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La Voce del Sileno, Italo Francesco Baldo, malattia e malattie dell’Europa: indicazioni terapeutiche

Di Italo Francesco Baldo Venerdi 13 Gennaio 2017 alle 17:47 | 0 commenti

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Ospitiamo il nono articolo de La Voce del Sileno, rivista on line che "intende coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore la ricerca filosofica, culturale e in modo indipendente la propongono per un aperto e sereno confronto".
Malattia e malattie dell'Europa: indicazioni terapeutiche di Italo Francesco Baldo
Spesso si parla di un'Europa malata, ma la diagnosi non è unitaria; molti si sono avvicendati al suo capezzale da secoli e diverse sono le malattie individuate, ognuna è stata precisata e si è anche talora anche prescritta una terapia. Erasmo da Rotterdam per primo individuò la causa del malessere dell'Europa Nelle sue opere, particolarmente nel Lamento della pace e Guerra ai Turchi (Roma, Salerno 2004), egli precisa la causa di tanto soffrire: deriva dalla mancanza di unità tra i cristiani, incapaci tutti per avidità di essere un corpo solidale e pacifico. Anzi come certi, affetti da sifilide, è l'esempio erasmiano, se ne vantano e di fronte al male, anziché chiamare il medico, non se ne curano. Fu la riforma di Lutero, che, partita da giusta preoccupazione morale, ruppe l'unità della cristianità e consentì l'avanzata turca.

