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La Voce del Sileno: la preghiera del sacerdote Zanella

Di Italo Francesco Baldo Venerdi 31 Marzo 2017 alle 11:17 | 0 commenti

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Ospitiamo il quattordicesimo articolo de La Voce del Sileno, rivista on line che "intende coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore la ricerca filosofica, culturale e in modo indipendente la propongono per un aperto e sereno confronto.

Non bestemmiate! Preghiera di Giacomo Zanella.

Nel Veneto, e non solo, purtroppo ancora oggi e addirittura in qualche scritto o film di noti intellettuali, vi è il pessimo costume della "Biastéma" o "rasìa, pòrco, mòcolo" e i relativi verbi:" Porchezàre, biastemàre, smocolàre, ostiàre" e nemmeno i giovani studenti e non ne son o immuni. Un tempo si affermava che la "rasìa" fosse il frutto di ignoranza, ma non è così ahimè. Sacerdoti, maestri hanno sempre indicato nel costume del "mòcolo", un costume negativo, offensivo di Dio e dei suoi attributi, tanto che"rasìa" ben s'intende anche come "eresia" visto che non vi è certo affermazione valida dottrinalmente della divinità. Non solo dal lato religioso, ma anche da quello civile, bestemmiare è sommamente negativo, perché un cittadino è sempre rispettoso delle religioni, dei loro contenuti e dei loro riti.

Molte nei secoli gli interventi delle autorità religiose e civili, molte le prediche dai pulpiti, quando si usavano e molti anche gli interventi di personalità illustri contro il malvezzo di offendere gratuitamente il Padre eterno, cfr. ad esempio: G. Bustico, Alcune deliberazioni legislative contro la bestemmia nella Repubblica Veneta (sec.XVI e XVII), Atti Ateneo Veneto, 1915, vol.2, pp. 185-189, e Raccolta di scritti e pensieri di varii autori sulla bestemmia e il torpiloquio, Napoli, M. D'auria, s.d.

Anche a Vicenza e provincia non mancavano nei secoli e ancor oggi i bestemmiatori e il clero di adoperava per far cessare o almeno limitare tale costume, Tra costoro il sacerdote e poeta Giacomo Zanella (1820-1888), che fu sempre attivo nel suo servizio ministeriale con le celebrazioni liturgiche, le prediche e la formazione catechistica ed educativa dei giovani (cfr. G. Zanella sacerdote, Vicenza, Editrice Veneta, 2015). Poco nota è la Preghiera in riparazione della bestemmia, scritta dal sacerdote, nominato come "celebre poeta vicentino", che fu pubblicata in "foglietto di 4 pagine" (cm 8x12,3) a Vicenza, dalla Tipografia Commerciale in ben 40.000 copie. Non vi è la data di pubblicazione, possiamo però riferirla alla pubblicazione del mensile a partire dal 1908 La crociata contro la bestemmia e il turpiloquio, Vicenza, s.n.,1968 (Vicenza, Officina tipografica vicentina G. Stocchiero) e La crociata antiblasfema italiana, Vicenza, s.n., 1969- (Vicenza, Officina tipografica vicentina G. Stocchiero).Il primo era un mensile, pubblicato dalla sede in via S. Corona,5, era in collegamento con L'Unione Nazionale Antiblasfema e il centro nazionale di Collegamento Antiblasfemico, e riportava nel numero di Aprile del 1968 L'ultima bestemmia:"Mao sì, Cristo no"; erano i tempi che preparavano l'attuale sfascio della vita considerata solo nella sua contingenza.

Il testo del sacerdote Zanella è una Preghiera...da recitarsi davanti al SS. Sacramento esposto in adorazione., dove traspare tutta l'attenzione e l'importanza della fede nell'Eucaristia vera fonte di salvezza e non un "semplice gesto conviviale", di fraternità nella comunità cristiana in una riflessione più sociologica che teologica. Salvezza anche per coloro che "biastemano", perché Dio accoglie la richiesta di perdono, è geloso dei suoi fedeli e li vuole tutti salvi..., lasciando loro la libertà addirittura delle "rasie", correndo il serio rischio della dannazione, perché credono che la libertà sia "fare quello che si vuole" e non la dimensione del bene, l'unica per chi è veramente uomo e cristiano libero.

