Quotidiano | Categorie: Libri, Cultura

Lo scrittore Paolo Malaguti al Galla Cafè

Di Comunicati Stampa Mercoledi 15 Novembre 2017 alle 15:22 | 0 commenti

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Paolo Malaguti torna al Galla Caffè di Vicenza giovedì 16 novembre alle ore 18.00 per presentare il suo nuovo romanzo, "Prima dell'alba". Dialoga con l'autore Paola Mazzocchin. Il romanzo è pubblicato, come il precedente "La reliquia di Costantinopoli" (finalista al Premio Strega lo scorso anno), dalle edizioni Neri Pozza e conferma la predilezione dell'autore per il romanzo storico. Se con la Reliquia Malaguti ci portava nella Costantinopoli del XVI secolo, con il nuovo romanzo ci cala nelle vicende della grande guerra e degli anni immediatamente successivi. "Prima dell'alba" si svolge su due tempi, una parte nell'ottobre del 1917 e ricostruisce la disastrosa battaglia di Caporetto e il ripiegamento dell'esercito italiano, e un'altra si ambienta nel 1931 ed è di fatto l'indagine che l'ispettore Osvaldo Malossi compie suo malgrado per ricostruire le cause della morte dell'ufficiale Andrea Graziani.

Un giallo storico dunque che dispiega le sue trame tra un passato doloroso e un presente fortemente condizionato dal regima fascista.
Il romanzo di Malaguti è un'opera densa e complessa che intreccia le vicende della guerra con la memoria di quelle vicende. L'autore ricostruisce in maniera straordinariamente efficace i luoghi e i tempi che descrive, il lettore infatti percepisce a ogni pagina l'approfondito lavoro di documentazione e studio compiuto da Malaguti. Ma l'erudizione non è la qualità che rende unico questo romanzo, sono invece la scrittura tersa e equilibrata e l'utilizzo estremamente accurato e allo stesso tempo inventivo del linguaggio. C'è poi la qualità della riflessione che Malaguti compie sulla materia che maneggia, cioè sul rapporto tra gli eventi storici e la loro interpretazione, sul conflitto tra potere e memoria.

L'autore
Paolo Malaguti  è nato a Monselice (Padova) nel 1978. Attualmente vive ad Asolo e lavora come docente di Lettere a Bassano del Grappa. Con Neri Pozza ha pubblicato La reliquia di Costantinopoli (2015), finalista al Premio Strega 2016. Tra le sue opere Nuovo sillabario veneto (BEAT, 2016).
Il libro
Alle 6,30 del 27 febbraio 1931 il trillo violento del duplex manda all'aria uno dei sogni più belli, con tanto di fiammante Fiat 521 Coupé, fatti dall'ispettore Ottaviano Malossi, 32 anni, sposato da cinque, ufficiale della Polizia di Stato nella questura centrale di Firenze. Dall'altro capo del telefono il collega Vannucci gli dice che è atteso alla stazione dagli agenti della Ferroviaria... con una certa urgenza, visto che c'è di mezzo un morto. Il tempo di trangugiare l'orzo riscaldato dalla sera prima nel buio del cucinino, salutare la moglie, inforcare la bicicletta, che Malossi si ritrova al cospetto degli agenti e poi su un treno diretto a Calenzano dove, riverso sulla massicciata, sul lato esterno della linea che scende da Prato, giace il cadavere del morto in questione. Vestito in maniera seria ed elegante, il morto porta i chiari segni di una caduta: tracce di polvere biancastra sulla schiena, uno strappo alla cucitura della manica sinistra, un altro strappo all'altezza del ginocchio destro. Il volto è quello di un uomo anziano e ben curato, capigliatura candida, pizzo lungo e folto. Gli uomini accorsi per primi sul posto lo guardano con un'espressione di timore mista a reverenza.
Nel sole accecante del mattino Malossi non tarda a scoprire il perché. Le tessere della Milizia volontaria e del PNF contenute nel portafoglio del morto mostrano generalità da far tremare i polsi: Graziani Andrea, nato a Bardolino di Verona, il 15 luglio 1864, Luogotenente Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Un caso spinoso, dunque, per cui bisogna fare presto, trovare i colpevoli, se ve ne sono, ma soprattutto consegnare quanto prima il corpo dell'eroe agli onori che la Patria vuole tributargli. Resta da chiarire, però, come Graziani sia finito riverso al suolo sulla scarpata opposta a quella di marcia del treno su cui viaggiava: si è suicidato, spiccando letteralmente un balzo fuori dal portello, oppure qualcuno, prima dell'alba, lo ha spinto con violenza giù dal convoglio? Malossi inizia a scavare con prudenza, tra resistenze, false piste e pressioni dall'alto, in un viaggio alla ricerca della verità che, dai binari della linea Prato-Firenze, lo condurrà lontano nel tempo, fino all'ottobre del 1917, sulle tracce di un fante italiano testimone silenzioso del disastro di Caporetto e, prima ancora, di una vita di trincea resa intollerabile dai massacri e dal rigore insensato di una gerarchia pronta a far pagare con la fucilazione anche la più banale infrazione del regolamento.
Nel centenario della «disfatta» di Caporetto, Paolo Malaguti compone un impeccabile romanzo che getta una luce nuova sulle scelte, di memoria e celebrazione, di oblio e censura, fatte dall'Italia «vittoriosa» attorno al mito della Grande Guerra e al destino dei troppi caduti di quella inutile strage che, a parere di molti, segnò la vera fine della civiltà europea.

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