Quotidiano | Categorie: Politica

Lascino stare Berlinguer

Di Giorgio Langella Venerdi 23 Maggio 2014 alle 01:58 | 0 commenti

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Nel delirio di insulti, grida, invettive, falsità, promesse, esibizionismo e frasi fatte, la campagna elettorale per il parlamento europeo si avvia alla conclusione. Ne abbiamo viste di tutti i colori. Ci si è persi in un vortice di inutili volgarità che accresce la disaffezione verso politicanti che appaiono sempre più mediocri, inutili e pericolosi. Tutto questo sta succedendo mentre, vicino a noi, nel centro geografico dell'Europa, stanno crescendo forze fasciste e naziste nell'indifferenza e nella compiacenza di USA, Nato e UE.

In Ucraina è in atto una vera e propria guerra. Ogni giorni si contano morti e distruzioni. Il Partito Comunista (unico partito ucraino che si oppone a un'oligarchia che, utilizzando formazioni paramilitari dichiaratamente naziste, ha soppiantato un'altra oligarchia) sta per essere messo fuori legge nel silenzio generale di quell'occidente che sostiene di essere democratico.

Sarebbe bene ricordare i versi di una poesia che spiegava l'ascesa del nazifascismo in Europa: "... Poi vennero a prendere i comunisti/ed io non dissi niente, perché non ero comunista/Un giorno vennero a prendere me/e non c'era rimasto nessuno a protestare".

Ricordiamo, perché la storia si sta ripetendo. Il nazifascismo cresce anche grazie al silenzio e alle bugie di giornalisti succubi (per timore o convenienza) del potere e dei "nostri" mediocri politicanti troppo attenti a gridarsi addosso, a partecipare a pranzi di finanziamento per le proprie campagne elettorali promossi da ricchi imprenditori (a proposito, qualora eletta la capolista del PD Alessandra Moretti, si ricorderà della "generosità" dei commensali raccolti dal presidente della Maltauro? E si sdebiterà?), a girare l'Italia senza capire (o capendo benissimo e dimostrando, così, assoluta indifferenza) quale sia veramente la situazione nella quale vivono i lavoratori, i giovani, i pensionati. Personaggi che gridano promettendo (ma forse sono minacce) di fare cose mirabolanti e garantire la governabilità del paese modificando la costituzione e votando leggi elettorali che tolgono rappresentanza a chi dissente. Una vera e propria svolta autoritaria frutto di accordi indecenti tra Renzi e Berlusconi, l'ex cavaliere condannato in forma definitiva per frode fiscale.

L'ultima cosa che grida vendetta è l'utilizzo della figura di Enrico Berlinguer in questa campagna elettorale. Tutti i maggiori sedicenti "leader" se ne vogliono appropriare. Grillo, gridando, si autoproclama suo erede (ma quando mai ...), Renzi gli risponde urlando che quando parla di Berlinguer deve sciacquarsi la bocca. Un botta e risposta indecente. È bene chiarire una cosa molto semplice: il populismo di Grillo e l'arroganza (la furba ambiguità) di Renzi nulla hanno a che fare con il segretario del PCI morto a Padova 30 anni fa durante la campagna per le elezioni europee. Si vada a risentire quell'ultimo comizio di Berlinguer nel quale fu assalito dal malore che lo uccise. Le sue ultime parole, pronunciate con fatica ma con la passione di chi crede nei propri ideali restano impresse nella mente di chi le ascoltò allora come un ricordo indelebile. Si vada a rileggere quanto diceva sulla questione morale e sull'umiliazione che subiva la Politica, quella nobile, da parte di personaggi senza scrupoli e si capirà: Enrico Berlinguer era un Comunista italiano, una persona che, per onestà e rigore, non avrebbe mai partecipato allo squallido teatrino che questi politicanti stanno allestendo alle nostre spalle.

Ai "signori" che sono impegnati in queste ultime ore di questa squallida campagna elettorale, che danno all'apparenza un valore maggiore che alla sostanza e che ci vogliono intontire con la loro propaganda è utile dedicare questo stralcio di un comizio che Berlinguer tenne a Torino nel 1981, al termine di un festival nazionale dell'Unità. Forse qualcuno capirà la differenza.

"... abbiamo posto al centro della battaglia di questa alternativa democratica la questione morale. Non perché ci piace o perché vogliamo fare i moralisti, come cercano di far credere certi nostri avversari e interlocutori per negare alla radice le ragioni della nostra battaglia. L'abbiamo posta al centro perché pensiamo che i processi degenerativi che si sono andati sviluppando nel nostro paese, si sono sviluppati in modo tale che hanno inquinato lo Stato, le istituzioni, i partiti governativi in modo così profondo e così ramificato che non solo ha dato origine a una serie di scandali sempre più gravi fino alla P2 ma ha prodotto uno stravolgimento di principi e di norme volute dalla Costituzione per regolare le funzioni che rispettivamente competono ai partiti, alle istituzioni, allo Stato generando così una confusione e una decadenza, una inefficienza che stanno toccando ormai il loro culmine. Qui sta il nocciolo della questione morale, la nostra è una battaglia politica che, mentre combatte la corruzione, le spartizioni e le lottizzazioni, gli inauditi sperperi clientelari, la sfrontatezza nell'uso privato di potere e denaro pubblico, mira al ripristino della correttezza e della distinzione dei ruoli fissati dalla Costituzione ai partiti, allo Stato, alle istituzioni. Sarebbe assurdo avere paura che la coerenza su questa linea possa condurci all'isolamento e all'immobilismo. Essa ci conduce certo a polemiche e contrasti con esponenti di altri partiti e con quanti hanno da perdere dal successo di una politica risanatrice, ma essa ci collega, d'altra parte, ai sentimenti di indignazione, alle speranze e al bisogno di pulizia di un numero grandissimo di cittadini di ogni ceto sociale ai quali dovremmo tutti parlare in modo sempre chiaro e veritiero, non allusivo e contraddittorio. E sono anche certo che la nostra battaglia per il risanamento dello Stato e della vita politica troverà rispondenza anche negli altri partiti."


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