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Le classifiche de Il Sole 24 Ore sull'indice di sportività: Vicenza è bianco...nera

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 25 Agosto 2014 alle 22:06 | 0 commenti

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Come ogni anno Il Sole 24 Ore pubblica la sua classifica delle varie province basata sul loro "indice di sportività"  e i commentatori locali fanno a gara per interpretarne i dati locali divisi tra buonisti ("Vicenza va sempre meglio") e "cattivisti" che rimangono con i piedi per terra ("Vicenza può far meglio") e, magari, non si esaltano per, che so, il secondo posto per le Coppe europee vinte se da queste mancano quelle più legate a sport di massa, come calcio, basket maschile e volley maschile e femminile...

Come sempre ed approfittando della nostra storica attenzione alla comunicazione via web, che ci permette di darvi di... più, noi preferiamo, essere fornitori realisti di informazioni per cui, riconoscendo e valutando come nostro capitale massimo la capacità di intendere e volere dei nostri lettori, ci evitiamo il compito sciocco e presuntuoso di pensare per loro e pubblichiamo, ringraziando Il Sole 24 Ore per la ricchezza dei dati e la serietà della ricerca, tutti i servizi di seguito aggiungendo le due pagine originali con i grafici di sintesi (clicca qui per pagina 6 e qui per pagina 7), tutti i tutti i dati “interattivi” (clicca qui) da cui si possono selezionare quelli della sola provincia di Vicenza che sono anche sinteticamente riportati nell'immagine di copertina e che fotografano una provincia nè troppo biancorossa come il capoluogo, nè troppo giallorossa come Bassano e Schio, nè troppo legata ai colori di ogni area.

Ma bianco...nera, con pennellate bianche di eccellenza e zone nere di carenza.

Buona lettura completa, quindi, e, soprattutto, buona valutazione... libera.

Il direttore

 

Impianti, atleti, risultati: a Trento lo scudetto delle province
di Giacomo Bagnasco, da Il Sole 24 Ore del 25 agosto 2014

Nessuna volata, quest'anno, per stabilire qual è la provincia più sportiva d'Italia. Trento, infatti, si è staccata dal gruppo e ha vinto in solitaria, lasciando decisamente indietro le altre contendenti. Per la provincia dell'arco alpino è la terza affermazione su otto edizioni dell'Indice di sportività, indagine curata dal Gruppo Clas per Il Sole 24 Ore. Ricca di impianti, che attirano anche parecchi turisti, ottimamente piazzata per numero di atleti, in grado di ottenere risultati particolarmente significativi negli sport individuali, l'area leader sul territorio nazionale conquista lo "scudetto" anche perché riesce a contenere al minimo le battute a vuoto nelle 32 graduatorie che costituiscono la base dell'indagine, mentre in 14 occasioni si trova fra le prime dieci. A cedere lo scettro a Trento è Genova, che comunque conferma le sue eccellenze conquistando il secondo posto, grazie soprattutto al buon comportamento negli sport di squadra. Le stesse discipline che hanno portato in alto Macerata, sospinta verso l'ideale medaglia di bronzo dai campioni d'Italia della Lube nella pallavolo maschile.

