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L'attuale realtà politica e sociale italiana e lo sciopero generale del 18 ottobre

Di Citizen Writers Domenica 6 Ottobre 2013 alle 12:55 | 0 commenti

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Riceviamo da Luc Thibault delegato Rsu/Usb Greta e pubblichiamo - Gli ultimi avvenimenti della politica e del governo del Paese ci hanno consegnato uno spettacolo di pregiata fattura con improvvisi e teatrali colpi di scena, sceneggiate sui banchi del parlamento trasformati nell'occasione in banchi di mercato, pianti e risate mescolate in una miscela farsesca.

Ma tutto ciò deve soprattutto far riflettere e ci induce ad alcune semplici considerazioni che, pur se a caldo e scontando una naturale approssimazione e schematicità, possono fornire alcune utili chiavi di lettura dell'attuale realtà politica e sociale italiana.

Per prima cosa c'è da dire che il quadro politico sta mutando ed è sempre più coerente con le “indicazioni” e i diktat della Comunità Europea che, insieme a BCE e FMI, stanno di fatto governando attraverso un commissariamento neanche tanto camuffato, gran parte dei paesi europei, costringendo milioni di donne e uomini di questo continente ad un livello di povertà che ricorda il dopoguerra e che è funzionale con una nuova e vasta ridistribuzione di ricchezza dalle tasche di tanti a quelle di pochi, per assicurare livelli di profitto al mondo economico e finanziario che, nonostante, e forse proprio a seguito di questa crisi, gode sicuramente di buona salute.

Il secondo elemento da sottolineare è che le politiche di “austerità” sono in modo sempre più evidente in crisi, non tanto perché affamano milioni di persone, quanto perché sono messi in discussione i meccanismi stessi del consumismo di massa. Se non c'è lavoro e si riducono salari e pensioni si riduce automaticamente il numero di soggetti consumatori in grado di spendere. Ma tale situazione non mette in discussione il concetto stesso di “austerità” come ci si aspetterebbe e ciò, a prescindere dalle motivazioni che spesso sono da ricercare negli equilibri (o meglio negli squilibri) tra Stati ricchi del nord-europa e quelli poveri del sud e dell'est, sta distruggendo le economie di mezza Europa e riducendo l'Italia a paese da depredare e non più produttore, costretto a fare debiti per sopravvivere e a far sopravvivere gran parte della popolazione per pagare gli interessi sui debiti.

La cosiddetta mancanza/necessità di “stabilità” politica e sociale che ripetutamente viene ribadita per giustificare le peggiori nefandezze sociali, è in effetti l'alibi per mezzo del quale imporre sacrifici e ridurre diritti e libertà sindacale.

A ben vedere da decenni non esisteva una “stabilità” politica come l'attuale, con un fronte trasversale composto dall'80% dei partiti, dalla Confindustria, da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dal 99% dei mezzi di comunicazione, dalla Curia Romana, dal Presidente Napolitano e dalle istituzioni economiche e finanziarie italiane, comunitarie e internazionali. Che cosa vogliono di più? Evidentemente il timore è che questo enorme e potente schieramento di forze non regga la realtà quotidiana, quella crisi sociale che investe ormai milioni di persone alle quali non riescono più neanche a prospettare e trasmettere un minimo di speranza.
E allora nell'ambito del lavoro vogliono le tregue e continuare a peggiorare le condizioni dei lavoratori senza scioperi, mentre aumenta la repressione e si riducono gli spazi di partecipazione e democrazia.

Tutto ciò porta ad altrettanto schematiche conclusioni e proposte.

Dobbiamo dire NO a questa Europa, alle sue istituzioni economiche e finanziarie, alle sue politiche di austerità.

Dobbiamo dire NO alle politiche di austerità e alla logica del pagamento del debito pubblico.

Dobbiamo dire NO a tregue sindacali e pace sociale e ad una “stabilità” che serve soltanto a rendere ancor più instabile la situazione di milioni di donne e uomini. Dobbiamo costruire conflitto sociale e praticarlo con determinazione.

Tutto questo e molto altro è alla base dello SCIOPERO GENERALE del 18 OTTOBRE a Roma.

Leggi tutti gli articoli su: sciopero, Governo, Usb, Luc Thibault

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