemonte. Il PD lo ha "sospeso cautelativamente". Ma la domanda a cui nessuno risponde è un'altra: com'è possibile che un tre volte pregiudicato sia in possesso della tessera del partito dal 2011? Greganti non era certo un nome sconosciuto negli ambienti della sinistra...

Ma Greganti rappresenta solo l'esempio più noto. Giusi La Ganga, convinto renziano, è un ex deputato e membro della Direzione Nazionale del PSI. Iscritto al PD, membro della maggioranza di centrosinistra che governa Torino, guidata da Piero Fassino. La Ganga 20 anni fa patteggiò una pena di 20 mesi per tangenti relative all'ospedale di Asti. Nello stesso procedimento vennero condannati altri due pezzi grossi: Vito Bonsignore, poi riciclatosi nell'UDC e lo 'storico' tesoriere della Democrazia Cristiana, Severino Citaristi. 

Più simile a Greganti la biografia di Giancarlo Quagliotti, oggi addirittura il numero 2 del partito in Piemonte, condannato 15 anni fa in un'inchiesta sulle tangenti relative ad un appalto per un depuratore. Condanna condivisa con chi? Primo Greganti, naturalmente. In comune con Greganti anche la 'fama' di non aver collaborato con la magistratura. Quagliotti è stato nel 2011 il coordinatore politico della campagna elettorale del sindaco Fassino e, come riporta il fattoquotidiano.it, è "presidente della Musinet Engineering Spa, una controllata del gruppo Sitaf, la società che gestisce l'autostrada A32, il traforo del Frejus e si sta occupando del suo raddoppio". Insomma, un pezzo molto grosso del PD regionale. 

Spicca anche il curriculum giudiziario di Salvatore Gallo. Numero 1 di Sitalfa (sempre controllata dalla Sitaf), ex socialista, condannato in primo grado a 16 mesi per una tangente nel settore sanità. Gallo è conosciuto a Torino come il 'signore delle tessere' del PD (il figlio Stefano nel 2011 è stato nominato assessore della giunta Fassino). Proprio a Torino lo scorso autunno scoppiò il caso del tesseramento gonfiato in vista delle primarie dell'8 dicembre: si passò dai 12mila iscritti del 2012 a Torino e provincia, ai 26mila del 2013. 

 

Ma torniamo a Don Matteo, lui che vuole, la fine delle tangenti!

Nessuno lo sa ma il povero Don Matteo è indagato e dovrà comparire davanti ai giudici di Firenze. La Corte dei Conti gli imputa un danno erariale di 816mila euro: Dirigenti della provincia collocati in aspettativa e poi assunti come esterni. In Provincia, a Firenze, quando era presidente, ha voluto 4 direttori generali invece di uno. E li avrebbe pagati (tanto) come manager privati, invece che come dirigenti pubblici.

Perciò ora, Matteo Renzi deve convincere la Corte dei Conti di non aver causato un danno erariale milionario all’ente. Il 24 settembre, alle 10,30 il premier dovrà presentarsi in udienza, a Firenze, davanti alla magistratura contabile. E spiegare perché, durante il suo mandato, siano stati assunti come direttori ben pagati alcuni dipendenti in aspettativa della Provincia. Tanto più che alcuni di loro avrebbero continuato a esercitare le stesse funzioni svolte da impiegati pubblici ma con retribuzioni molto più alte. Secondo la magistratura contabile, in poco più di due anni e mezzo – dal 1° gennaio 2007 al 31 luglio 2009 – queste assunzioni potrebbero aver causato un danno erariale superiore a oltre 816mila euro, come cifra massima. Uno “spreco” di denaro pubblico – osserva la sezione giurisdizionale toscana della Corte dei Conti - dal quale, a priori, non si possono escludere le responsabilità della politica. Da qui «l’intervento in giudizio di Renzi» in qualità di presidente pro tempore della Provincia e del suo ex assessore al personale, Tiziano Lepri, oltre al dirigente dei servizi finanziari dell’ente, Rocco Conte. Lo “zampino” anche in questa vicenda ce l’ha messo ancora una volta Alessandro Maiorano, infatti la questione “assunzioni dirette” venne da lui segnalata alle autorità nel 2012, attraverso un esposto indirizzato alla Corte dei Conti e al MEF di Roma (tramite il Dott. Stefano Bisogno)in cui si chiedeva agli inquirenti di fare chiarezza sul caso.

Nella risposta del MEF all’esposto, si parla di “gravi anomalie nella costituzione del fondo per lo sviluppo delle risorse umane e produttività del personale non dirigente” e ancora: “illegittimo inserimento di risorse aggiuntive di bilancio in assenza di una norma contrattuale nazionale di riferimento..”.

Leggi tutti gli articoli su: Matteo renzi, Luc Thibault

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