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Maggioranza bulgarina, minoranza semichina

Di Marco Milioni Venerdi 27 Settembre 2013 alle 15:37 | 0 commenti

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Ogni volta che Vicenzapiu.com infila le antenne nei ventricoli delle relazioni di potere di Jacopo Bulgarini d'Elci l'amministrazione va in fibrillazione mentre i suoi aficionados sbroccano di brutto. È capitato col caso della multa per ubriachezza, col caso Il Fiero Regina Rossa e stavolta col caso Fiera Regina Rossa il tutto per una singolare assonanza anche nei nomi.

Ieri in consiglio comunale a Vicenza il vicesindaco Bulgarini e il sindaco democratico Achille Variati, che erano entrati in aula con un'anda già da pugili suonati, si sono stesi al tappeto da soli. Invocando il complotto («come mai le carte escono solo ora») hanno di fatto ammesso le proprie responsabilità politiche tanto che tra uno sguardo imbronciato e un affaticato sorriso il primo cittadino ha dovuto ammettere che sul piano dell'opportunità la posizione del suo vice che è anche socio al 30% di Regina Rossa, una srl che prende lavori dalla Fiera (del comune pure questa al 30%, la cabala si dirà), è assai poco sostenibile. In casi del genere infatti non si deve vedere tanto perché una informazione viene rivelata, ma se questa sia vera o meno. Ad ogni modo la difesa è delle peggiori e ricorda molto la struttura logica delle argomentazioni che Bettino Craxi usò in aula per difendersi da quelle accuse che lo portarono prima alla condanna e poi alla fuga.

Che poi il capo dell'esecutivo si accorga della inopportunità della posizione del suo numero due solo dopo che il bubbone è esploso e dopo che gli schizzi di pus sono arrivati sin nel più recondito interstizio della sala Bernarda, la dice lunga sulla sua volontà effettiva di mirare alla trasparenza assoluta cui si richiama il suo nume correntizio Matteo Renzi di cui Variati è gran visir nel Vicentino.

La cosa non è sfuggita al Pd che in aula ieri ha di fatto lasciato soli sindaco e vice. Lo stesso Pd da un paio di giorni, nelle sedi interne, a cominciare da quelle della circoscrizione centro ha preso le distanze in modo durissimo da Bulgarini, il quale è detestato da molti per le sue tendenze considerate accentrarici: mal di pancia che quasi mai però varcano la soglia della critica pubblica.

Sul piano degli eventi e dei collegamenti con l'affaire Fiera poi l'autogol del vicesindaco ieri è stato clamoroso e ben distante dalle voci degli aficionados che lo vedono astuto e attento. Bulgarini infatti durante il suo intervento si è scagliato contro il passaggio di fatture dalla fiera nelle mani di alcuni consiglieri, specie del M5S ai quali ha detto: «Io credo che voi sappiate benissimo come so benissimo io da chi l'avete ricevuta e perché... Chi dentro la Fiera vi ha ha girato quei documenti ha commesso un illecito... e mi auguro che sarà chiamato a rispondere...».

E qui casca l'asino. Qualsiasi funzionario che girasse ad un consigliere comunale un documento della Fiera come può commettere un illecito visto che Fiera di Vicenza spa è controllata per un terzo dal comune? Se tale funzionario poi fosse un membro del cda avrebbe la facoltà di dare ciò che ritiene opportuno a chicchessia. Ma ammettiamo che il tutto sia davvero un illecito (ma le fatture non sono documenti pubblici, anche fiscalmente parlando?, ndr). Perché Bulgarini, che afferma di conocerne l'autore non fa nomi e cognomi in aula? E ancora, perché in aula non riferisce i termini della eventuale denuncia o dell'esposto che contengono il nome e il cognome dell'autore dell'illecito? Bulgarini dovrebbe sapere che il pubblico ufficiale che viene a conoscenza di un fatto illecito deve informare circostanziatamente o il suo superiore o gli organi preposti, magistratura in primis. Se non lo fa commette un reato, comunemente conosciuto come omissione di rapporto.

La cosa singolare è che le minoranze ieri (tutte le minoranze), di fronte ad un profluvio di notizie tanto clamorose, non hanno che balbettato qualcosa, quando invece avrebbero potuto polverizzare gli avversari. Come se un pugile, con lo sfidante ridotto all'angolo e senza guardia, al posto di infliggere un doloroso e umiliante ko, si accontentasse di una striminzita vittoria ai punti. Tuttavia una ultima annotazione riguarda il Pd, azionista di maggioranza della maggioranza. Pur a fronte di una lettera di Variati al limite del polically offensive, pur detestando molti dei suoi il vice di Variati, lo stesso Pd è rimasto in silenzio ad inghiottire la reprimenda variatiana che lo stesso Variati ha dovuto di fatto rimangiarsi in aula. In pratica il Pd si è spaventato. E nemmeno davanti ad uno schizzo di rigurgito re-ingoiato, ma di fronte all'ombra di uno schizzo di rigurgito re-ingoiato.


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