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"La Rinascita della Via della Seta" in Veneto

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 17 Giugno 2015 alle 18:21 | 0 commenti

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Seta Etica presenta la rete d’imprese che ha ridato vita alla filiera della seta italiana

Questa mattina, 17 giugno 2015, il Museo degli Insetti Viventi “Esapolis” di Padova ha ospitato la conferenza stampa di presentazione de La Rinascita della Via della Seta, la rete d’imprese che ha ricostruito e riorganizzato l'intero ciclo della seta, dalla coltivazione del gelso all'allevamento dei bachi, fino alla trasformazione del filato, grazie alla preziosa collaborazione con il CRA-API di Padova - Centro d’eccellenza mondiale a sostegno della gelsibachicoltura.

Il progetto è stato selezionato e presentato a fine aprile a Bruxelles, insieme ad altri tre cluster d’impresa, scelti tra centinaia di candidature vagliate dalla Commissione Europea per i loro particolari contenuti in Ricerca&Innovazione.

La Rinascita della Via della Seta rientra a pieno titolo tra le Smart Specialisation individuate dalla Regione del Veneto per i notevoli risvolti economici, occupazionali e sociali su territorio nazionale.

Sul tavolo dei relatori sono intervenuti Silvio Faragò, direttore Divisione Stazione Sperimentale per la Seta di Milano, Giuseppe Bianchi, presidente Ufficio Seta Italia di Unindustria Como, Silvia Cappellozza, responsabile CRA-API di Padova, Giampietro Zonta per l’azienda orafa novese D’orica, e Claudio Gheller, AD Veneto Marketing.

Sono, inoltre, intervenuti Elio Poma, direttore tecnico del Laboratorio Saggio Metalli Preziosi della Camera di Commercio di Vicenza, Alessandra Vittoria, direttore di Unionfiliere Roma, Alessandro Di Grazia, AD Fimo srl, Michele Bocchese, presidente Sistema Moda Confindustria Veneto, componente del comitato di Presidenza Sistema Moda Italia con delega alla politica industriale.

Da oltre 50 anni non si produce seta 100% made in Italy nel nostro Paese: in Italia venivano lavorati decine di milioni di bozzoli; una parte veniva addirittura importata per soddisfare la richiesta dei mercati per la produzione di seta greggia. Negli ultimi venti anni di produzione (anni ’50-’70) il Veneto e il Friuli erano i massimi produttori italiani. Un’attività che potrebbe far ripartire l’economia locale grazie alle sue grandi potenzialità.

“Dai primi anni ‘60 la produzione su larga scala della seta greggia- spiega Faragò - è stata trasferita nei paesi con basso costo della manodopera e principalmente in Cina. Questo paese nel corso di due decenni ha completamente monopolizzato il mercato internazionale, perturbando i distretti industriali di molti paesi. Il recente sviluppo industriale della Cina ha determinato la fuga delle popolazioni rurali dalle attività agricole tradizionali, inclusa la produzione di bozzolo serico, verso quelle industriali. In seguito a tali eventi si sta cercando di spostare la produzione serica nelle regioni del sud a più basso sviluppo industriale. Ma l’opinione degli operatori italiani, ampiamente condivisa da quelli cinesi, è che gli attuali fenomeni evolutivi dell’economia cinese abbiano evidenziato ed accelerato un processo già in atto e cioè la perdita di sostenibilità sociale e civile dell’attuale modello agro industriale di produzione della seta greggia.”

“Non è più pensabile che tale processo si possa basare sull’impiego di popolazioni rurali in condizioni di povertà -continua Faragò – e in grado di fornire manodopera agricola a basso costo. Questo modello che ha permesso fino ad oggi la disponibilità di seta a basso costo ha nel contempo impedito lo sviluppo tecnologico ed innovativo della Sericoltura. L’Italia come il Giappone possono dare un grande contributo alla costruzione di un nuovo modello produttivo, basato sull’impiego delle moderne risorse tecnologiche e compatibile anche con le condizioni produttive europee ed in particolare italiane. Questo consentirebbe anche il recupero di tradizioni regionali di grande rilievo che sono state alla base dell’attuale sviluppo economico.”

In questo contesto il CRA-API di Padova, attivo dal 1871, gioca un ruolo fondamentale in quanto è l'unico centro italiano e dell'Europa occidentale in grado di preparare le uova da distribuire agli allevatori e laboratori che ne fanno richiesta.

“Il CRA-API di Padova è un centro d’eccellenza mondiale della ricerca in bachicoltura e gelsicoltura - spiega Silvia Cappellozza - qui vengono conservate circa 200 razze di bachi da seta e circa 60 varietà di gelso, una banca genetica fra le pochissime esistenti al mondo e unica in Europa occidentale. Collaboriamo con la FAO, con BACSA (Black and Caspian Seas and Central Asia Silk Association), con associazioni internazionali d'industrie seriche e con centri di ricerca universitari italiani ed esteri, sosteniamo imprese e start up in ambito serico, teniamo consulenze scientifiche per progetti europei.”

“E’ stato per noi naturale credere fin da subito al progetto de La Rinascita della Via della Seta - sostiene Cappellozza - un progetto speciale che ha visto la realizzazione di gioielli in oro e seta prodotta da cooperative sociali, per cui la bachicoltura diviene un percorso per il recupero dalla disabilità fisica o mentale o dall’emarginazione sociale.”

