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Categorie: Politica
Le lucciole non rispettano la zona rossa, Rui e Prc spiegano perché
Sabato 8 Giugno 2013 alle 14:40 | 2 commenti
Irene Rui, Forum delle donne di Rifondazione Comunista Vicenza  -  La zona free innanzitutto, in cui le lucciole, possono esercitare la loro professione lungo la zona industriale, di sera è isolata, buia e priva di servizi, di giorno fa percepire l'isolamento. La/il professionista del sesso, si trova in costante pericolo, alla preda di mal intenzionati che la possono violentare, derubare, picchiare o abusare del suo corpo
Più volte abbiamo affrontato questo problema, ma a quanto pare l'Amministrazione Comunale non ha mai voluto risolvere seriamente la questione e se ne è lavata le mani emettendo delle ordinanze incostituzionali poiché limitano di fatto gran parte del territorio di Vicenza alla libera circolazione di alcune persone. Siamo concordi che queste persone dovrebbero esercitare la loro professione in zone apposite in modo da non recare disturbo alla cittadinanza, ma siamo anche dell'idea che le aree devono essere attrezzate: illuminate, con servizi e monitorate costantemente non a fine repressivo, ma di controllo sull'incolumità sia delle/dei professioniste/i e dei/delle clienti/e, oltre al fine di debellare lo sfruttamento della prostituzione. Prima di emettere quell'ordinanza, si doveva quindi, vedere se la zona in cui sono state confinate le Sexworker, fosse adeguata. Le ordinanze emesse in questi anni, limitano di fatto, la libera circolazione delle persone, poiché chi risiede nelle zone rosse (le zone residenziali) quando a fine turno torna a casa, o semplicemente è in giro fuori dall'orario di lavoro, è soggetta ad essere fermata e multata, magari perché sta prendendo una pizza, o un caffè, con un amico; questo poiché riconosciuta come prostituta. È  per questo che si accumulano multe che non verranno pagate. D'altronde l'Amministrazione lo sa, ma lo scopo è l'espulsione delle “Maria Maddalena†dalla città . Multe prese per lo più non perché colte in fragrante di reato e cioè in fase di adescamento, o di contrattazione con il cliente, ma perché – si legge nelle contravvenzioni - indossano orecchini o monili provocanti; la ragazza mostra le caviglie, o ancora le gambe sono scoperte dal ginocchio in giù, passeggiava lungo la via...
Il solo fatto che una prostituta riconosciuta, sia seduta ad un tavolo in zona rossa, ciò è definito reato, anche se non sta esercitando la professione. Si fanno praticamente i processi alle intenzioni. Alcune di loro sono state multate, per il solo fatto che andavano a casa anche con la spesa, o che si cingevano ad andare a trovare parenti che risiedono in città . E' facile accumulare in questo modo le multe.
Non è con il falso moralismo che risolve la questione dell'esercizio della professione del lavoro sessuale, o spostando il problema fuori dai comuni di propria competenza, o in aree non appetibili per la sicurezza. Fin tanto che ci sarà richiesta di questo servizio secolarizzato, la questione va affrontata in modo diverso: facendo pressione alle istituzioni nazionali, affinché si recepiscano i disegni di legge presentati e con quelle locali affinché trovino luoghi idonei sia per i cittadini, sia per le/i lavoratrici/i. Se le aree sono sicure per chi esercita, non ci sarebbe probabilmente infrazione e queste non le troveremmo nelle ore di lavoro, nelle aree vietate. E comunque, per cronaca, non tutta la prostituzione è sfruttamento, anche a Vicenza esiste quella di libera professione, che piaccia o no, il tema dell'etica è un altro discorso.
Commenti
Georgofilo
Inviato Sabato 8 Giugno 2013 alle 14:43
Se ne sentiva il bisogno.
francesco paruta
Inviato Sabato 8 Giugno 2013 alle 16:22
Non si dice "in fragrante di reato" ma in "flagranza di reato". Buona per la prossima volta.
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