La metodologia

Sono circa 100 gli elementi/fattori che stanno alla base dell'Indice di sportività; questi sono stati raggruppati in 32 indicatori, a loro volta sintetizzati in tre macrofamiglie: sport di squadra, sport individuali, sport e società. Ecco la struttura dell'Indice di sportività 2014, che misura la presenza a livello provinciale di persone/società che praticano sport agonistico, dei risultati nell'ultimo anno (2013) o stagione sportiva (2013/2014), di aspetti che relazionano lo sport al sistema sociale ed economico, senza dimenticare la storia dello sport e i suoi legami con il territorio.
Di rilievo, quest'anno, le modifiche riguardanti alcuni indicatori. In particolare, per gli sport di squadra (più di dieci quelli considerati) non si fa riferimento alla singola disciplina (calcio, basket eccetera), bensì ad alcune categorie presenti in ognuna: le squadre in serie A, quelle nei campionati minori, le società, gli atleti professionisti, gli albi d'oro e così via.
Per le discipline individuali specifici indicatori fanno riferimento sia a quelle più diffuse (ciclismo, atletica, nuoto e tennis) che all'insieme di tutte le altre; è nuova, invece, la classifica relativa agli sport dei motori.
Maggiore attenzione anche all'abbinamento sport e turismo, con due indicatori finalizzati a misurare lo sport e la montagna e lo sport e il mare (o il lago); un ulteriore indicatore valuta la presenza sul territorio di grandi eventi sportivi e di impianti strettamente collegati alla fruizione turistica.
Cambiano in parte le modalità tecnico-statistiche per la determinazione delle graduatorie, e di ciò va tenuto conto nel confronto con gli anni precedenti.
In una prima fase di elaborazione, come negli anni scorsi, è stato calcolato il peso percentuale provinciale per ogni fattore "sportivo" rispetto al dato nazionale, valore poi rapportato a quello corrispondente riferito alla popolazione in provincia nel 2013: il risultato rappresenta l'indice di diffusione quali-quantitativa di ogni fattore sportivo nelle 110 province (in complesso 32 classifiche).
La seconda fase - quella innovativa - ha previsto, per ognuna di queste graduatorie, la suddivisione delle province in 11 fasce, assegnando un punteggio decrescente da 10 (alle prime dieci province) a zero (quelle che occupano le ultime dieci posizioni), con un bonus di tre, due e un punto alle prime tre province di ogni singola classifica. Il punteggio è raddoppiato per sette indicatori (segnalati nel "medagliere" qui sopra) ritenuti più significativi nella costruzione dell'Indice di sportività.