La Rinascita della Via della Seta è stata costituita nell’ottobre del 2014 dall’azienda orafa D’orica di Nove, dalla Cooperativa sociale agricola Campoverde di Castelfranco Veneto (TV), Ca’ Corniani, società cooperativa agricola sociale di Monfumo (TV) e dal Cantiere della Provvidenza, Società Persona Ambiente Soc. Coop. Sociale onlus di Belluno.

“Il CRA API di Padova è il vero motore di questo ambizioso progetto - precisa Giampietro Zonta di D’orica - grazie al supporto di Silvia Cappellozza e ai suoi collaboratori, siamo riusciti a realizzare un sogno. Un sogno iniziato nell’agosto del 2014 quando mia moglie Daniela Raccanello ricercò un filato prezioso e raffinato da abbinare all’oro per realizzare una nuova collezione di gioielli. E quel filato fu la seta 100% made in Italy, prodotta grazie a una filiera particolare, fatta ripartire dopo 50 anni, con il prezioso contributo dell’Ing. Flavio Crippa, consulente tecnico-scientifico e responsabile del “Museo della Seta Abegg" di Garlate, dell’agronomo Fernando Pellizzari, di Silvio Faragó, di Giustino Mezzalira, degli esperti di Veneto Agricoltura, del tecnico Aldo Roncato e dell’ingegnere dell’automazione Salvatore Gullì.”

“Un processo - continua Zonta - che ha permesso di riportare la produzione della seta in Italia, per dare la possibilità a tessitori e artigiani di lavorare con autentici filati italiani di altissima qualità e realizzare gioielli innovativi in seta e oro. Ma senza il contributo del CRA di Padova è impensabile che questa filiera possa procedere.”

 “Purtroppo in questo momento - spiega Cappellozza - si paventa l’ipotesi di accorpamento della sezione di Padova del CR al “Centro di ricerca per la difesa degli agroecosistemi e la certificazione di piante e sementi” a Cascine del Riccio (FI). Ciò creerebbe un danno enorme a questo patrimonio inestimabile, con il rischio di una sua estinzione definitiva. In quasi 150 anni il CRA è riuscito a creare una rete di contatti unica, irripetibile in altri territori, pertanto una sua delocalizzazione comporterebbe la perdita di centinaia di posti di lavoro, la fine dei prodotti di qualità e soprattutto l’impossibilità di proseguire con il progetto della Via della Seta. Questo è un progetto pilota che riparte dal Veneto e che avrà la possibilità di estendersi in tutta Italia, solo se il CRA rimarrà nel territorio.”

L’eco di questo progetto ha già suscitato grande interesse, creando curiosità in merito ai possibili sviluppi che una rinascita di questa filiera produttiva, in più larga scala, potrebbe comportare nei prossimi anni. Partito creando sinergie e opportunità commerciali a livello locale, il progetto ha possibilità di espansione - e addirittura replicabilità - sia a livello nazionale che internazionale, in ambito manifatturiero, tessile, cosmetico, medicale e alimentare in via di sperimentazione.

Inoltre, un altro aspetto molto importante è che la seta prodotta da questa filiera viene denominata “etica” perché rispetta e valorizza il lavoro artigianale, garantendo a tutti gli attori coinvolti il giusto compenso per il lavoro svolto. Il valore etico è una conseguenza della riqualificazione ambientale del territorio, oltre a derivare da una filiera controllata e certificata 100% made in Italy.

“Non ci sono dubbi - afferma Claudio Gheller - circa le grandi potenzialità di questo progetto, che da solo ha i numeri per far ripartire l’economia del nostro territorio, creando in pochi anni migliaia di posti di lavoro. Potenzialità che hanno permesso a la rinascita della Via della Seta di essere selezionato per l’evento “Grow your Region” - tenutosi a Bruxelles il 27 e il 28 aprile 2015, come unico progetto in rappresentanza dell’Italia proprio per i suoi contenuti in ricerca e innovazione.”

“Questa rete d’imprese - continua Gheller - è stata costituita grazie alla cooperazione tra aziende e centri di ricerca attivi nel settore della bachicoltura e un’azienda orafa. Una particolare cooperazione che ha portato alla rinascita e riorganizzazione dell’intero ciclo di vita della seta, nonché alla creazione di preziosi oggetti artigianali, utilizzando metodi di lavorazione innovativi senza tralasciare le antiche tradizioni. Il progetto infatti è stato ritenuto particolarmente interessante perché riunisce due delle priorità della RIS3 veneta, lo “Smart Agri-food” e le “Creative industries”, rappresentando un esempio di successo di come le strategie di specializzazione intelligente possano promuovere, attraverso la creazione di reti e cluster, crescita e innovazione. Chi si imbatte nel progetto “la Rinascita della Via della Seta” viene travolto dalla passione che anima la nostra squadra, una passione che ha permesso di cogliere nuove opportunità aprendo la strada ed evolvendo il progetto iniziale in una “La Via Etica della Seta”.

100 telaini, 2 milioni di bachi, 3000 kg di bozzoli freschi, 20 aziende coinvolte, migliaia di posti di lavoro. Questi i numeri del 2015 relativi alle attività del CRA API di Padova, dalla cui sopravvivenza dipende l’intero progetto La Rinascita della Via della Seta.

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