L'intransigenza degli onesti
Domenica 8 Giugno 2014 alle 21:59 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo - Scrivo per gli onesti. Forse non è del tutto chiaro, ma quanto emerge dagli scandali passati, recenti e recentissimi, ha rovinato la vita ad ognuno di noi. Noi, che abbiamo pagato le tasse nelle quantità e nei tempi richiesti, che continuiamo a pagarle, che abbiamo sofferto nel trovare lavoro e nel mantenerlo, che abbiamo difficoltà a far quadrare il bilancio familiare, che abbiamo visto calare i nostri risparmi mentre si allungava la prospettiva di poter andare in pensione … noi, siamo stati derubati.
Siamo stati derubati da persone “distinteâ€, di “bella presenzaâ€, “rispettabiliâ€. Potenti che hanno occupato qualsiasi posto fosse disponibile e remunerativo. Ladri. Sono quelli che spesso chiamo “lorsignoriâ€. Personaggi che hanno divorato lo Stato devastando le istituzioni per accumulare ricchezze impensabili.
Lo hanno fatto corrompendo e accettando la corruzione, evadendo il fisco e speculando, imponendo la propria ingordigia, mettendo gli uomini di loro fiducia nei posti che potessero favorire i loro profitti.
Lo hanno fatto imponendo il silenzio sulle notizie scomode ai giornali che controllavano, tacitando la libera informazione con minacce e querele, usando il ricatto occupazionale come normale arma per tenere i lavoratori onesti sotto scacco.
Hanno creato una situazione che sarebbe insostenibile per chiunque, ma che resiste perché ogni forma di progetto di sistema alternativo è stata criminalizzata e distrutta. Restano solo gli insulti, le urla, il populismo più reazionario, la xenofobia e il razzismo contro lo “straniero che viene a rubarci il lavoroâ€. Proteste urlate che sono, per “lorsignoriâ€, molto più gestibili e che sono del turro congruenti con il loro modo di pensare. Il lavoro, è bene saperlo, non ce lo hanno rubato gli immigrati ma “lorsignoriâ€. Gli stessi che corrompono e che si fanno corrompere, che ostentano ricchezze faraoniche e che ci fanno credere che siano frutto della loro abilità e della loro fatica. Loro sono ricchi e potenti perché hanno rubato la nostra ricchezza, la nostra serenità , il nostro futuro. È la “questione moraleâ€, vera emergenza del nostro paese, un cancro che ha devastato la nostra democrazia.
Quella che chiamiamo “questione morale†non è, però, solo il reato civile o penale che “lorsignori†hanno compiuto e continuano a compiere. È qualcosa di più sotterraneo, un proliferare di regole e norme fatte ad arte per consentire l'evasione, la truffa, la speculazione, la corruzione.
La vera questione morale del nostro paese non è solo lo scandalo che emerge. È l'insieme di tutte le piccole o grandi ingiustizie (legali o meno) che subiamo ogni giorno. È il silenzio che cala sistematicamente sugli infortuni di lavoro, sulle morti bianche, sulle malattie professionali. Sono le promesse fatte qualche settimana prima delle elezioni, il voto di scambio, i cospicui finanziamenti privati per le campagne elettorali, i patteggiamenti con le mafie. Sono le cosiddette riforme che rendono il lavoro sempre più precario e insicuro, che fanno diventare sempre più ricattabile chi vive del proprio lavoro, che strangolano gli onesti, che tendono a cancellare il dissenso (che è una forma alta di democrazia), che impediscono di andare in pensione dopo quaranta anni di onesto lavoro, che “asciugano†i principi, i valori e i diritti costituzionali.
Questo intreccio di illegalità , indifferenza e norme costruite per favorire chi si “dimostra amico†è la “questione moraleâ€. Un sistema che si autoalimenta, fatto da gente che comanda e che ha un prezzo con il quale si lascia “acquistareâ€. Un sistema fallimentare per gli onesti ma molto redditizio per “lorsignori†che hanno occupato il potere. Un sistema che deve essere abbattuto e cambiato dalle radici, non con promesse, annunci o con slogan urlati, ma con la rinascita di una cultura della dignità e dell'intransigenza verso le ingiustizie. L'intransigenza degli onesti.
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