Marche, salto in alto nella sportività

Impennate di Macerata (terza) e Ancona (quinta): solo il Trentino-Alto Adige fa meglio
Di Gianni Menicatti, Marcello Spreafico
Più di 4,5 milioni di atleti tesserati, oltre un milione di operatori sportivi (dirigenti, tecnici e ufficiali di gara): sono i numeri - presentati a luglio dal presidente del Coni, Giovanni Malagò - che stanno alla base, nel bene e nel male, dello sport italiano. Numeri che Il Sole 24 Ore ha puntualmente utilizzato, disaggregati provincia per provincia, per la costruzione dell'"Indice di sportività 2014", che per l'ottava volta (la prima nel 2007) mette in fila le 110 province italiane per diffusione e qualità dello sport.
Una classifica che sintetizza numerosi aspetti dello sport: dalle società sportive ai risultati, dagli sport di squadra alle discipline individuali, dalle fasce di popolazione (bambini, donne, amatori eccetera) ai settori economici e all'ambiente; senza dimenticare la storia sportiva dei territori e i grandi eventi internazionali (Sochi 2014, i Mondiali di calcio). In complesso 30 indicatori (10 per gli sport di squadra, 10 per quelli individuali e altrettanti riferiti agli aspetti sociali ed economici) che si aggiungono a quelli relativi ai tesserati Coni: da una parte gli atleti, dall'altra i tecnici-ufficiali di gara.
Rispetto allo scorso anno sono cambiati alcuni indicatori ed è stata particolarmente innovata la metodologia, con nuovi criteri relativi ai punteggi (un voto dal 10 allo zero), ma al vertice rimangono ancora Trento e Genova, che si scambiano semplicemente le posizioni, nel senso che quest'anno è Trento a primeggiare, mentre il capoluogo ligure arriva secondo. La sorpresa viene invece dalla provincia di Macerata, che sale sul podio, in virtù di un terzo posto che le consente di guadagnare ben 16 posizioni rispetto al 2013. Un bronzo acciuffato allo sprint, superando di pochissimo Bolzano, che pure - guardando alle singole classifiche - ha conquistato due successi parziali (per gli azzurri alle Olimpiadi invernali e per gli atleti nei ranking internazionali) e altre quattro presenze sul podio.
Com'è ovvio, a pesare non sono solo le eccellenze, ma anche le "insufficienze", vale a dire i piazzamenti nella parte bassa delle varie graduatorie, che - nel caso della provincia altoatesina - sono sette. A maggior ragione, il discorso vale anche per Trieste, che, pur raccogliendo quattro successi (più di tutte), si colloca solo in 21ª posizione; peggio fa Aosta, che, nonostante tre affermazioni, si ferma addirittura al 53° posto. Spostandoci dal "profondo" Nord all'Emilia, ecco che Parma, con tre successi parziali, tutti nelle classifiche relative agli sport di squadra, non va oltre il 15° posto nella generale; e solo al 23° posto si piazza Piacenza, che a sua volta si è aggiudicata tre ori.
Tra le "top ten", al quinto posto troviamo Ancona, che era 26ª: un balzo ancora più significativo di quello di Macerata, che consente alle Marche di piazzare due province tra le prime cinque d'Italia. Sesta è Brescia, seguita da Perugia (leader per numero di squadre nei campionati minori), Varese, Treviso (al primo posto per le società nella fascia intermedia dei grandi sport individuali) e Firenze. Insomma, guardando ai primi 10 territori, sei sono del Nord e quattro del Centro.
Roma guida la classifica delle grandi province (24ª), con Torino 29ª e Milano che finisce 30ª(pur vantando due vittorie, per il migliore trend delle proprie formazioni negli sport di squadra - dalla conquista di scudetti al saldo tra promozioni e retrocessioni - e per la più alta partecipazione all time di giocatori ai Mondiali di calcio). Napoli è 79ª: per tutte le "metropoli", un passo indietro rispetto al 2013.
Arezzo guida il gruppo delle province "in "rosso", perdendo ben 26 posizioni, mentre Livorno scivola dal terzo al 25° posto; male anche La Spezia e Palermo, che arretrano di 18 piazze. Al contrario, le performance più positive riguardano Gorizia (che recupera 33 posizioni), Piacenza (+24), Mantova (+22), la già citata Ancona (+21) e Como (+19).
Nessun autentico segnale di ripresa dalle province meridionali. Cagliari rimane quella più "sportiva", ma scende dal nono al 13° posto della classifica generale, e in questo modo Sud e Isole perdono la loro unica presenza tra le prime dieci. Un passo avanti per Sassari (35ª, più quattro posizioni). Per contro, però, la Sardegna ha anche tre aree (Carbonia Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra) nelle ultime 10. La terza fra le province del Sud è Chieti (che in assoluto si piazza 38ª), la quarta è Messina (44ª) e la quinta è Pescara (47ª). Non si registrano altre presenze meridionali nella prima parte della graduatoria. C'è poi da segnalare che Salerno (78ª) precede Napoli e le altre province in Campania, Catanzaro fa meglio di tutte in Calabria nonostante un modestissimo 89° posto, Bari (69ª) è leader in Puglia, mentre Matera (65ª) vince il derby con Potenza in Basilicata e Campobasso (84ª) si aggiudica quello con Isernia nel Molise.
Nella parte bassa della classifica, dall'89° al 110° e ultimo posto si trovano solo province del Sud e delle Isole. La peggiore area dell'Italia centrale è quella di Massa e Carrara (88ª), mentre il Nord tocca il punto più basso con Asti (83ª).
Nel Centro-Nord, oltre al Trentino Alto Adige, bene la Lombardia e l'Emilia Romagna (ciascuna con cinque province nelle prime trenta), seguite dal Veneto e dalla Toscana (quattro a testa). Male invece Lazio, Piemonte e Liguria, con una sola area; in relazione al numero delle province, in evidenza il Friuli Venezia Giulia (due su quattro nella top 30) e le Marche (tre su cinque).
Uno sguardo, infine, al medagliere con le province ai vertici nelle diverse specialità e nei fattori sportivi presi in considerazione. Scendono a 48 (58 nel 2013, quando però i parametri erano 35, anziché 32) i territori sul podio, con almeno un piazzamento fra le prime tre. L'unico primo posto del Sud va a Enna (per lo sport paralimpico), mentre, fra le regioni, prevale la Toscana con otto province sul podio, davanti al Veneto (sei), all'Emilia Romagna e alla Lombardia (entrambe a quota cinque); bene, ancora una volta, le Marche (quattro su cinque), che sono anche l'unica regione a monopolizzare un podio: quello del numero di società negli sport di squadra, con Macerata prima, Fermo seconda e Ancona terza. Al contrario, Molise, Puglia, Campania e Basilicata non hanno neanche una rappresentante fra le prime tre di ogni classifica.
Ricercatori Gruppo Clas

