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La situazione della scuola italiana: lo sfogo di un insegnante

Di Citizen Writers Venerdi 26 Aprile 2013 alle 21:17 | 1 commenti

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Ricevuto da Carmelo Cassalia, docente di sostegno scuola primaria - Sono un insegnante di sostegno di scuola primaria e sento la necessità, oltre che il dovere civico, di denunciare lo stato di abbandono in cui versa la nostra scuola dopo i tagli degli ultimi anni. La scuola italiana da molti anni è al centro di attacchi e invettive, ma soprattutto di tagli sconsiderati. Le critiche mosse negli ultimi tempi nei confronti del mondo della scuola pubblica e le scelte politiche dei governi neo-liberisti degli ultimi vent’anni l’hanno fatta scivolare irrimediabilmente verso il basso nelle classifiche internazionali.

In poco tempo il nostro sistema scolastico ha subito un’implosione. E’ stato risucchiato dal vortice della crisi economico-finanziaria.
Il dibattito intorno alla scuola pubblica ha animato e anima tutt’oggi la scena politica, economica e sociale del nostro paese, ma soprattutto il mondo della Cultura, dell’Università e della Ricerca.
Da più parti si è sollevato un coro di proteste e il bisogno disperato di una scuola pubblica di qualità che sia al passo con i tempi e che soddisfi le esigenze di tutti e di ciascuno.
Ma al di là di semplici proclami e di demagogiche promesse elettorali nulla è cambiato. Seppur riconosciuta in teoria, l’esigenza di una scuola di qualità viene negata nella pratica.
Le leggi, i provvedimenti e i decreti che hanno caratterizzato la politica scolastica lo dimostrano.
La Legge 133/08 sul riordino e la razionalizzazione della rete scolastica ha avuto pesanti ripercussioni e forti ricadute sul personale scolastico in particolare, ma soprattutto sugli alunni, particolarmente disabili, e sulle loro famiglie in generale.
A seguito dell’entrata in vigore della Legge si è registrata da una parte, una drastica diminuzione del numero dei docenti, 81.614 in meno, crollata con i famosi tagli di 8 miliardi di euro in 3 anni, operata già a partire dal 2008, e dall’altra un progressivo incremento del numero degli alunni, in 5 anni 90.990 in più.
Il numero degli alunni disabili dal 2008 in poi è cresciuto in modo considerevole, con cifre che si aggirano, in alcuni casi, intorno al 25-30%, mentre l’organico rimane bloccato a quota 90 mila unità circa, per effetto della L.244/2007.
L’edilizia scolastica versa in gravi condizioni e non sempre risulta conforme alle norme sulla sicurezza.
La Riforma delle pensioni, cosiddetta riforma “Fornero”, ha allungato la permanenza a scuola di migliaia di docenti, soprattutto donne, posticipando l’età pensionabile da 60 a 65 anni o oltre, per cui oggi l’età media dei docenti si è spostata ancora in avanti nel tempo, assegnando all’Italia il “primato” per l’anzianità del corpo docente.
I nuovi concorsi per titoli ed esami e gli speciali corsi abilitanti: TFA ordinari e TFA speciali, fortemente criticati per le modalità e i criteri di selezione, piuttosto di porre fine al precariato lo hanno ulteriormente stabilizzato.
La precarietà, oggi, è diventata una categoria sociale, una condizione di vita che pone alcune centinaia di migliaia di docenti meno fortunati a piegarsi alle logiche di Bilancio (spending review) e di contenimento della spesa pubblica
Di fronte alla crisi globale che ha colpito tutti i settori economici e le attività produttive, le politiche del governo di centrodestra, in controtendenza rispetto ai partners europei, piuttosto che investire in istruzione, leva strategica per evitare la recessione, hanno operato sono politiche di tagli indiscriminati.
La situazione attuale è sotto gli occhi di tutti. Basta leggere le pagine di cronaca dei giornali e dei quotidiani per coglierla in tutta la sua drammaticità.
La sicurezza degli edifici e le norme sulla sicurezza, i costi alti delle mense, l’aumento degli alunni disabili e la carenza di personale specializzato, la professionalità docente e l’esigenza di una formazione permanente, la responsabilità tra diritti e doveri, l’aumento della conflittualità tra colleghi e il rapporto tra questi e le famiglie, il problema della precarietà e lo sdoppiamento delle classi, paradossalmente per la mancanza di supplenti per coprire i colleghi assenti.
In una situazione così complessa, per i molteplici aspetti che la caratterizzano, qualsiasi giudizio di merito sulla qualità della nostra scuola pubblica potrebbe risultare opinabile.
Ma ciò su cui è necessario riflettere, invece, è sulle pesanti conseguenze che hanno prodotto i tagli sul diritto allo studio dei nostri alunni e sul diritto all’integrazione degli alunni disabili e non.
Quale integrazione possibile per questi ultimi?
A questo interrogativo il MIUR ha cercato di dare una risposta con la recente Circolare n. 8, del 6 marzo 2013, sui BES. Essa costituisce la via italiana per l'inclusione scolastica, ma pur essendo un ottimo modello teorico, giudizio condiviso da più parti, trova delle limitazioni in quella che è l'attuale situazione del nostro sistema scolastico.