Scrive il sacerdote:

"Pietosissimo Redentore, Dio della misericordia e del perdono, che la vostra tremenda Maestà nascondete sotto le umili specie del Pane Eucartistico, e, vittima immortale d'un amore ineffabile, godete convivere domesticamente cogli uomini; deh! Ascoltate, o amabile Gesù, l'umile preghiera che dal fondo dei nostri cuori Vi solleviamo per noi, per le nostre famiglie, pei nostri traviati fratelli.

Sono diciannove secoli, o buon Gesù, che Voi giornalmente scendente sui nostri altari; e son diciannove secoli che la terra si rigenera, si conforta, si arricchisce dei benefici immensi del vostro Cuore Divino. E cosa vi rende la terra in contraccambio? Come vi ama? Come vi onora?

Voi, vivendo quaggiù della vostra vita mortale, diceste un giorno ai vostri Apostoli che se qualche città non ascoltasse le loro parole, tosto si levassero, e, scossa la polvere de'loro calzari, di là si partissero. Oggi, o buon Gesù, non solo non si ascolta la vostra parola; non solo gli uomini sono sordi ai vostri precetti; ma si volgono audaci e temerarii contro la vostra legge e la bestemmiano. Bestemmiano i misteri della vostra Religione, i vostri santi, la vostra madre Maria, il vostro Padre Celeste. E quel che in cielo sono oggetto degli angelici canti: il vostro Nome adorabile, il vostro Corpo Santissimo, il vostro Sangue prezioso, agi! Sulle loro labbra son parole di beffa e di strapazzo.

E voi, dolce Gesù, continuate a restare con noi? Né, come prescriveste agli Apostoli, abbandonate una terra che non solo non Vi ascolta, ma Vi maledice?

La mente umana non saprebbe comprendere una tanto orribile enormità dalla parte dell'uomo, e dalla parte vostra una si benigna e lunga pazienza, se Voi stesso, o amabile Gesù, nella vostra penosa agonia sul Calvario non ne aveste spiegato il mistero. Quando lacero e sanguinoso pendavate dalla croce; quando i vostri crocefissori vi passavano innanzi e, crollando il capo, vi bestemmiavano, Voi, levando gli occhi moribondi al cielo, vedevate il Padre Celeste che impugnava la folgore a sterminarli; e Voi coll'ultimo anelito dell'amore vostro: «Ah Padre! (esclamavate) Padre perdona ad essi perché non sanno quel che facciano». Ah sì, buon Gesù, i bestemmiatori non sanno quel che si facciano. Altri sedotti dalla lettura di libri cattivi - quelli degli intellettuali o registi che riportano le bestemmie (n.d.c.) - alcuni nell'impeto cieco di un'ira bestiale, altri per vanità di mostrarsi spiriti forti, prorompono in atroci parole contro di Voi; e gli insensati dimenticano che Voi li avete creati, che Voi li avete redenti, che nelle vostre mani stanno le chiavi del loro inferno e del loro Paradiso.

Pietà, o buon Gesù, pietà di questi poveri sventurati!

Pietà di loro, che corrono palesemente alla morte eterna: pietà delle loro famiglie, sulle quali attirano i flagelli della vostra giustizia: pietà specialmente di quei fanciulletti le cui labbra innocenti, contaminate dall'esempio paterno - cosa orribile a dirsi! - Vi maledicono! Pietà, buon Gesù, pietà per tuti noi, poiché spesse volte nello scoppio dell'ira vostra tremenda una sola ruina incolse famiglie, stati, nazioni!

Fate, o buon Gesù, che quei forsennati si ravvedano: fate che dolenti e pentiti si uniscano a Voi, per lodarvi, per benedirvi. Premio della loro conversione sia la pace dello spirito in vita. E nell'ora della morte la grazia di spirare invocando il vostro Santissimo Nome; Nome adorabile cui preghiamo d'esser fatti degni di potere un dì, tutti, cogli Angeli e coi Santi nei cieli, glorificare in eterno.

E così sia!"

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