"L'identità smarrita", un libro di Giuseppe Corato

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 29 Luglio 2014 alle 14:25 | 0 commenti

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Riceviamo da Cinzia Ceriani e pubblichiamo - Scoprire di essere stati adottati può essere un trauma doloroso. Una menzogna, una delusione enorme che spinge a cercare la verità sulle proprie radici, capire chi si è realmente, da dove si arriva e chi e per quale motivo ha scelto di affidare ad altri l’ingombrante peso di una vita da crescere.

Ed è quello che decide di fare Giacomino dei Penzi, il protagonista de L’identità smarrita (autoprodotto, pp.88. € 12) l’ultimo libro dell’arzignanese, ex insegnante ed esperto in scritture sacre, Giuseppe Corato redatto con l’aiuto della compaesana Serenella Cicchellero, la figlia del protagonista. Il libro, infatti, ripercorre, attraverso storie di vita, aneddoti, e vecchie fotografie in bianco e nero, la vera storia di Giacomino, un bambino nato nelle zone attorno Arzignano, che l’autore chiama “delle Grazie”, negli anni della seconda Guerra Mondiale. Non desiderato, il piccolo, viene abbandonato in un orfanotrofio e successivamente adottato da una famiglia benestante che lo porta nella loro casa ai confini con il Trentino. “Ho sempre avuto il desiderio di raccontare la storia di mio papà- afferma Cicchellero- era una persona severa ma buona e altruista, che amava la famiglia. Grazie a Corato il mio sogno è diventato realtà.” Il destino di Giacomino, però, cambia all’età di 7 anni quando scopre che coloro che lui riteneva i suoi genitori biologici, in realtà, erano i suoi genitori adottivi. “Giacomino avrebbe potuto avere una bella vita, gestire le cave di marmo della sua famiglia- spiega l’autore Giuseppe Corato- invece decide di intraprendere un lungo viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca delle sue origini.” Continua: “E’ una storia che parla dell’attaccamento alle proprie radici e dell’importanza che ha la famiglia per ognuno di noi. Normalmente si tende a considerare genitori chi ci ha dato la vita, ma in realtà, soprattutto in casi come quelli che hanno segnato la vita di Giacomino, i veri genitori sono quelli che ci hanno cresciuto e ci hanno amato, protetto e sostenuto, indipendentemente dal corredo genetico. Mi sono calato molto nei panni del protagonista, e ho capito che la mancanza di una culla, per un bambino, è una situazione davvero dolorosa.” Dopo gli studi al collegio di Sant’Ilario e i cinque anni di lavoro in una fonderia di Milano, Giacomino torna ad Arzignano e si reca dall’unica persona che, in quel periodo, poteva aiutarlo a scoprire la verità sulle sue origini, l’unica che sapeva tutto di tutti, il parroco del duomo, don Dino Gennaro. “Esiste una corrente, un filo, che pur non vedendola, unisce un bambino ai genitori- conclude Corato- è la storia di un pulcino rapito da un’aquila e portato sui contrafforti del monte Pasubio. Giunto presto al giorno dei primi voli, anziché seguire lo stormo che si libra sulle vette, il pollo preferisce planare altrove. E’ una metafora, nella realtà gli uccelli seguono il loro istinto. Solo gli uomini possono trasgredire alle regole della natura, e così capita che si facciano del male, oppure che la loro storia prenda una svolta impensabile.”

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