Dopo i tagli la scuola pubblica ha subito delle trasformazioni radicali che, inesorabilmente, l'hanno fatta implodere al suo interno.
I tagli che sono seguiti dal 2008 in poi, che hanno interessato in primo luogo la Scuola Primaria, hanno determinato la fine dell'organizzazione modulare e hanno introdotto la figura dell'insegnante prevalente, cosiddetto " tuttologo" .
In conseguenza di ciò, il rapporto docenti alunni si è ridimensionato notevolmente e si è collocato ai minimi storici. Tant'è che uno dei problemi più frequenti degli ultimi anni è diventato lo sdoppiamento delle classi, il problema della sicurezza, organizzare le supplenze per la copertura dei docenti assenti, le uscite e i viaggi di istruzione, le attività laboratoriali e le risorse per l'ampliamento dell'Offerta Formativa che via via sono venute meno.
Quindi, la Circolare sui BES, pur rappresentando un'ottima via per l'integrazione, appare priva di qualsiasi presupposto economico, organizzativo e funzionale, poiché non tiene conto della esiguità delle risorse umane, professionali ed economiche attualmente a disposizione.
L’unica cosa certa è che la Circolare ha aggravato ancora di più la già precaria situazione di centinaia di migliaia di docenti per i molti interrogativi e pareri controversi che al momento risultano poco chiari e per certi aspetti non attuabili nell’immediato, in assenza di un piano pluriennale di investimenti.
Ad oggi molti docenti, soprattutto della scuola primaria, appaiono disorientati e dubbiosi sulle cose da fare. Sorge anche il dubbio che la Circolare voglia andare ancora in direzione dei tagli e nella semplificazione del percorso scolastico di alcuni alunni che presentano determinati stili cognitivi e di apprendimento.
Ancora una volta le decisioni vengono calate dall'alto all’insegna del cambiamento e del rinnovamento, ma senza fornire una chiave di lettura certa e condivisa.
L’unica verità è che la scuola è in una situazione di stallo, in pieno decadimento. I tagli piuttosto che portare quell’innovazione e quel cambiamento annunciato, hanno prodotto solo danni. Con i tagli è venuta meno la qualità dell’educazione e dell’istruzione, sono venute meno le garanzie fondamentali previste dalla Costituzione sia per i docenti che per i discenti, con conseguenze sia sul piano personale sia nei rapporti tra scuola e famiglia.
Quale modello, quindi, per una scuola pubblica e di qualità? Per una scuola inclusiva e della Costituzione?
In una logica dialettica è anche giusto pensare che possano convivere diverse teorie sulla qualità dell’istruzione e dell’integrazione.
Ma qualsiasi sia il punto di vista che prendiamo in considerazione, esso non può prescindere dalla necessità di garantire a tutti, docenti e discenti, la reciprocità di diritti e doveri.
Non si può pensare di far corrispondere diritti e doveri a seconda dei diversi punti di vista tra chi giudica e chi è giudicato, ma la reciprocità di diritti e doveri deve corrispondere ad un principio che veda i diritti e i doveri universalmente riconosciuti, in modo tale che sia i docenti sia i discenti possano esercitare, ognuno per la propria parte e nel rispetto reciproco del proprio ruolo e della propria funzione, i propri diritti e i propri doveri, in modo da garantire equità e giustizia sempre e in ogni luogo.
I fatti ci dicono che i numeri dei tagli prima e la riforma delle pensioni dopo hanno prodotto effetti che avranno conseguenze negli anni a venire e che saranno a carico delle nuove generazioni.
Ma nel contempo bisognerebbe chiedersi:
Quali diritti per i lavoratori della Scuola?
Ma soprattutto, quali diritti per coloro i quali la scuola rappresenta l’unica opportunità della loro vita?
Sono ancora validi i diritti sanciti dalla Costituzione contenuti negli artt. 3,33 e 34?
In questi anni di mal governo si è cercato di cambiare un modello di scuola che per anni aveva costituito il fiore all’occhiello nelle statistiche internazionali. Oggi solo un ricordo di tempi passati.
La scuola è un bene comune e come tale va salvaguardato e tutelato da qualsiasi strumentalizzazione e da qualsiasi forma di mal governo. Essa appartiene a tutti, è un patrimonio dell’umanità e va difesa con tutte le forze da tutta la collettività sia nell’interesse personale sia nell’interesse collettivo.
Per questo motivo bisogna continuare a rivendicare il diritto per una scuola pubblica accessibile a tutti e di qualità!

Leggi tutti gli articoli su: Scuola, Carmelo Cassalia

Commenti

Luca Fantò
Inviato Venerdi 26 Aprile 2013 alle 23:05

Bravo Carmelo,
la scuola statale pubblica è sotto attacco ormia da due decenni. Evidenti gli obiettivi:rendere inefficace la sua azione per creare un popolo di ignoranti, moltp più facili da controllare; portare maggiori risosorse alle scuole private, molto più "affidabili".
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