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Langella risponde a Baldo su Berlinguer: fa confusione

Di Giorgio Langella Domenica 27 Luglio 2014 alle 10:42 | 0 commenti

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Ho letto l'articolo di Baldo. A parte le varie considerazioni su Berlinguer che ognuno è libero di fare, c'è una tendenza a confondere cose e date. Risibili mi sembrano le affermazioni su una ipotetica "debolezza" di Berlinguer (e, quindi, del PCI) nei confronti del brigatismo. Altrettanto stravaganti le affermazioni sul '68... si dovrebbe ricordare che l'allora segretario del PCI, Luigi Longo fu molto attento (in senso positivo) a quanto succedeva e che grazie anche a questa lungimiranza del proprio segretario (e della segreteria) tutto il PCI si "aprì" al movimento del '68.

Forse Baldo si riferisce ai movimenti del '77 che furono cosa diversa e verso i quali, è vero, il PCI fu molto critico. Sul compromesso storico si dovrebbe aprire una riflessione seria in relazione al contesto internazionale (il colpo di stato in Cile e non solo) nel quale era nata quella prospettiva e su cosa realmente significava. Quanto poi alla questione morale suscitata da Berlinguer è successiva (1981) al periodo della solidarietà nazionale (assassinio di Moro e della scorta) e, anche, conseguenza di quell'esperienza durata molto poco e totalmente negativa. Quindi ha torto Baldo ad affermare che la questione morale fu suscitata "nel mentre si associava alla Democrazia Cristiana che era proprio accusata dal suo partito di immoralità politica". Infine, la prefazione al libro sugli interventi di Togliatti in Parlamento richiamata da Baldo, è molto interessante perché spiega e chiarisce alcuni aspetti della questione morale e della deriva autoritaria prevista da Berlinguer che sono, oggi, di una attualità sconcertante: "Attraverso alcune delle «riforme» di cui si sente oggi parlare si punta a piegare le istituzioni, e perciò anche il parlamento, al calcolo di assicurare una stabilità e una durata a governi che non riescono a garantirsele per capacità e forza politica propria. Ecco la sostanza e la rilevanza politica e istituzionale della «questione morale» che noi comunisti abbiamo posto con tanta decisione. Anche la irrisolta questione morale ha dato luogo non solo a quella che, con un eufemismo non privo di ipocrisia, viene chiamata la Costituzione materiale, cioè quel complesso di usi e abusi che contraddicono la Costituzione scritta, ma ha aperto anche la strada al formarsi e al dilagare di poteri occulti eversivi - la mafia, la camorra, la P2 - che hanno inquinato e condizionato tuttora i poteri costituiti e legittimi fino a minare concretamente l'esistenza stessa della nostra Repubblica. Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza democratica alle istituzioni con l'introduzione di congegni e meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgimenti che romperebbero formalmente l'equilibrio, la distinzione e l'autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni". (Enrico Berlinguer, aprile 1984, prefazione alla raccolta dei discorsi parlamentari di Palmiro Togliatti)

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