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La Voce del Sileno: nell'anniversario della morte Antonio Giuriolo, non solo politica

Di Italo Francesco Baldo Martedi 13 Dicembre 2016 alle 23:14 | 0 commenti

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Ospitiamo il quarto articolo de La Voce del Sileno, rivista on line che "intende coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore la ricerca filosofica, culturale e in modo indipendente la propongono per un aperto e sereno confronto".
Antonio Giuriolo, di cui ieri ricorreva l'anniversario della sua morte, avvenuta sull'Appennino Tosco-emiliano il 12 dicembre 1944, è spesso ricordato solo nelle ricorrenze, ma quest'anno, 2016, abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo meglio, attraverso la pubblicazione di diversi,15, quaderni di appunti e pubblicati a cura di Renato Camurri, docente di Storia contemporanea all'università di Verona. Il volume "Pensare la libertà. I quaderni di Antonio Giuriolo", è stato pubblicato da Marsilio Editore, Venezia ed è stato presentato in sala Stucchi, il salotto bello di Vicenza, a palazzo Trissino Baston.

Nella presentazione si è sottolineato soprattutto la prospettiva di studio in relazione alle scelte politiche di Giuriolo e del ruolo che egli occupò nell'ambito delle vicende italiane della Resistenza e addirittura della sua presenza anche da morta divenuta, afferma lo storico Renato Camurri, "scomoda" per la città di Vicenza (cfr."Il Giornale di Vicenza", 10 febbraio 2012, p.53), come quella del filosofo Mario Dal Pra, docente nel Liceo Classico di Vicenza, che lavorò in Ambito culturale con il Giuriolo.

