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Lavoro in Veneto, il disastro continua

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 30 Marzo 2014 alle 22:48 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella - Primi due mesi del 2014. Dai dati diffusi da Veneto Lavoro si capisce come la situazione del lavoro nella nostra regione sia in continuo peggioramento. In Veneto le aziende in crisi (gennaio-febbraio 2014) sono 338 (furono 205 nello stesso periodo del 2013). Il dettaglio provinciale viene riportato in tabella.

 

Provincia

Gen-Feb 2014

Gen-Feb 2013

differenza

Belluno

7

4

3

Padova

80

56

24

Rovigo

11

6

5

Treviso

73

58

15

Venezia

55

44

11

Verona

55

19

36

Vicenza

57

18

39

 

Sempre in Veneto (primi due mesi del 2014), le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria sono 12.589.194 (furono 10.168.819 nello stesso periodo del 2013). Dai dati forniti si può rilevare come le ore totali sono aumentate di circa il 20%, con un incremento molto consistente per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria (9.369.173 nei primi due mesi del 2014 contro le 5.492.844 nello stesso periodo del 2013) e una diminuzione di quella ordinaria (3.220.021 nei primi due mesi del 2014 contro le 4.675.975 nello stesso periodo del 2013). I dati suddivisi per provincia e tipologia di cassa integrazione vengono riportati in tabella.

 

Provincia

Ore autorizzate di cassa integrazione

Gen-Feb 2014

Gen-Feb 2013

differenza

Belluno

ordinaria

503.476

871.044

-367.568

 

straordinaria

85.224

175.346

-90.122

Padova

ordinaria

417.335

816.556

-399.221

 

straordinaria

1.157.495

671.700

485.795

Rovigo

ordinaria

200.228

549.196

-348.968

 

straordinaria

255.770

172.173

83.597

Treviso

ordinaria

588.321

469.929

118.392

 

straordinaria

2.638.869

1.787.837

851.032

Venezia

ordinaria

470.944

590.591

-119.647

 

straordinaria

1.350.902

1.022.194

328.708

Verona

ordinaria

537.689

556.804

-19.115

 

straordinaria

2.155.426

702.116

1.453.310

Vicenza

ordinaria

502.028

821.855

-319.827

 

straordinaria

1.725.487

961.478

764.009

Il ricorso alla mobilità per licenziamenti collettivi, ha colpito 2.335 lavoratori con un incremento di 204 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno 2013 (quando i lavoratori interessati furono 2.131) e di 669 unità rispetto al 2012 (i lavoratori in mobilità furono 1.666. Il dettaglio per provincia è riportato in tabella.

 

Provincia

Gen-Feb 2014

Gen-Feb 2013

Gen-Feb 2012

Differenza

2014-2013

Differenza

2014-2012

Belluno

78

51

24

27

54

Padova

423

627

221

-204

202

Rovigo

102

81

44

21

58

Treviso

523

410

581

113

-58

Venezia

360

300

315

60

45

Verona

465

259

186

206

279

Vicenza

384

403

295

-19

89

La questione occupazionale non si può risolvere con il renziano “jobs act”, un provvedimento che aumenta la precarietà, fa diminuire i diritti dei lavoratori (e di chi non trova lavoro) e non crea le condizioni reali per aumentare i posti di lavoro. La crisi che stiamo vivendo è una crisi del sistema capitalistico. Le delocalizzazioni permesse e incentivate in questi ultimi decenni, le privatizzazioni volute da governi miopi e asserviti al volere padronale, hanno impoverito il paese senza creare né lavoro né benessere se non per i soliti speculatori. Bisogna rendersene conto e ripensare seriamente all'intervento del pubblico in economia e nella direzione dello sviluppo industriale del paese. Lo Stato deve tornare ad essere protagonista senza delegare a nessuno il suo ruolo costituzionale.

Inoltre, i numeri sopra riportati dimostrano quanto sciagurate si dimostrino le controriforme sulle pensioni e sul mercato del lavoro volute dal governo Monti e votate dai partiti che oggi appoggiano (dentro e fuori la maggioranza) il governo Renzi. Partiamo da questa constatazione e, invece di promettere prepensionamenti dei dipendenti pubblici anziani per dare lavoro ai giovani (come fa qualche ministro dell'attuale governo), si cancellino le “controriforme Fornero”. Si ritorni a poter andare in pensione dopo 40 anni di contributi così come chiedono le centinaia di RSU autoconvocate. E si ripensi anche all'orario di lavoro, perché se questo manca è giusto lavorare meno ma tutti.

Leggi tutti gli articoli su: Lavoro, Giorgio Langella, Disoccpuazione

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