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Magari fosse sempre una questione "etica"

Di Citizen Writers Martedi 8 Luglio 2014 alle 10:26 | 0 commenti

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Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo - Da quando  “scoppiò” tangentopoli nel 1992, si è continuamente riproposta la questione etica. In politica il partito della sinistra, erede del comunismo, crollato in URSS appunto in quell’anno, si faceva scudo delle parole di E. Berlinguer, che aveva sfoderato il tema etico, anni prima, per significare che solo il Partito Comunista Italiano era degno di governare.

Un uso strumentale dell’etica, visto che K. Marx assegna la morale alla sovrastruttura, ossia a ciò che dipende dall’economia.  Per molti anni e ancora oggi si parla di questione etica, ma poco si sa di che cosa s’intenda per etica. Si evoca il nome e al massimo si parla di norme comportamentali, che meglio si addicono ad un codice deontologico, detto in moto impreciso “etico”. In politica l’etica è cosa rara, prevale il cosiddetto machiavellismo, ovvero nella gestione del dominio si sospendono i giudizi etici e si agisce in base alle convenienze e alle relazioni interpersonali. Se, ad esempio un graffitaro è del partito che mi sostiene, allora, pur scoperto nel reato, non viene denunciato dal Sindaco perché il suo partito mi sostiene e la denuncia non è obbligatoria. Piccolo esempio, ma ne troviamo tanti quanti vogliamo.

Ma sempre si vocifera che è necessaria una dimensione etica e continuamente non si sa a quale etica ci si riferisca. Quella cristiana cattolica, quella cristiana protestante, quella islamica, quella buddista, o si preferisce la dimensione libertina, nata alla fine del Cinquecento e che con De Sade raggiunge la massima notorietà? Nulla di tutto questo viene detto e nemmeno ci si riferisce magari ad un modello filosofico, quello platonico o kantiano,ecc. Non è l’etica a essere il riferimento, ma, lo diciamo per innalzare l’analisi,  la geometria del piacere di J. Bentham (1848-1932) ovvero l’utilitarismo, dove  si calcola quanto vantaggiose sono le azioni, non quanto siano “buone” In realtà la dimensione etica è risolta solo nella elencazione di norme comportamentali, dato che ci si trincera dietro al: “non si può definire oggettivamente il bene”. Allora? Allora faccio quello che voglio e posso, come indicava Voltaire e soprattutto quello che mi conviene. E’il concetto di libertà negativa ben illustrato dal filosofo di Udine Danilo Castellano. Ciò chiamo etica laica, cercando pure di nobilitare l’utilitarismo e la ricerca del vantaggio, spesso solo economico o d’immagine. L’etica è ben altro  e senza ricordare la dimensione dei comandamenti divini, basterà quella prospettiva indicata dai filosofi come Aristotele o Kant. Soprattutto il secondo che mostra ne il “Fondamento della metafisica dei costumi” e non nella “Critica della ragion pratica”, quale debba essere la modalità dell’azione morale: Agisci  come se la massima della tua azione dovesse essere eretta dalla tua volontà a LEGGE UNIVERSALE DELLA NATURA che tende al Bene supremo non del vantaggio immediato o politicante.

Leggi tutti gli articoli su: Etica, Italo Francesco Baldo, Enrico Berlinguer

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