L'onda lunga della piena
Giovedi 16 Maggio 2013 alle 17:29 | 0 commenti
«Ci preoccupa quanto potrebbe accadere durante la giornata di domani perché la situazione meteo è molto difficile da leggere. Vogliamo capire bene dove è previsto siano scaricati i picchi di pioggia. Ad ogni modo occorre monitorare con attenzione ciò che accade a nord del nostro capoluogo perché è lì che si decide se sarà alluvione o meno».
A parlare in questi termini sono Pierangelo Cangini, assessore alla protezione civile del comune di Vicenza e l'ingegnere Diego Galiazzo, dirigente delle infrastrutture con delega alla gestione delle emergenze. I due oggi alle 13, al centro operativo municipale di San Biagio, il Com, allestito nei locali di Aim, hanno fatto il punto della situazione. Durante il quale è stato spiegato che la macchina della protezione civile municipale «è stata già allertata mentre erano stati messi in moto gli altri accorgimenti operativi» a partire dalla richiesta ai residenti di rimuovere le auto nelle zone a rischio. Durante i minuti successivi il portale del comune di Vicenza in modo puntuale dava riscontro dell'evolversi della situazione meteo e forniva le indicazioni di massima con il vademecum per i residenti. «È possibile che il Com - rimarca Cangini - rimanga aperto tutta la notte se le condizioni meteo dovessero richiederlo». Sullo sfondo però rimane una questione aperta. Dalla alluvione di Ognissanti del 2010 i casi di piene pericolose hanno fatto parlare sui media. Una situazione che in primis paga un tributo alla cementificazione che negli ultimi quindici anni è stata portata avanti nell'alto Vicentino e più in generale in tutta la fascia pedemontana. La natura del terreno combinata con la sua maggiore impermeabilizzazione dovuta ad una urbanizzazione intensa, arrestatatasi in parte solo con la crisi, ha creato le condizioni per cui piene importanti ma non storicamente eccezionali causassero i disagi patiti non solo nel capoluogo. A questo va aggiunta l'urbanizzazione massiva cui è stato sottoposto l'hinterland settentionale di Vicenza soprattutto nei comuni di Isola, Costabissara e Caldogno che ha aggravato la situazione alle porte della città . Se poi si aggiunge la problematica, ancora da chiarire in parte, della palificazione in cemento armato che ha costituito la base infrastrutturale per la realizzazione della Ederle bis, le tessere del mosaico si compongono. In questo senso da anni si sono inasprite le proteste dei vicentini, tra allagamenti, esondazioni e pressioni critiche sulla rete fognaria, proprio nella zona nord della città , in quell'asta ideale che congiunge il centro, la zona Diaz e il Dal Molin (problemi che si sommano alle aree storicamente critiche come Sant'Agostino e la zona di ponte degli Angeli). Da diversi mesi l'opinione pubblica si è focalizzata sull'intervento delle cosiddette casse di espansione a Caldogno. Un'opera apprezzata da molti e contestaat dai residenti, che comunque in termini di capacità di accumulo è sicuramente inferiore a quella che potrebbe fornire un eventuale invaso a Cogollo del Cengio nella vecchia cava in zona Meda. (in foto un dettaglio del Com a San Biagio)
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