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L'alfabeto ebraico fa il pienone al Festival Biblico

Di Citizen Writers Martedi 3 Giugno 2014 alle 10:33 | 0 commenti

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Riceviamo da Paola Farina e pubblichiamo - Sala gremita al Festival Biblico il 1° giugno presso il Confalone di via Canetti a Vicenza per l’intervento di Roberto Moshè Israel, consigliere della Comunità Ebraica di Verona e Vicenza e consigliere nazionale dell’Unione Comunità Ebraiche in Italia che ha presentato un interessante intervento sull’alfabeto ebraico.

L'alfabeto ebraico, come la maggior parte delle lingue semitiche è di tipo abjad, cioè esclusivamente consonantico. Usato nelle lingue ebraica, yiddish, ladina giudeo-spagnola (non il ladino dolomitico) e altre lingue ebraiche utilizzate dagli ebrei nel mondo. Viene scritto da destra verso sinistra e consta di 22 lettere consonanti, di cui due ( ו vav e י yod) semiconsonanti, il cui numero e ordine si trova già nelle Lamentazioni di Geremia e in altri carmi alfabetici della Bibbia, quali i Salmi. Alcune consonanti hanno una forma differente se finali di parola.

Le consonanti Alef, He, Ayin non hanno suono proprio, ma servono per appoggiare la vocale susseguente. La pronuncia di alcune consonanti si modifica a seconda della presenza vocalica. La pronuncia differisce tra ashkenaziti e sefarditi, ma la versione di quest'ultimi è considerata quella standard e si differenzia maggiormente a seconda della località di provenienza.

Le lettere sono caratterizzate da una o più tozze linee orizzontali dalle estremità oblique o arrotondate, connesse da linee verticali più sottili, dalle caratteristiche estremità tracciate a forma di clava. Molto lettere hanno forme molto simili, è necessario fare attenzione alla presenza di grazie e al tipo di connessione tra elementi orizzontali o verticali.

Nelle antiche scritture, le parole non potevano essere spezzate per andare a capo, perché la parola assumeva una sacralità tale che non ne consentiva la frammentazione. Alcune lettere venivano, in caso di necessità allungate finché la parola non arrivava alla fine del rigo. Nella stampa moderna orami quest’uso è scomparso e rimane solo il retaggio storico.

L'alfabeto ebraico viene, oggi come oggi, usato praticamente immutato, per scrivere l'odierno neoebraico. Nel corso dei secoli è stato anche usato per scrivere le parlate dei luoghi di residenza degli Ebrei, come ad esempio il ladino (il dialetto spagnolo degli Ebrei di Spagna) e yiddish (la parlata tedesca degli ebrei dell'Europa centro-orientale). L’alfabeto ebraico è l’unico al mondo a riunire in sé una sequenza di insegnamenti intensi e incomparabili, che si esprimono in tre parole: suono, forma numero e la tradizione dice che D-o ha creato il mondo servendosi delle ventidue lettere ebraiche.

Un successo altamente partecipato, tanto che buona parte del pubblico ha chiesto di bissare l’intervento in prossimità a fine estate.


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