Infatti, del vicentino nato nell'anno della morte di Antonio Fogazzaro, ci si occupa di quanto egli compì tra il 1943 e il 12 dicembre 1944 quando morì sull'Appennino tosco-emiliano e solo poche pubblicazioni sulle sue ricerche nel campo della letteratura italiana in particolare A. Fogazzaro, francese (C. Baudelaire, A. Rimbaud, Flaubert, G.de Moupassant e H. Becque e anche russa, e pochissime quelle sul suo ruolo di promotore di dibattito culturale con le Edizioni del Palladio(Vicenza 1943) con la collana Quaderni di cultura moderna, che coinvolsero diversi e illustri studiosi, tra cui Mario Dal Pra, L.Magagnato, A. Poggi, R. Murri, G. Faggin, S. Caramella e L. Meneghello (gli ultimi tre non pubblicati). Solo i saggi di M. Dal Pra e di A. Giuriolo A. Fogazzaro sono stati riediti dallo scrivente nel 2005 e 2007 nella collana "Ricerca 2000" dell'Editrice Veneta. Nel 2011 il saggio di Giuriolo è stato nuovamente ristampato presso la stessa casa editrice riedito sotto l'egida della Provincia di Vicenza e del Ginnasio-Liceo "A. Pigafetta". Prima solo il saggio, pubblicato postumo da Neri Pozza nel 1952, su H. Becque di cui furono edite in quell'occasione in traduzione italiana a cura di C. Ragghianti i testi La parigina e La vedova.
Tra gli studi compiuti da Antonio Giuriolo merita in particolare di essere ricordato quello su Antonio Fogazzaro, che, ad avviso dello scrivente, getta proprio quelle basi a Vicenza di poca attenzione allo scrittore, considerato più per gli aspetti "ideologici" (la questione modernista) e"privati", come ha fatto fede l'attenzione rivolta al'apertura del plico sigillato.
In occasione del centenario dalla nascita di Antonio Giuriolo, credo sia opportuno ricordare almeno le linee generali del rapporto critico che egli ebbe con lo scrittore, in particolare con il saggio del 1943 (Collezioni di Palladio,Vicenza) Antonio Fogazzaro attraverso la sua corrispondenza.
L'incontro tra i due "Antonio" avvenne durante gli studi al Ginnasio-Liceo classico vicentino "A. Pigafetta", dove la considerazione verso lo scrittore era ben viva. Lo studio liceale fu riferimento per il giovane che si iscrisse alla Facoltà di Lettere e ‘Filosofia dell'Università di Padova. Terminati gli esami, dopo un iniziale orientamento per la tesi di laurea nell'ambito della letteratura russa, Giuriolo optò per una dissertazione La poesia di Antonio Fogazzaro, di cui sarà relatore il prof. G. Bertacchi (Chiavenna 1869- Brugherio (MI) 1942. In essa si evidenzia, a differenza di molti estimatori, soprattutto vicentini tra cui il Piero Nardi, un approccio critico all'opera del Fogazzaro. Giuriolo sottolinea per il Fogazzaro difficoltà nell'esprimere compiutamente i sentimenti, le idee che sembra possedere. Nota il laureando che vi è nel poeta una rigidezza che impedisce una genuina composizione poetica. In ciò Giuriolo si mostra seguace di B.Croce che vedeva nell'opera poetica di Fogazzaro uno scollamento tra forma e contenuto ma si spinge oltre e individua nel Fogazzaro una debolezza, che ha radice spirituale, quasi che la poesia del vicentino fosse inficiata da eccessi di emozione, da uno squilibrio che mostra come al "poeta e all'uomo mancassero- ricorda il Trentin "una giusta tempra morale e una profonda solidità di pensiero, due qualità che il giovane laureando mostra di considerare indispensabili per una positiva valutazione degli individui."
L'esame di laurea, 2 luglio 1935, relatore G. Bertacchi e una commissione eccezionale con A. Ferrabino, C. Anti, C. Marchesi, M. Valgimigli, G, Devoto, si concluse con la votazione finale di 106/110; il relatore fu soddisfatto, ma non lo fu invece il Giuriolo che alla sera- narra il Trentin - ritornato a Vicenza davanti ad un paio di bottiglie di buon vino con gli amici si lasciò andare e si infervorò demolendo (?) criticamente il Fogazzaro poeta.
Sembrerebbe che la relazione tra Giuriolo e Fogazzaro fosse così conclusa, ma non sarà così. Negli anni successivi, accanto a studi vari di letteratura italiana e straniera, indirizzandosi a quella russa sotto la guida di Evel Gasparini, studioso della filologia slava il giovane si occuperò ancora dello scrittore, tra gli anni 1935 e la data di morte 1944, con due recensioni e il saggio ricordato. La prima recensione sulla rivista "La Nuova Italia" è allo scritto di G. Trombatore, Fogazzaro (Milano, Principato, 1938) e afferma:" Come educatore o maestro di vita e di pensiero, come simbolo o modello attuale di un'arte, A. Fogazzaro è definitivamente tramontato nella coscienza delle nuove generazioni." E'una stroncatura dell'uomo. Nel 1940 Giuriolo dedica una lunga recensione al volume di P. Nardi, Antonio Fogazzaro (Milano, Mondadori, 1938) e stronca il lavoro che:" viene a conclusioni insignificanti o a ripetere viete genericità" soprattutto quando approfondisce l'identificazione tra uomini reali e personaggi creati dal romanziere.
Giuriolo evidenziò la negativa personalità dello scrittore e costantemente e sottolineò, come tra l'uomo e l'uomo che appariva, in realtà ci fosse solo contraddizione, ambiguità e in fondo un'incapacità ad essere un grande artista e su questa si soffermerà in modo chiaro nell'ultimo saggio, quello del 1943.