La riforma va considerata la causa principale, tanto che nel 1799 il poeta tedesco Georg Philipp Friedrich Von Hardenberg, noto con lo pseudonimo di Novalis, con il suo Cristianità o Europa (a cura di A. Reale, Milano, Rusconi, 1995, p.71) con una prospettiva di nostalgia, rimpiange i bei tempi, splendidi, quando un'unica Cristianità abitava l'Europa, plasmata in modo umano e un unico, grande interesse comune univa le più lontane province di questo ampio regno spirituale. All'epoca della stesura del saggio del poeta tedesco non fu apprezzato e certamente anche oggi la riflessione del poeta tedesco fatica, a dire in modo leggero, ad essere presa in considerazione, nonostante gli ultimi capitoli indichino una prospettiva di soluzione. Solo la religione può risvegliare l'Europa e dar sicurezza ai popoli e insediare la Cristianità, visibile sulla terra, con nuova magnificenza nel suo antico ufficio di operatrice di pace. Nella linea di Novalis si pone anche A. Rosmini, che, quasi 40 anni dopo, ritornò sul tema nel suo Della sommaria cagione per la quale stanno o rovinano le umane società (Milano, Pogliani, 1837), là dove sostiene che solo in comuni principi di giustizia, di fede e di religione l'Europa potrebbe essere unita. A queste prime "diagnosi" con qualche indicazione terapeutica, seguiranno nel Novecento altre analisi, che hanno qualche sintonia con quanto già affermato. La più nota è quella contenuta nel saggio del novembre 1942 di B.Croce, ma vi è anche la meno nota Necessità attuale dell'universalismo cristiano di M. Dal Pra, pubblicata nel gennaio 1943. I due saggi analizzano, con angolature diverse, la malattia dell'Europa. Soffermandoci sul saggio meno noto, quello di Dal Pra, egli individua le radici che caratterizzano l'Europa, e se queste mancano l'Europa stessa diviene barbarie. Queste sono: il pensiero greco e la struttura politico-giuridica romana e l'universalismo cristiano. Quest'ultimo ha dato nuova linfa al mondo antico, rigenerandolo spiritualmente. Infatti, il limite della visione universale romana fu il suo fermarsi alla prospettiva politica, alla trama dei rapporti terreni, alla gerarchizzazione degli interessi e nella costruzione d'un ciclopico e assorbente burocratismo, in cui l'individuo diventa solo elemento da inquadrare. Solo le correnti più vivaci della spiritualità romana ne avvertirono l'angustia, Seneca seppe trovare anche il motivo dominante della nuova esigenza, quando affermò homo res sacra homini e quando chiese all'individuo, in ordine ai suoi rapporti cogli altri uomini: Ecquando amabis? Tuttavia l'idea nuova, atta a smaterializzare l'unità romana, a tradurla sul piano d'una più profonda spiritualità, fu enunciata soltanto dal cristianesimo. Sul tema Dal Pra ritornò con il testo Valori cristiani e cultura immanentistica, cristiani, completato nel gennaio 1943, ma stampato nel 1944. Nello stesso anno in connessione anche con i gravi avvenimenti di allora, la prospettiva di vita e di ricerca di Dal Pra assunse nuovi orizzonti e il tema non fu ripreso. Importante è ricordare che secondo Dal Pra, la nuova universalità, affermata dal cristianesimo fu essenzialmente spirituale, proclamata cioè non in nome della ragione, della legge legata ad un organismo politico, bensì in nome della stessa spiritualità della persona umana e realizzata nella realtà storica, Dal Pra parla di necessità continua di reincarnazione dello spirito cristiano. Conseguenza prima di tale universalità fu un rinnovato senso sociale che si espresse attraverso il superamento di tutte le barriere di razza, stato o classe, l'affratellamento di tutti i popoli, il riconoscimento della dignità della persona. Così Dal Pra; la sua diagnosi, insieme con quelle di Erasmo, Novalis, Rosmini, Croce ha trovato espressione da parte di Giovanni Paolo II con l'enciclica Slavorum apostoli del 1985 e la sua lettera apostolica Egregiae virtutis del 1980, dove egli ribadisce la visione secondo la quale senza le radici cristiane l'Europa non è in grado di proseguire il suo cammino. La malattia dell'Europa deriva dall'abbandono del cristianesimo, delle sue radici, ma questa non è l'unica malattia dell'Europa, secondo altri studiosi. Come non ricordare a questo proposito quanto afferma K. Marx nel primo libro de Il Capitale: " Con lo sviluppo della produzione capitalistica durante il periodo della manifattura la pubblica opinione europea aveva perduto l'ultimo resto di pudore e di coscienza morale", inseguendo solo il dio denaro. La malattia mortale dell'Europa è dunque il capitalismo. Solo mediante una rivoluzione, con un preciso programma, indicato in abbozzo ne Il manifesto del Partito Comunista e solo attraverso la negazione di ciò che nega la realtà della classe operaia, l'Europa potrà avviarsi a un nuovo mondo. Marx e con lui il marxismo, individuando la "malattia", propone anche la terapia. Questa sarà realizzata nella prospettiva del leninismo, ma la storia sembra aver dato un giudizio negativo sulla terapia seguita. Poco conosciuta è invece la diagnosi che dell'Europa fa la grande scrittrice Marguerite Yourcenar. Con rigore nel breve saggio Diagnosi dell'Europa (in ID,Opere. Saggi e memorie, Milano, Bompiani, 1992) si individua la malattia, ma non la terapia. "L'Europa moderna è minacciata da atassia locomotrice". La ragione di ciò deriva dal fatto che essa ha rinunciato ad essere intelligente, la sua vera ed unica caratteristica: "L'intelligenza allo stato puro non esiste che tra il Baltico e il mare Egeo." La ragione europea è minacciata di morte; lo spirito europeo che si poteva permettere perfino la capacità di uno scetticismo assoluto di fronte alle cose, altro non era che una ricerca di sicurezza. La ventata, giudicata positivamente, del libero intellettualismo che precedette e generò la Rivoluzione, portò lo stesso spirito ad iniziare a cedere, tanto che la catastrofe del primo conflitto mondiale altro non è che il tragico esito di tutto ciò. Frutto di un individualismo che ha trovato nell'utilitarismo morale e nella riduzione dell'attività umana all'economia una sua ragione, ma una ragione distruttiva. Il prodigioso sforzo divulgativo del libro e del giornale, ad esempio, sempre affrettato, spesso maldestro, permette all'inesperienza della massa l'illusione del sapere universale. Così l'anima abbandonata all'imprevisto delle sensazioni, smette persino di coordinarle e lo spirito, alla ricerca disperata di un'etica, non arriva che all'igiene sportiva. Così l'Europa oscilla tra il materialismo greve della maggioranza contrapposto al folle idealismo della minoranza, l'umanitarismo delle crisi cruente, e le raffinatezze che sono gli abbellimenti dell'usura - tutto il patetico dell'irreparabile. A tutto questo, come sostiene la Yourcenar, nella Nota aggiunta al testo nel 1982, la tragedia ecologica, i crimini politici mostruosi, i genocidi compiuti da ogni paese; il naufragio delle culture considerate come centrali; la spaventosa ondata di incultura causata dai media e rafforzata da un senso di inutilità e di "a che pro?". Su una scia quasi identica la diagnosi di Miroslav Krleža (1893-1981) con il suo scritto Europa del 1935, che così la considera:" Terra fantastica e inverosimile, piena di gioiellerie, di lusso e di mendicanti. L'Europa è oggi ambiente raffinato di divertimenti notturni, dove in luminosi acquari nuotano pesci argentei per il ventre dei buongustai europei e in piscine di marmo nuotano donne nude dai capelli dorati per le alcove degli amanti europei. Pesci e donne, libri e musica, religioni e leggi, opinioni di vita e poesia, tutto si vende in Europa per denaro, e anzi che l'uomo, l'unica unità di misura, è oggi il denaro. Unica bilancia, unico attestato delle qualità umane. L'Europa è oggi incitrullita come una vecchia zitella sdentata o un'ausiliaria dell'Esercito della Salvezza; ascolta alla radio le trasmissioni delle partite di calcio e mentre le macchine producono un'infinità di cose, i disoccupati patiscono la fame. L'Europa si carica di merci e di miseria con un'irresponsabilità sempre maggiore, e questo moltiplicarsi di records, di successi olimpionici, di libri, di tristezze, di fame, di morte e di benessere, questo moltiplicarsi di contrasti fra piaceri e sofferenze e sciagure sempre più gravi, questa pazza corsa senza rotta nel tempo e nello spazio dell'Europa di oggi si svolge all'insegna di un problema che di giorno in giorno diventa sempre più fatale." (Europa, in Le più belle pagine della letteratura serbo-croata, a cura di A. Cronia, Milano, pp. 320-21). Ecco lo stato di malattia, sarebbe meglio parlare però di malattie, tutte gravissime, tanto che l'errore terapeutico è forse quello di curare o questa o quella, dimenticandosi delle altre o ancora non curandosene affatto. Forse è invece opportuno chiedersi se non si vuole quello che diceva O. von Bismark: l'Europa deve essere solo un'espressione geografica!

Coordinatore de "La voce del Sileno" Italo Francesco Baldo
Si chiede a tutti coloro che ricevono questo articolo di trasmetterlo ad amici e conoscenti.
I contributi vanno inviati al coordinatore all'indirizzo di posta elettronica: [email protected]
Il busto de Il Sileno è presente nei Musei Civici di Padova


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