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Le motivazioni del digiuno indipendentista

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 15 Marzo 2013 alle 16:44 | 0 commenti

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Lodovico Pizzati, segretario Indipendenza Veneta  -  L’indipendentismo è superficialmente visto come una forma di egoismo, di un pensare alla pancia propria. Lo sciopero della fame è invece l’esatto opposto, perché una persona arriva a privarsi di un benessere fisico perché profondamente convinta di un’ideale altruista. Perché allora Anna Durigon, 24 anni di Zero Branco, e Maurizio Giomo, 47 anni di Treviso, hanno scelto di fare questa azione estrema? Non c’è contraddizione tra obiettivo e metodo.

Ecco perché.
Sappiamo che la crisi socio-economica è sempre più profonda, e i suicidi che affiorano sempre più di frequente nei notiziari locali sono un segnale d’allarme di un malessere molto più radicato e preoccupante. Le aziende che chiudono, i giovani che emigrano, i disoccupati che aumentano, la povertà che avanza, sono un problema peggiorato da uno stato che non riesce a proporre risposte politiche. Non c’è lavoro perché le ditte soffocate di tasse e burocrazia non possono competere in un mondo globale, e i servizi pubblici sono sempre più carenti. La gente protesta in massa tramite il voto, ma il parlamento romano è in stallo cronico, incapace di riformarsi e dare respiro ad una società agonizzante.
In mezzo a questo panorama desolante Indipendenza Veneta ha cambiato prospettiva. Invece di sbattere la testa in vicoli ciechi che cercano impossibili soluzioni a Roma, imbocchiamo la via di uscita unilaterale che passa solo per Venezia. Se un ente non mi offre un servizio scadente per quello che pago, non devo chiedere il permesso a nessuno per cambiare gestore. Se uno stato non mi da futuro posso sempre emigrare, ma se uno stato non da prospettive alla maggioranza di noi, è lo stato che deve emigrare dalla nostra terra. E per fortuna questo è un percorso democraticamente possibile, grazie alla tutela della comunità internazionale. Se c’è chi parla di uscire dall’euro, è altrettanto legittimo parlare di uscire dallo stato italiano. Non è vietato, si può fare. L’Italia è nata nel 1861, ed esisteva come entità politica prima dell’annessione del Veneto, avvenuta 5 anni dopo. Come esisteva prima, lo stato italiano potrà esistere anche dopo che i veneti avranno deciso di amministrarsi come paese indipendente.
I vantaggi dell’indipendenza daranno risposte immediate alla crisi, grazie a residuo fiscale che resterebbe nel territorio. Sarà possibile garantire una pensione minima di 1000 euro al mese. Sarà possibile veder rifiorire le nostre industrie grazie ad un abbassamento radicale della pressione fiscale. I nostri giovani non avranno problemi a trovare lavoro, e non saranno costretti ad emigrare per esigenza, anziché solo per scelta formativa.
Una di queste giovani è Anna Durigon, 24enne di Zero Branco, in digiuno già da 48 ore. Come ogni suo coetaneo Anna vede un futuro migliore solo all’estero, e come molti altri ragazzi contempla costantemente l’emigrazione. Anna è restata perché nel percorso referendario ha visto la possibilità di vedere le cose cambiate in tempi brevi. Se lo fanno i catalani e gli scozzesi, perché non possono farlo anche i veneti? Il percorso è chiaro, ben delineato e distante dai labirinti romani. Serve solo una legge referendaria regionale per indire un referendum regionale, e ottenere così un sacrosanto mandato dai cittadini veneti per cambiare veramente le cose, senza chiedere il permesso a nessun altro fuorché i veneti, e per di più con la tutela e il monitoraggio internazionale.
Come migliaia di concittadini, Anna Durigon e Maurizio Giomo si sono dati da fare per realizzare questo percorso democratico. Decine di migliaia di firme sono state portate ai piedi della Regione in sostegno di un progetto di legge regionale per indire un referendum sull’indipendenza del Veneto. Tutto questo movimento ha portato dei risultati concreti: il 28 novembre 2012 il consiglio regionale del Veneto si è impegnato ad attivarsi con urgenza per garantire questa consultazione referendaria. Da tre mesi non è stato fatto nulla dalle istituzioni venete, e questo purtroppo perché il termine “urgenza” ha perso valore. La situazione è “urgente” quando la gente fa la fila per pagare l’IMU? Forse per la maggioranza no, ma per sempre più gente purtroppo si.
“A pancia piena non si fanno le rivoluzioni” dice il detto. E allora Anna e Maurizio, delusi dall’apatia delle proprie istituzioni, hanno deciso di personificare questa urgenza. Non mangiano da 48 ore, e chi li conosce sa che andranno avanti. Siamo abituati ad associare uno sciopero della fame con una ricerca di misericordia per suscitare pietà, e siamo presi in contropiede dallo spirito forte e allegro, di Anna e Maurizio. Ma ricordiamoci che per sostenere giorni di digiuno ci vuole molto sacrificio, determinazione e amore. Amore per la propria causa, per il proprio ideale, per il benessere della propria comunità. Altruismo. L’apatia è invece il contrario dell’altruismo. Osservo e non muovo un dito.
Cari consiglieri regionali, prendete esempio dall’esempio coraggioso di Anna e Maurizio, e fate la vostra parte. Ora.


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