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Le Banche fanno gli interessi dei azionisti. O no?

Di Giancarlo Marcotti Martedi 13 Agosto 2013 alle 11:22 | 0 commenti

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Se chiedete, ad un diligente studente di ragioneria, cosa fanno (o meglio facevano una volta) le Banche, vi risponderà: intermediazione del credito. E cosa vuol dire? Beh, è semplice, prendono risorse da coloro che hanno surplus finanziari (i depositanti) e li prestano a coloro che richiedono queste risorse per svolgere attività produttive. In parole povere le Banche acquistano e vendono soldi.

Le due operazioni, naturalmente, avvengono a condizioni economiche differenti, cioè gli interessi che le Banche si fanno pagare per la concessione del credito sono decisamente superiori a quelli che le stesse Banche pagano ai depositanti, e da questa differenza, quindi, scaturisce l'utile per l'Istituto.

Attenzione! Sgombriamo il campo da ogni dubbio, è un lavoro tutt'altro che facile, le persone comuni ritengono che sia semplice per le Banche fare utili, non è così, soprattutto da quando, con la liberalizzazione, la concorrenza si è fatta spietata.

Per quanto detto prima, in un bilancio di una Banca, nell'attivo ci sono i soldi che la stessa ha prestato, e nel passivo si trovano i depositi dei correntisti. E' dall'attivo, naturalmente, che scaturiscono le entrate, mentre dal passivo si generano le uscite.

Orbene, ora chiediamoci: cosa fanno i banchieri?

Banalmente cercano di gestire al meglio gli Istituti che dirigono con l'obiettivo di portare utili ai propri padroni … cioè gli azionisti.

Eh sì, perché anche i banchieri hanno dei padroni, ai quali, come tutti i lavoratori, devono rispondere, e gli azionisti hanno l'opportunità di far sentire la propria voce all'Assemblea dei Soci che viene indetta annualmente per l'approvazione del bilancio e la nomina delle principali cariche.

Un azionista si attenderà che la Banca abbia un occhio di riguardo verso coloro ai quali è stato concesso il credito, visto che sono loro a portare utili alla Banca con il pagamento degli interessi sui prestiti.

Ed allora permettetemi di tornare sulla questione già più volte citata del Sig. Roberto Ditaranto nei confronti di Unicredit (il grande Istituto europeo in cui ha grande peso la nostra Fondaziome Cariverona, ndr): perché revocare di punto in bianco un mutuo chirografario ed uno ipotecario che non presentavano neppure una rata in sospeso?

L'azienda del Sig. Ditaranto, per l'erogazione dei propri fidi, aveva offerto una garanzia reale (ipoteca) che, come uso fra gli Istituti di Credito, era ben superiore alle facilitazioni concesse oltre al rilascio di una fidejussione personale. Quindi, come suol dirsi, le linee di credito erano ben “coperte”.

Ma non solo, per quel mutuo chirografario la ditta del Sig. Roberto Ditaranto stava pagando, regolarmente, interessi del 6,44%, cioè quattro punti in più dell'euribor del momento, e questo, visto che la raccolta non viene quasi retribuita dalla Banca, per Unicredit era tutto grasso che colava.

Si arriva invece al paradosso che, revocando le linee di credito, l'esposizione automaticamente diventa uno sconfinamento al quale segue la relativa segnalazione di sofferenze alla Centrale dei Rischi. In questa maniera le aziende si uccidono e rimane una sola domanda, ahimé, senza risposta: perché?

Ed allora se io fossi stato un azionista di Unicredit (ma non lo sono! Per carità!) in assemblea avrei chiesto: ma perché vengono revocati fidi a società che onorano regolarmente i propri impegni pagando profumati interessi che vanno a rimpolpare gli utili della Banca, ed invece si preferisce depredare gli immobili avuti in garanzia che immediatamente perdono almeno la metà del proprio valore?

Sig. Ghizzoni e banchieri di Unicredit, di lavoro voi intermediate credito oppure fate gli agenti immobiliari?

Se fossi un azionista (ma non lo sono, è bene ribadirlo), sarei preoccupato di una Banca che non fa gli interessi dell'azionista, oltretutto agendo in quella maniera non fa neppure gli interessi del Paese perché distrugge la vera ricchezza della nostra Italia che è la GRANDE micro imprenditorialità!

E non basta, dal bilancio di Unicredit di quest'anno si evidenzia il possesso di 48,7 miliardi di titoli dello Stato italiano, è una cifra spaventosa, dato che poi rendono pochissimo, che se ne fa Unicredit? Perché li ha acquistati? Forse è stata “costretta” dal potere politico?

Ma allora, caro Sig. Ghizzoni, lei risponde del suo operato agli azionisti … o al potere politico?

Sono domande che ogni azionista dovrebbe porsi, in gioco ci sono i suoi interessi!

Giancarlo Marcotti per VicenzaPiu.com Finanza In Chiaro.it

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