 

Staffetta al vertice. Avvicendamento tra due realtà locali con prestazioni consolidate

Atleti e manifestazioni al top: Trento torna a superare Genova
Di Giacomo Bagnasco
Nell'anno nero del calcio italiano, lo sport più popolare non riesce a essere decisivo nemmeno per assegnare l'alloro della provincia più sportiva. Sul podio - oltre a Genova, che al football continua a dovere molto - salgono infatti Trento, che si riprende la corona, e la novità Macerata, piazzata terza: due aree che hanno un gran numero di eccellenze, ma proprio in fatto di calcio risultano deficitarie. Un caso? Magari sì, anche se è vero che in località di provincia gli altri sport faticano meno a trovare attenzione, sbocchi, praticanti e sostenitori.
Intanto c'è da celebrare la riscossa trentina: siamo a tre affermazioni in otto anni, con una stabilità in alto non condizionata dai cambi dei parametri e della metodologia adottata dal Gruppo Clas per mettere a fuoco l'Indice di sportività delle province italiane. Trento, già premiata dalla statistica nell'edizione di apertura, quella del 2007, e nel 2011, si impone nettamente, per distacco, finendo prima anche in due delle tre graduatorie intermedie (sport individuali, sport e società) e aggiudicandosi una piazza nella top ten di 14 delle 32 classifiche "di base" prese in considerazione. Addirittura, in otto casi su 32 (il 25% del totale) si ritrova sul podio, con due ideali ori, quattro argenti e due bronzi: tra l'altro, è in testa per società di grandi sport individuali (ciclismo, atletica, nuoto, tennis) e per "sport e turismo", mentre è seconda nelle due classifiche, molto significative, dei tesserati.
Un testimonial d'eccezione come Francesco Moser, campione di ciclismo (su strada e su pista) negli anni 70 e 80, nonché assessore allo Sport e turismo della Provincia di Trento negli anni 90, sottolinea innanzitutto la predisposizione allo sport da parte dei residenti: «C'è tanta vita all'aria aperta e abbiamo una buona tradizione in parecchi sport. Vanno forte quelli della montagna, con molti atleti che finiscono anche nei gruppi sportivi militari, il ciclismo, la pallavolo. Poi ci sono piccoli paesi che si concentrano su specialità minori, il tamburello, l'hockey prato, e pure lì arrivano le soddisfazioni. Gli impianti sono numerosi (un ruolo importante è giocato dalla solidità economica assicurata dall'autonomia, ndr), anzi, a volte finiscono per non essere utilizzati del tutto. Ci sono piste ciclabili quasi in tutte le vallate, cosa che aiuta il turismo. E una quantità di manifestazioni sportive attira atleti dall'Italia e dall'estero». Vengono in mente le Universiadi invernali, organizzate a dicembre 2013. «Adesso poi - aggiunge scherzoso Moser, riferendosi alle cronache di questi giorni - abbiamo anche un nuovo sport. Sa come si chiama? Fuga dall'orso...»
Genova, detronizzata, può ben consolarsi con il secondo posto, legato all'affermazione negli sport di squadra, a 11 piazzamenti nella top ten e, così come Trento, a un numero di battute a vuoto ridotto praticamente al minimo (due su 32). In questo quadro è importante la presenza di due squadre di calcio in Serie A - e ora c'è anche l'Entella, di Chiavari, in Serie B -, ma evidentemente non ci si limita a questo. Marco Bollesan, indimenticato azzurro del rugby, dal "suo" Cus Genova arrivò alla Nazionale, di cui è stato giocatore, capitano, allenatore e manager. In più ha ricoperto la carica di consigliere comunale con delega allo Sport ai tempi del sindaco Pericu: «Sul territorio - dice - la passione non manca proprio, nei giovani, negli insegnanti di educazione fisica e nei tecnici. In questo modo si sopperisce anche a qualche carenza negli impianti. Il piazzamento all'avanguardia è una conseguenza logica, dovuta anche alle realtà della provincia. In particolare, Recco ha una squadra di rugby in Serie A e, soprattutto, continua a vincere scudetti su scudetti nella pallanuoto, che da noi è come il rugby nel Veneto».
