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“La vendetta”… del classico

Di Italo Francesco Baldo Giovedi 8 Giugno 2017 alle 11:55 | 0 commenti

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"Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a viver come bruti,/ ma per seguir virtute e canoscenza" La famosa terzina di Dante nel canto 26 dell'Inferno, il canto di Ulisse introduce la seconda serata dedicata all'Odissea che il Comune di Arcugnano ha dedicato al mondo classico, che è importante proprio perché ci aiuta a comprendere la virtù e la conoscenza. Svegliatosi sulla spiaggia "baciò la sua petrosa Itaca Ulisse", le sue radici e lui che mai aveva accettao di rimanerne lontano, quando, dopo lunghi perigli, vi ritorna, trova la sua casa devastata dai Proci o porci, utilizzando le stesse lettere.

Costoro incuranti del valore della casa e della famiglia e irridendo perfino gli Dèi, cercano solo il proprio vantaggio. L'eroe, fatto edotto della situazione dal fedele e virtuoso servo Eumeo, organizza la vendetta. Avvicinatosi alla sua dimora trova la fedeltà del cane Argo, che nel rivederlo muore e ha l'unica lacrima del ritorno di Ulisse. Ritrovato pure il figlio Telemaco, che desideroso del padre aveva visitato i regni greci per averne almeno qualche notizia notizia, rivista la fedele moglie, Penelope che è riuscita a conservare la sua fedeltà al marito, sotto spoglie di mendicante riesce, ma non poteva che essere così, a tendere l'arco e con una freccia, attraversati i dodici anelli delle dodici scure, altre ne utilizza e con il figlio in suo aiuto, toglie la vita ai Proci. Ripulita la casa, eliminando i servi e le serve infedeli, si ricongiunge all'amata sposa, dopo il racconto delle avventure e inizia a porre nella patria. Così, come è narrato nel canto XXIV dell' Odissea:" Poichè l'illustre Ulisse / De' Proci iniqui vendicossi, ei fermi / Patto eterno con gli altri, e sempre regni. / Noi la memoria delle morti acerbe / In ogni petto cancelliam: risorga /Il mutuo amor nella città turbata, / E v'abbondin, qual pria, ricchezza, e pace."
Ulisse, l'emblema di colui che va verso l'ignoto per sete di conoscenza, presentato nella sua essenzialità...parla ai nostri tempi dell'amore di patria, della famiglia e dell'obbedienza alla divinità. Solo così egli "lieto nel core ristette", perché ha trovato la vera virtù la quale sempre si congiunge alla conoscenza. Certo Dante, che lo legge dal punto di vista cristiano ben apprezza l'eroe omerico che vuole consocere, ma vede in lui anche la presunzione di colui che vuole oltrepassare i limiti, di colui che troppo mette se stesso nella sperimentazione dell'ignoto e stravolge la pacata necessità del vivere, quasi presumendo di essere lui il solo depositario del proprio destino.
Così la lezione del classico fa vendetta anche di coloro che stravolgono i classici a loro uso e consumo, che elucubrano senza dare né canoscenza né virtù, ma ipsisticamente cercano solo il piacere di se stessi. Negando all'arte quella funzione educativa che essa deve avere attraverso il bello, che se tale è sempre congiunto al bene, dato che l'intelligenza, la natura delle cose e gli strumenti servono proprio per costruire l'amicizia tra gli uomini, vero fondamento della vita in comune.
Con efficacia la proposta della lettura dell'Odissea fatta dal Comune di Arcugnano con il Sindaco Paolo Pellizzari, che ha seguito l'idea di Federica Bon di portare i classici all'attenzione dei cittadini, con Cast Theama Teatro (Daniele Berardi, Anna Farinello, Aristide Genovese, Francesca Marchiani, Piergiorgio Piccoli, Anna Zago) la lettura in greco antico di Francesco Dalla Riva, la corale "Le voci dei Berici di Arcugnano e Grisignano di Zocco, il soprano Simonetta Baldin, i musicisti: Anna Pittaro, Massimo Zulpo, Claudio Ongaro, Massimo Zanolla, Mariano doria, Virginea Finetti, Leonardo Panato, Matteo Renzi, Riccardo Tumelero con i maestri Collaboratori Paola Mattiello, Giampaolo Toniolo, Ilaria Visentin e con il Maestro Concertatore Michele Bettinelli, hanno realizzato il progetto, nel quale chi più intende più comprende.

Non paghi di questa classicità nel Comune di Arcugnano mercoledì 7 giugno alle ore 20,45, Sala del Consiglio, proprio per continuare ad essere classici e non "alla deriva" ormai tipica degli pseudosperimentalismi, lettura dall'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, un classico che il poeta Edoardo Sanguineti adattò per il teatro nel 1969 con la regia di Luca Ronconi, dove la novità consisteva proprio nel valore dato al classico, perché ciò che è classico si vendica se non rispettato e invia l'oblio su coloro che lo prevaricano.


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