Nel 1940 Tommaso Gallarati Scotti, il biografo ufficiale di Fogazzaro, per Opera omnia dello scrittore, edita da A. Mondadori, pubblica una raccolta di Lettere scelte. Nel 1942 in Italia si celebra l'anno centenario dalla nascita di Fogazzaro. Ritengo che, oltre al testo della corrispondenza, preparato dal Gallarati Scotti, anche la ricorrenza fornisca l'occasione per Giuriolo di riprendere la sua visione "critica". Nel saggio Giuriolo ritorna all'analisi della personalità del Fogazzaro, che tanto lo interessa, affermando che la pubblicazione delle lettere consente di evidenziare al meglio proprio quel Fogazzaro intimo e privato. Rapportando opere e corrispondenza, Giuriolo sottolinea come la convinzione che si ha del mondo interiore di Fogazzaro sia stata molto più ricca e profonda di quello che in realtà lo scrittore vicentino riusciva a riversare nell'arte, L'analisi, una precisa critica, ribadisce l'accusa di squilibrio sentimentale e che nelle sue poesie si coglie che esse per aspirare troppo all'alto, annaspa nel vuoto e questo perché - continua il saggio- "il romanziere vicentino non aveva intelletto filosofico e critico, malgrado l'ingenua baldanza cui si lanciava in discussioni religiose e si faceva paladino della teoria evoluzionistica."
Vi è inoltre il giudizio sulla sincerità - di Fogazzaro - che ha un suono falso di autosuggestioni "in un groviglio di scrupoli che odorano di gesuitismo e di controriforma e in fondo un'insincerità con se stesso. Giuriolo approfondisce ancora più la sua valutazione, quando poi della corrispondenza d'amore del Fogazzaro che "ci porta in un'atmosfera più sottilmente corrotta ed equivoca di quella dannunziana" e ciò è dovuto alla ossessione sessuale che traspare, quando scrive a una svizzera diciottenne che egli aveva convertito alla religione cattolica. Infine "nel Fogazzaro non ci troviamo di fronte ad un tragico dissidio interiore, ma a un irrequieto malessere morboso che, per non avere il coraggio di specchiarsi, in una limpida coscienza, si esaspera artificiosamente e insieme si nasconde come la mala biscia dantesca, tra le erbe e i fiori di un romanticismo nebuloso." Infatti, Fogazzaro non è un vero cavaliere dello spirito come lo volle chiamare Matilde Serao, perché "il suo è un romanticismo un po' in ritardo, provinciale, ed appartiene non al cuore, ma all'immaginazione; e il suo spiritualismo, malgrado il lussureggiante ambiguo delle effusioni, è tutto pervaso dall'atmosfera prosaica dell'età positivistica e lascia perciò un'invincibile impressione di aridità e di monotonia."
Le lettere secondo Giuriolo mettono a fuoco proprio questa personalità, che ben si accoppia al ritratto che ci rappresenta Fogazzaro avanti con gli anni: " Al primo sguardo il portamento eretto, la testa alta incorniciata dai bei capelli bianchi, gli occhi fissi e pensosi ci danno il senso di una superiore finezza aristocratica; ma è una suggestione che scompare ben presto e quando lo si osserva più attentamente nel volto e i tratti ci si rivelano piuttosto incerti e comuni e gli occhi ci sembrano piuttosto appannati e stanchi." Con l'applicazione della fisiognomica comprendiamo come Antonimo Fogazzaro non sia proprio quel grande scrittore che invece abbiamo imparato a apprezzare
Il Fogazzaro per Giuriolo è uno scrittore incompleto e per questo minore, perché vi è "provincialismo" poetico, immaturità e ritardo culturale. Il giovane non ammirò né la poesia, né la produzione letteraria in genere dello scrittore vicentino, e attraverso la precisa analisi della personalità, quale emergeva dalle lettere giunse a sottolineare l'ambiguità e anche la contraddittorietà del famoso concittadino. Altri poeti amava il giovane come abbiamo ricordato.
Forse potremo anche prendere in considerazione anche una certa avversione al mondo cattolico da parte di Giuriolo? e che ciò lo spingesse ad una considerazione negativa proprio dello scrittore "cattolico" per fama internazionale? Accadde a Giuriolo quello che accadde in quegli anni al più giovane Mario dal Pra, che abbandonò proprio il cattolicesimo, dopo aver esaltato il cristianesimo proprio nella collana diretta dall'amico e, nonostante i plausi alla sua traduzione della Didaché (il primo catechismo cristiano) fatti dal vescovo Rodolfi. Problemi ancora irrisolti e da riconsiderare alla luce proprio della crisi di quegli anni, che non fu solo politica.
Ritengo però che esista una novità nel saggio su Fogazzaro, dato che esso, pur nella sua brevità, avvii ad una visione critica degli artisti che deve andare oltre la loro produzione pubblica, per concentrarsi pure sugli aspetti della personalità e del suo mondo di vivere, ma, ritengo pure, senza un po' acrimonia, come invece s'intravvede nel saggio giurioliano.
Non solo con la politica quindi ma con la capacità di ripensare, specialmente durante il centenario, la figura di un personaggio storico, a tutto tondo, si può restituire al meglio proprio chi intendiamo celebrare e così restituirlo pienamente restituirlo alla sua città anche nell'ambito degli studi letterari.


Coordinatore de "La voce del Sileno" Italo Francesco Baldo
Si chiede a tutti coloro che leggono questo articolo di suggerirlo ad amici e conoscenti.
I nuovi "contribut" vanno inviati al coordinatore all'indirizzo di posta elettronica: [email protected]

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