Da uno sport di squadra all'altro, Macerata - medaglia di bronzo per sportività, sette volte fra le prime 10 - si gode il terzo scudetto maschile conquistato dalla Lube Volley. Campioni in carica, eppure costretti a spostarsi dal capoluogo a Civitanova per trovare un palazzetto (nuovo) con i requisiti per giocare in campionato e in Champions League. «Quello degli impianti - osserva Albino Massaccesi, a.d. della società marchigiana, da 22 anni in A con la stessa proprietà-sponsor - è effettivamente un aspetto da migliorare. A parte questo, mi sembra che finora Macerata sia stata un po' sottovalutata come realtà sportiva. Abbiamo sempre espresso un buon movimento in più discipline, per esempio nel softball e nella ginnastica. Le specialità di squadra (dove la provincia marchigiana primeggia per numero di club, ndr) vanno bene a partire dai settori giovanili, perché le società lavorano nella scuola. E nei centri piccoli, per le squadre di vertice che non siano di calcio, si lavora bene, perché la grande città è più dispersiva, è difficile trovare un pubblico che si affeziona e funziona da traino».
Per Massaccesi, ora, è arrivata anche l'elezione a presidente della Lega pallavolo di Serie A. Neanche a farlo apposta, in una sorta di circolo virtuoso, succede a Diego Mosna, presidente della Trentino Volley.
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A scuola. Da settembre al via circa 150 istituti
Nell'indagine debuttano i licei sportivi
Di Gianni Menicatti, Marcello Spreafico
Conoscere lo sport e studiare per lo sport; un aspetto costantemente preso in considerazione dal Sole 24 Ore per la definizione dell'Indice di sportività, nella consapevolezza che una formazione adeguata può rappresentare un fattore di sviluppo per il sistema sportivo di un territorio. L'indicatore "sport e formazione" ha sempre fatto riferimento alla formazione universitaria (la facoltà di Scienze motorie e quelle assimilate) rapportando di volta in volta il numero di immatricolati-iscritti-laureati alla popolazione residente.
Quest'anno l'indicatore si arricchisce però di due nuovi elementi: i licei sportivi e i campionati nazionali universitari (edizione 2014) che vengono organizzati dal Cusi, il Centro universitario sportivo italiano.
Il prossimo 1° settembre, infatti, i licei sportivi faranno il loro debutto, come strutture a se stanti e non come "branche" di altri istituti, nell'arco dell'offerta formativa di secondo grado: fra licei statali e paritari, partiranno circa 150 scuole. Una scelta, quella del ministero dell'Istruzione, tesa a rafforzare i legami fra sport e territorio; sperando in effetti positivi anche per il sistema economico (nuove attività), per il sistema sociale (posti di lavoro per i giovani) e per quello sanitario (educazione alla salute).
La seconda novità - riguardante i campionati universitari e i risultati ottenuti dai diversi Cus, legati ai vari atenei - mira ad ampliare il contenuto dell'indicatore "formazione", considerando non solo il lavoro fatto nelle aule ma anche la pratica agonistica (nelle palestre e nei campi, in pista e sulle pedane).
Nuovi elementi, dunque, e nuova classifica, con la provincia di Pavia al vertice (grazie agli ottimi risultati nei campionati universitari) e quelle di Pisa e dell'Aquila ai posti d'onore. Un podio tutto nuovo, a sostituire quello che nel 2013 era formato da Enna, Forsinone e Catanzaro.
Fra le prime dieci province ben tre sono abruzzesi (con L'Aquila, anche Pescara, quarta, e Chieti) e due delle Marche (Pesaro e Ancona, con Macerata al 15° posto). Risalgono la classifica le sedi di grandi poli universitari: da Genova, quinta, a Milano (11ª), da Torino (12ª) a Roma (13ª) e Bologna (16ª). Non bene le province lombarde (ma Pavia e Milano salvano in qualche modo il bilancio), quelle piemontesi (a eccezione di Torino) e, in generale, il Nord Italia, dove i neouniversitari sembrano poco attratti da corsi di formazione legati alle attività motorie.
Nel Centro la dorsale adriatica (10 province tra le prime 30) prevale su quella tirrenica (cinque province); fra i territori meridionali, oltre a quelli abruzzesi già citati,si mettono in luce Campobasso (14ª), Foggia (17ª) ed Enna (18ª), fino alla 20ª piazza di Palermo. E altri sette territori -Benevento, Teramo, Isernia, Salerno, Caltanissetta, Napoli e Catania - stazionano tra il 21° e il trentesimo posto.

