La Regione riconosce il contributo per la servitù di caccia
Lunedi 4 Marzo 2013 alle 14:07 | 0 commenti
Andrea Zanoni, eurodeputato - La Regione Veneto ha confermato che verranno erogati i contributi per indennizzare i proprietari dei fondi utilizzati dai cacciatori durante la stagione venatoria. L'eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Grazie al lavoro della sezione vicentina del Coordinamento Protezionista Veneto verrà applicata la legge rimasta volutamente dimenticata dal 1992»
A fine dicembre, la Regione Veneto con nota del dirigente Mario Richieri ha risposto alle richieste di rimborso di alcuni agricoltori vicentini. Nel documento si legge che verranno istruite le pratiche di richiesta con riferimento al periodo utile del Piano Faunistico Venatorio attuale (approvato a gennaio 2007 e ora prorogato a settembre 2013) e che saranno riconosciuti i contributi secondo le determinazioni che verranno assunte dalla Giunta, ai sensi dell'articolo 15 comma 2 della legge 157/92.
La campagna per far rispettare la normativa che tutela gli agricoltori è stata lanciata dal Coordinamento Protezionista Veneto (CPV), sezione di Vicenza, su iniziativa della Lega Abolizione Caccia (LAC): qualsiasi proprietario di fondi che in qualche modo vengono utilizzati per la caccia, potrà rivendicare il diritto al rimborso. A stabilire il diritto al rimborso è l'articolo 15 della Legge sulla caccia n.157 del 1992, prevedendo che è "dovuto ai proprietari o conduttori un contributo da determinarsi a cura dell'amministrazione regionale in relazione all'estensione, alle condizioni agronomiche, alle misure dirette alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente". Alla spesa si deve far fronte con la tassa di concessione venatoria regionale. Nel documento regionale reso noto si dichiara, inoltre, che ai proprietari verrà rimborsato quanto dovuto per l'utilizzo del fondo rientrante nell'ultimo Piano Faunistico Venatorio. Il piano è stato istituito nel 2007, per cui la Regione intende pagare solo gli ultimi sei anni di servitù. Su questo punto il CPV intende proporre impugnazione tramite una "class-action". Ai conduttori o proprietari dei fondi vanno riconosciuti, infatti, tutti i contributi compresi gli arretrati e gli interessi legali, in quanto la legge è stata emanata nel 1992.
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