Quotidiano | Categorie: Politica, Interviste

Lavoro in Veneto in ginocchio, Langella: senza diritti e privo di competitività internazionale

Di Filippo Zenna Sabato 23 Marzo 2013 alle 00:04 | 0 commenti

ArticleImage

Il segretario regionale di Pdc-Fds analizza i dati sconfortanti e si scaglia contro la miopia politica

Il 2013 nero per il lavoro. L'Italia è ormai alla frutta, il Veneto rischia di finire nello stesso baratro. Le materie prime scarseggiano, l'industria è in declino, la recessione è sempre più preoccupante. Giorgio Langella, segretario regionale di Prc-Fds per Rivoluzione civile, ha un faldone di dati da sottoporre.

Dietro ogni numero ci son migliaia di lacrime: famiglie sconquassate dalla crisi, persone che prima avevano un tenore di vita discreto e che adesso s'aggrappano con le unghie alla mobilità o a quello che ne resta. Una spirale di depressione che non ha risparmiato i veneti. Le stime nazionali fan paura, quelle del Veneto son meno pesanti, ma hanno un'identica velocità di regressione: nel 2012 oltre 164mila domande di disoccupazione, circa 50mila posti di lavoro dipendente in meno, un incremento dell'800% delle ore di cassa integrazione rispetto al 2007 a livello regionale, del 500% relativamente alla provincia di Vicenza. Le aziende venete entrate in crisi sono 1.502 (i lavoratori coinvolti sono 34.738). Quelle vicentine sono 271 con 5.337 lavoratori coinvolti. Si potrebbe continuare ancora coi numeri. Roba da accapponare la pelle. "È il risultato - spiega Giorgio Langella - di una politica liberista che, nella totale assenza di un piano di sviluppo industriale, ha cancellato i diritti dei lavoratori a partire dall'articolo 18, ha permesso qualsiasi deroga al contratto nazionale di lavoro e alle leggi dello Stato che regolano i rapporti di lavoro (l'articolo 8 dell'ultima finanziaria del governo Berlusconi), ha aumentato l'età e gli anni di lavoro per poter andare in pensione. Una politica miope che ha permesso la delocalizzazione delle attività produttive, ha accettato la logica del ricatto occupazionale, assumendo il "metodo Marchionne" come forma di rapporto tra imprenditori e lavoratori e cancellando, di fatto, il contratto nazionale di lavoro, ha consentito la chiusura di stabilimenti e fabbriche di importanza strategica. E ha privatizzato i beni comuni, i servizi pubblici e i settori industriali strategici, ha svenduto il patrimonio dello Stato. Il lavoro è stato reso sempre più precario e "flessibile", sono stati tagliati gli investimenti pubblici destinati alla sanità, all'istruzione, alla ricerca. Il tessuto produttivo del nostro paese è stato umiliato e ridotto fino a renderlo ininfluente e poco competitivo nel panorama internazionale". Considerazioni che non fanno una piega. Il segretario regionale di Pdc-Fds indica nella miopia politica la causa principale della crisi lavorativa: "Apriamo una riflessione su cosa sta diventando l'Italia nel contesto internazionale. Siamo un paese senza materie prime, con un'industria nazionale in drammatico declino. Un declino dovuto a molteplici fattori. A partire dalle delocalizzazioni e dalle dismissioni produttive mai contrastate e, anzi, spesso incentivate, per arrivare alla mancanza di un piano di investimenti necessari per ricerca e sviluppo (dismissione creativa e "propulsiva") e all'incompetenza palese (e criminale) dell'imprenditoria nostrana. Su questo tema dobbiamo insistere nell'analisi, nell'interpretazione della realtà e nella produzione progettuale di un nostro piano di rinascita industriale ed economica. Non dobbiamo avere timore di fare anche discorsi "patriottici". Le domande alla quali dobbiamo rispondere sono quelle che, spesso, restano senza risposta per inseguire i tatticismi di ipotetiche alleanze a prescindere. Che fare? Cosa produrre? Dove farlo? Quale deve essere il ruolo dello Stato? Quali i settori strategici sui quali puntare per lo sviluppo? ... L'obiettivo non può che essere quello di fare tornare competitivo il nostro paese nel contesto internazionale. Perché, senza materie prime e senza industria degna di questo nome, come possiamo contare? Siamo destinati alla marginalità e a un crescente sfruttamento".


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.



ViPiù Top News


Commenti degli utenti

Mercoledi 19 Dicembre 2018 alle 07:01 da kairos
In Mostra al Chiericati, Caterina Soprana (Commissione Cultura) risponde ai giovani del Pd: "realizzata a costo zero per il Comune"

Domenica 2 Dicembre 2018 alle 17:35 da Kaiser
In Mostre e eventi: due diverse concezioni non confrontabili ovunque e anche a Vicenza
Gli altri siti del nostro network