 

Turismo sportivo. Automobilismo, ciclismo e alpinismo le discipline più celebrate
Sono più di 100 i musei «dedicati»
Di Giacomo Bagnasco
Centotredici musei sportivi in tutta Italia. L'ennesimo dato ricavabile dallo studio del Gruppo Clas, che ne ha fatto uno degli elementi per stilare la graduatoria "sport e turismo". Così si scopre che, a parte quelle dedicate allo sport in genere, 18 strutture museali sono riservate all'automobilismo, 15 al ciclismo, 14 all'alpinismo. Sono 51 in tutto le province che hanno almeno un museo di questo genere: Torino è la più "prolifica" con otto, seguita da Bologna, Modena e Trento con sei. E proprio da Torino, recentemente, è arrivata la notizia che lo Juventus Museum è, in assoluto, tra i primi 50 musei più visitati del paese.
C'è una passione profonda dietro a molte di queste iniziative, e di certo non manca a Novi Ligure (Alessandria), che nel 2003 ha inaugurato il Museo dei Campionissimi, ispirato alle figure di due grandissime glorie locali del ciclismo: Costante Girardengo e Fausto Coppi. Nata dal recupero di un capannone industriale dell'Ilva, l'esposizione è spalmata su oltre 3mila metri quadrati. È notevole lo spazio dedicato all'"Omino di Novi" (Girardengo) e all'"Airone" (Coppi): biciclette, maglie, ritagli di giornale, pannelli illustrativi, immagini su sei megaschermi e su altri più piccoli. Interessante un'intervista televisiva di quasi 50 anni fa, tratta dalle teche Rai e realizzata da un giovane Emilio Fede con la prima moglie di Fausto, nota per il suo riserbo.
Ma quello di Novi è un museo della bicicletta a 360 gradi. Sul versante agonistico può vantare i cimeli di tanti altri grandi nomi, a livello nazionale e internazionale, dopodiché la bicicletta viene esaminata anche come oggetto di semplice svago, di lavoro (da non perdere i mezzi dello straccivendolo, del netturbino, dell'accalappiacani) e, se vogliamo, anche di evoluzione sociale: basti pensare all'argomento "donne e ciclismo". Né è stato ignorato il risvolto artistico, con un laboratorio e opere pittoriche e sculture dedicate alle due ruote.
«Il Museo - spiega la direttrice Chiara Vignola - è stato aperto su iniziativa della Regione e del Comune, che ne è proprietario, con un finanziamento regionale europeo. Il nostro intento è quello di attirare un pubblico più vasto possibile, composto soprattutto da famiglie, anche attraverso una serie di mostre, prevalentemente ma non esclusivamente a carattere ciclistico. Cerchiamo di finanziarci anche attraverso l'affitto di sale a esterni, ad esempio per convegni e laboratori didattici. Il numero di visitatori varia in relazione agli eventi: da un minimo di 6mila all'anno siamo arrivati a 10mila nel 2010, quando, per il 50° anniversario della morte di Coppi, il Giro d'Italia ha fatto tappa a Novi e il Museo è stato "quartiere di tappa". La provenienza dei visitatori? Soprattutto da fuori provincia, molti italiani, ma anche appassionati da tutto il mondo, compresa l'Australia».
E nell'anno in cui un ciclista italiano ha conquistato la gloria in Francia, ci sarebbe anche un desiderio da esprimere: «Nel 2013 Vincenzo Nibali ha vinto il Giro e ci ha regalato la maglia rosa. Ci piacerebbe, adesso, poter esporre anche la sua maglia gialla».

Leggi tutti gli articoli su: Il Sole 24 Ore, indice di sportività

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